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 Home page > Attualità > Società > Non amano l’acqua, rubano e stuprano

Non amano l’acqua, rubano e stuprano

Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.

Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.



Testo tratto da una relazione del 1912 dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano. Si parla di immigrati italiani.

Commenti all'articolo

  • Di Enrico (---.---.---.99) 26 maggio 2009 15:19

    Come si è fatto in fretta a dimenticare.....

  • Di nic (---.---.---.115) 27 maggio 2009 12:21

    vivo in un quartiere multietnico, colorato di volti, lingue, usi, culture, costumi diversi...sono davvero fortunata

  • Di paolo praolini (---.---.---.5) 1 giugno 2009 01:08

    Proprio un bell’articolo che può rispolverare un passato ormai dimenticato, anche perchè gran parte di noi non l’ha vissuto!
    Bravo!

    • Di cometa (---.---.---.178) 1 giugno 2009 09:17

      Ecco, metti il dito sulla piaga: la società italiana attuale non sa, ha dimenticato. Io direi che non vuole ricordare.
      L’Italia del boom economico, e poi quella che entra nel gotha del mondo economico ai tempi di Craxi, è un’Italia che preferisce dimeticare la povertà, le valige di cartone, la fama di ladri stupratori e truffatori che ci siamo fatta nel mondo, la mafia esportata oltreoceano, come pure la violenza delle nostre forze armate all’estero (altro che armata sagapò!), il fascismo con tutto il suo portato di violenza e di razzismo.
      E’ un Italia che si è messa addosso un Armani, si è guardata allo specchio ed ha creduto di non vedere più la rogna, le piaghe del provincialismo, le rughe del cattofascismo quotidiano (per dirla con Pasolini) coperte da un etto di cerone.
      Ci sono paesi dove la dolorosa elaborazione collettiva delle vergogne nazionali è stata fatta. Rimane sempre qualche residuo, ma è certo che in Germania, ad esempio, se dovesse riaffacciarsi un nazionalsocialismo non potrebbe avere la stessa faccia di quello precedente.
      In Italia, invece, il fascismo può tornare, uguale a prima. Anzi sta tornando.
      Ma dopo questa crisi economica, forse torneranno anche le valige di cartone.
      E’ bene esserne preparati.
      Ciao, cometa

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