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Natale ritorna

Non avevo più di 4 anni quando mamma, d'accordo con papà come sempre, pose un vecchio baule nell'ingresso di casa in Prati: i prati c'erano davvero a piazzale Clodio nel 1954.

L'ingresso lungo 18 metri, era diviso in 3 parti, nella prima fu posto il presepe sopra il baule e io ci giocavo con le statuette di gesso di Gesù Giuseppe Maria, due pastori, somaro e mucca, stella, re Magi e pecorelle... che volevo di più? In quelle domeniche che precedevano il Natale, la domenica il mio papà dopo essersi allenato a calcio a piazzale Clodio - era un arbitro nel tempo libero - mi portava per un sentiero lungo un torrente che passava dal casale di Monte Mario a una falegnameria e li prendevamo il muschio, i rotolini di legno, di segatura... ero ancora una bimbetta che abitava in periferia, a Roma

Ci giocavo dai primi di dicembre fino al 6 gennaio quando la Befana mi portava due giochi meravigliosi per tutto l'anno. Fu così che ebbi un bambolotto di nome Tommi e una che si chiamava Lilli. Ero una bambina fortunata ma non viziata, anche molto sola perché oltre un'amichetta di nome Roberta conosciuta ai giardinetti di Viale Mazzini, ce n'era solo un'altra di nome Conni con la quale parlavo dalla finestra del cortile, lei era più grandina di me e una volta avvisò i genitori e loro i miei che stavo per volare dal davanzale per lanciarmi a casa sua...
 
Tornando al Natale, i nonni materni nati in Africa entrambi come mia madre, oltre andare in chiesa non festeggiavano niente, quelli toscani paterni che andavano in chiesa solo per le feste matrimoni battesimi e funerali (cioè quasi mai perchè si svolgevano a Montepulciano...), mettevano l'abete che avevano in terrazzo nella casetta a piazza Colonna, con punteruolo e alcune palle di vetro di una bellezza fragilmente inaudita... Papà ci portava, anche dopo la nascita delle mie sorelle gemelle di 8 anni più giovani di me, al ristorante a Piazza Barberini perché diceva che le sue tre donne, moglie madre suocera, non dovevano lavorare a Natale...
La vigilia non usavamo niente di speciale come menù... il 26 di solito a casa dei nonni toscani si brindava e si apriva il panettone, il loro gatto Pimpi si leccava i baffi per gli avanzi della carne.
Poi tra casa di mio marito e quella mia, ci furono anni senza bambini, il primo nipote era mio figlio Federico, seguì Silvia. Iniziarono le vigilie del 24 dicembre con i fritti di verdure, quali broccoli ricotta mela carciofi, gli spaghetti col tonno pomodoro e peperoncino dolcetti con noci e miele...e il mio presepio tornò ad essere esposto e a far giocare i miei figli. Andavamo insieme alla valle dell'Insugherata e al parco di Monte Ciocci, nei boschi di quercia a prendere il sughero delle cortecce cadute, il muschio... tornavo a giocare anche io con loro, li portavo per antichi presepi nelle chiese di Roma, e tornai a preparare il dolcetto e il liquore la notte del 5 gennaio, quando la Befana portava loro i regali: tra grandi non ho mai sopportato questo scambio di doni.
Poi nel 2003 venni a vivere in un paese che si chiamava Capranica: mi separai dal papà dei figli che erano andati a vivere all'estero entrambi... mia madre volle raggiungermi dopo due anni e acquistò una casa enorme e bellissima nel centro storico, dove io vivevo già nella mia mansarda. Volle dividere tutto tra noi tre figlie in parti uguali e tanto toccò a me, lei nel frattempo non abitava più in quei Prati, dove c'era la Rai, il Tribunale, un ambiente medio alto borghese.Un solo Natale a Capranica, poi se ne volò via come mio padre che neanche conobbe un nipote (oggi sono 6) morto anche lui per tumore, dopo solo 1 anno in pensione, dopo 35 di lavoro.
Ho riportato per anni il presepe a prendere aria nel salone e così un piccolo albero di natale, ho fatto fritti per tutti, per 15 anni. Oggi sono stanca di queste storie di doni palle abeti e presepi, lascio liberi tutti di fare quello che meglio credono: Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. Ho tanta stanchezza sulle spalle (quella sinistra mi si è pure fratturata) Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata (dalla pubblicità e dagli scocciatori si) Qui non si sente altro che il caldo buono Sto con le quattro capriole di fumo del focolare(ho 2 grandi camini ma non li accendo).
A me piace tanto il mare, anche d'inverno e il calore è tanto, quando passeggio con i miei figli e ci ritroviamo... forse un giorno porteranno nelle loro case il presepio di quando ero piccola, a Marsiglia, dove ci sono i Santons, se mai altri piccoli arriveranno, se mai la tradizione continua, credendo sempre fortemente nell'amore quotidiano.

 

Commenti all'articolo

  • Di gilda piroddi (---.---.---.108) 19 dicembre 2020 14:46

    Quanti bei ricordi i tuoi Doriana! Mi hai trasportato nel tuo passato ed ho quasi vissuto le tue emozioni. Che bei tempi e che bella famiglia la tua!

    Posso anche dire che di belle famiglie ce ne erano tante in quegli anni . Ricordo i miei Natali: la mia numerosa famiglia (8 figli!) si riuniva con i parenti anch!’ essi numerosi e tavolate chiassose ma felici. Avevamo così poco ma non sentivamo la necessità di avere di più, perchè eravamo guidati da una grande fantasia che trasformava anche i cocci di vetro in splendidi piatti con cui giocavamo a fare le mamme ed i papà. Il mio babbo, che faceva il cuoco, era spesso assente anche per le festività ma ci rendeva felici ricevere i regali dell’epifania aziendale che era molto generosa . Poi gli anni portarono con se problemi, dolori e poca spensieratezza ma quanto vorrei poter rivivere almeno gli affollati pranzi natalizi, le letterine, che promettevano bontà e studio, sotto i piatti dei genitori e le poesie declamate a gran voce per fare felici gli adulti!

    Il tempocambia tutto, non ci si riunisce come una volta, i parenti si allontanano, nuove famiglie si formano compresa la mia. Rimangono rimpianti, nostalgie e la speranza di futuri Natali sereni con le tradizioni che continueranno.

    Anche tu cara Doriana ritroverai la voglia di tuffarti in un gomitolo di strade, la stanchezza si attenuerà e sentiraii l’affettuoso calore emanato dall’abbraccio dei tuoi figli.

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