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’Non saremo confusi per sempre’ di Marco Mancassola

Il finale era stato cambiato. Persino gli attori sembravano stupiti.
(pag. 18)
***
 
In ‘Non saremo confusi per sempre’ (Einaudi, I coralli, 146 pagine) pubblicato il 19 aprile, Marco Mancassola è un danzatore sulle punte.
Con un piede affabula, s’ingegna ad attirare il lettore-spettatore in piroette immaginative, finzioni sceniche garbate e gradevoli. E le linee sono pulite, nitide.
L’altro piede, invece, lo immerge lentamente nel complesso magma della cronaca recente italiana, tra fatti reali, corpi e contesti che negli ultimi decenni sono stati oggetto di vociare, dibattere confuso, mass medialità e complessità.
 
Scrive Mancassola nella Nota dell’autore breve (e minuscola anche per caratteri di stampa scelti) che precede la narrazione:
"Questo libro prende le mosse da storie reali. […] Nella scrittura di ogni storia ho ricostruito i suoi punti salienti, ma soprattutto l’ho rielaborata con lo strumento dell’immaginazione letteraria. Il libro, quindi, in ultima analisi, va considerato opera di letteratura".
 
Non c’è, in effetti, alcun intento di modificare precisi contesti storici, a volte nomi, luoghi nonché – come specifica lo stesso autore – i fatti sono esattamente quelli storicamente accaduti. Nel narrare di queste “storie reali” è però intervenuta l’ “immaginazione letteraria”. In un certo senso in questo libro le storie sono altro e sono le stesse, rispetto alla cronaca, al reale per preciso contesto storico. Ed è questo – a mio avviso – il punto debole del libro.
 
Riepilogando brevemente i fatti di cronaca da cui è partito l’autore:
Il 10 giugno 1981 Alfredo Rampi precipita nel pozzo artesiano di Vermicino, partono i soccorsi ma all´alba del 13 giugno Alfredo Rampi muore. Il 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi viene picchiato a morte, a Ferrara, da quattro agenti di polizia. Il 18 gennaio 1992 Eluana Englaro ha un incidente stradale alle porte di Lecco e permane in stato vegetativo per diciassette anni, fino alla morte, il 9 febbraio del 2009. E ancora: il 23 novembre 1993, il sequestro di Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, collaboratore di giustizia, e la sua uccisione, l´11 gennaio 1996, e infine l´omicidio di Dirk Hamer, il giovane tedesco colpito da una pallottola sparata da Vittorio Emanuele di Savoia a Cavallo, Corsica, la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978.
 
Si sente fortemente la necessità per Mancassola di ‘dire’ di questi fatti che hanno scatenato vociare, fiumi di parole, strilla, e teorie; fatti che hanno alimentato ragionamenti oltre il mero ombelico di chi li ha vissuti direttamente e che nell’arco di una trentina d’anni poco più hanno dato all’Italia l’occasione per riflettere su tematiche sociali, etiche, morali nonché individuali in primis. Mancassola ha elaborato queste storie, ne ha assorbito umori , pareri, scontri, contraddizioni, sottili sfasature, nonché angolazioni differenti e inconciliabili.
 
E ha scelto con questo libro di dirne attraverso l’impasto narrativo, ne ha scritto raccontando altre storie generate dal mix variabile e delicato tra finzione e precise realtà d’una società, quella italiana nel complesso, incline a dimenticare in fretta, a polemizzare dalla superficie nonché a lasciare spesso che diffusioni di massa e dinamiche spettacolari diventino il ventriloquo di pensieri e dichiarazioni anche individuali. Una scelta, insomma, che trovo importante, una sorta di dichiarazione d’appartenenza per uno scrittore che dice attraverso il suo impastare storie.
 
Avrebbe potuto scegliere - ad esempio - una trattazione saggistica o approcci simili, pezzi per testate nazionali (non solo italiane considerando la conoscibilità di Mancassola fuori i confini nazionali), avrebbe potuto avvalersi di una scrittura concentrata a dibaterne tra tematiche, e magari comparazioni tra dichiarazioni e posizioni in parte, lo ho anche fatto con articoli ad esempio pubblicati su Il Manifeso negli ultimi anni, ma non solo). Mi sembra, però, che in questo libro ci sia l’intento di impastare storie che miscelano realtà a immaginazioni lasciando al lettore interpretazioni, riconoscimenti di contesti storici reali nonché riflessioni o bozzoli di ragionamenti.
 
Può apparire scontato o retorico, ma un romanziere (uno scrittore di romanzi e racconti) che per ragionare su fatti reali di cronaca ne scrive raccontando storie di finzione, mi sembra quanto di più onesto e schietto ci si possa aspettare in un tempo e in un luogo (l’Italia nella post rivoluzione web, del marketing selvaggio, degli intontimenti mediatici, tra tuttologismi professionali) che confonde ruoli, approcci e significati.
 
Ciò nonostante questo libro non mi convince, non del tutto.
Il Mancassola con un piede ‘affabulatore’ e l’altro ad attingere da fatti di cronaca riconoscibili (e volutamente resi tali), in un qualche modo mischia ulteriormente le carte su cronache tutt’ora irrisolte da molti punti di vista.
 
Mi domando se in Italia oggi, nel 2011, sia l’approccio più costruttivo verso fatti di cronaca che già hanno scatenato confusioni, giochi di parole, scontri tra politiche, fedi e morali.
Certo, è vero anche il contrario: purché se ne parli. Indubbiamente sommersi da inondazioni di news quotidiane, lo scegliere cinque precisi fatti li fa tornare, quanto meno per il tempo della lettura. Li fa emergere dalla mischia e dalle smemoratezze collettive.
Ed altrettanto è vero che da un libro non ci si deve aspettare un approccio (men che meno per forza costruttivo) verso la cronaca reale eppure le premesse, l'impianto narrativo quanto l'impatto divulgativo di questo libro non li escludono, anzi.
 
Il mix agrodolce di questo libro mi ha lasciato un certo amaro nel palato. Forse taluni fatti di cronaca sono ancora troppo recenti, pungenti (per chi li ha seguiti), forse questo ha portato la mia mente in altre direzioni, leggendo. Forse per “una fiaba contemporanea”, come recita la quarta di copertina, sono ancora troppo - troppo - sporgenti gli spigoli dei “fatti nudi”. Sempre dalla quarta di copertina: "Ma sono anche attimi che la cronaca ha reso per sempre immobili, e la letteratura può invece ripensare, rianimare, riattivare", forse allora si tratta di capire per chi questi fatti di cronaca sono immobili e per chi invece no.
 
Poi, certo, ci sono anche quei lettori che dei fatti nudi di cronaca italiana non sanno niente o non hanno particolare interesse a ricordare, approfondire o semplicemente a recuperarli, a loro questo libro racconta cinque movimenti in mondi che a tratti appaiono crudelmente realistici e a tratti ricordano alcune delle avventure di Alice in un altro paese. 
 
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L'anno era il 1981 e se provassimo a pensarci, chissà quante incredibili faccende ricorderemmo di quel periodo in Italia. Logge segrete con progetti eversivi, un Papa quasi ammazzatoda un attentatore, gente rapita da gruppi terroristici e perfino un terremoto che sette mesi prima aveva scosso una regione del paese, uccidendo migliaia di persone. Era l'Italia, insomma. Scegli un punto qualunque della storia di questo paese e dimmi se non ci trovi incredibili sventure.
(pag.19)
 
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Era successo, dunque. Lo stupore lo lasciò paralizato. Dopo tanta solitudine aveva incontrato qualcuno come lui, era lì, accanto a lui, mentre intorono la gente ignara continuava ad attaccarsi nello spiazzo.
L'altro fantasma si presentò come Gustav e la sua voce era quella di un uomo adulto, una voce profonda, quasi baritonale, dotata di una buffa solennità. L'accento suonava tedesco.
A quanto pareva due fantasmi riuscivano a udirsi a vicenda, ma non per questo a vedersi. Gustav era invisibile quanto lui. In compenso, vista la sicurezza con cui si era rivolto al ragazzo, doveva essere in grado di percepirlo in qualche modo.
(pag. 127-128)
 
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La scrittura di Mancassola conferma quanto già evidenziato in altre pubblicazioni (ad esempio La vita erotica dei superuomini, su AgoraVox qui e qui; o Il ventisettesimo anno qui e qui): scorrevole, immediata, la prima persona favorisce l’empatia del lettore mentre il narratore in terza, quasi la voce fuoricampo in un documentario, indirizza il lettore con pazienza e ritmo mai eccessivo (senza accelerare, e senza scivolare nella lentezza affaticante). Singoli gesti, dettagli raccontati con semplice precisione rendono ogni inquadratura facilmente immaginabile, al punto che a tratti ci si sente ‘risucchiati'.
 
Le parti del libro sono tutte intitolate sottolineandone le generiche specificità, a rafforzare l'impressione di entrare in mondi che racchiudono simboli ma che prendono forma con pazienza, senza l'intenzione di stare nei gradini più alti d'una classifica di priorità o spettacolarità o altro. Mancassola in questo è molto abile, sottile. Un principe azzurro. Un bambino al centro della terra. Una bella addormentata. Un cavaliere bianco. Un ragazzo fantasma.
 
 
Segnalo il prezzo del volume parte - secondo me - d’una dinamica che favorisce ed autoalimenta la realtà, tra vetrine e centri commerciali, che possedere l’oggetto-libro non sempre è per tutti: sedici euro.
 
 
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Il sogno iniziò quasi subito. Il mio inverno si fuse con quello di diciassette anni prima. Il cuore gelido del mio inverno e il cuore gelido del suo. Ero nella macchina con lei, o forse in un certo modo, nel modo strano dei sogni, ero lei. Sognai che il mondo si metteva a girare mentre la macchina faceva il testacoda nell'asfalto. Sognai che mi aggrappavo al volante, con sorpresa, e che il testacoda durava per ore, per giorni e forse in eterno, mentre il mondo intorno continuava a girare, girare come il vortice di una nebulosa.
(pag.41-42)
 
 
 
Link
Il sito di Marco Mancassola.

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