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Musica Please! - Il MySpace Secret Show a Roma

Bisogna ammetterlo. I social network stanno decisamente cambiando il nostro costume.

Per i nostalgici è stato già un trauma passare dall’urlo selvaggio sotto il portone - “Oh Gino scendi!” - al cellulare. Figuriamoci il fatto di relazionarsi sul web.

Non è un segreto che i vari Facebook, MySpace, Badoo... e così via sono l’oggetto principale delle conversazioni anche fuori dalla rete. E’ paradossale che quando ci si incontra si parla di conoscenze o amicizie ripristinate sul web. E sono milioni gli articoli che affrontano il tema dei social network, che per quanto criticati, osannati, “fintamente” snobbati fanno ormai parte del nostro quotidiano. E spesso possono migliorare la nostra vita. Come?

Un esempio è la splendida trovata di MySpace Italia che dall’anno scorso organizza dei Secret Show dedicati esclusivamente ai suoi utenti. Dopo Linea77, Afterhours, Justice e Bluvertigo, finalmente il 2 dicembre il Secret Show è sbarcato a Roma con i nostrani Amari e come headliner Santogold (svelata solo un paio di settimane prima dello show).

Potevo mai mancare?

Come per ogni evento gratis, esco di casa con la consapevolezza che sto per gettarmi in un mare di persone e che probabilmente mi aspetterà una lunga e intensa attesa nell’umido inverno. Le mie aspettative non sono deluse e già prima delle 21 c’è una discreta fila fuori dal Circolo degli Artisti. Gli astanti sventolano la stampa del loro MySpace. Unico requisito per partecipare all’evento è infatti avere una pagina personale e posizionare nella propria “top friend” quella del Secret show.

In realtà la fila dura molto meno del previsto. L’organizzazione è davvero precisa e veloce: si lascia il foglio con la stampa dello space e si riceve un pass.

Una volta dentro è inevitabile guardarsi intorno per cercare qualche faccia familiare, magari qualche “my space friend” conosciuto - si fa per dire – solo telematicamente. Dopo aver ingannato il tempo giocando a “Trova il tipo più indie della serata” alle dieci e un quarto o giù di lì comincia lo show!

Gli Amari salgono sul palco ed esordiscono con Bolognina revolution, da Grand Master Mogol album del 2005. Infatti gli otto brani che ci regalano sono tutti tratti dagli ultimi due album. Arpeggi in love, Trent’anni che non ci vediamo, Le gite fuoriporta, Manager nella Nebbia tratte dall’ultimo “Scimmie d’amore”. E poi L’avvoltoio delle tre, e Conoscere gente sul treno dall’album del 2005. Una chicca ci è regalata da Jonathan Clancy (Settlefish) , ospite annunciato, solca il palco per un piacevolissimo “duetto” in Summer drops. Gli Amari si stanno divertendo in questo periodo a remixare un po’ d’amici: come Bugo, Disco Drive, My Awsome Mixtape, Julie’s haircut e così via...

E ci divertiamo anche noi sotto il palco a ballare e cantare... palloncini che volano e scoppiano come nei migliori party casalinghi, il Dariella che da sopra il palco lancia frecciatine all’altro celeberrimo social network che inizia per F e finisce con book... e tanti tanti myspacer...

Ma la sala diventa davvero troppo stretta solo quando il palco viene sgombrato dagli strumenti, per lasciare spazio a un dj set e due aste. Certo, assistere a un concerto live senza neanche uno strumento mi lascia un po’ perplessa, e a pensarci non mi è mai capitato.

L’attesissima performance di Santogold è introdotta da un djing che spazia dagli Smith al dub. Poi il buio. Il dj infila una felpa bianca e d’oro. Due figure si affiancano alle aste dei microfoni: due ragazze con una casacca dorata, occhiali scuri e capelli tirati. Espressione fissa e seria. Poi entra lei.

Al secolo Santi White, sfoggia una tuta da ammaestratore di Tigre siberiana, rifinita in oro. Gold in tutto e per tutto insomma. In pochi minuti la folla si accalca ai piedi della trentenne di Brooklyn che conquista tutti ma proprio tutti... è difficile classificarla in un genere. Ogni canzone è diversa. Melodie orientaleggianti si mescolano a funky, dub, psychobilly ... Una varietà di suoni che travolge. Impossibile stare fermi.

Il suo live è un vero e proprio show costruito minuziosamente. Ma le vere stelle della serata sono, a mio avviso, le due coriste. Simmetriche rispetto Santogold, il loro stile ricorda tanto i nostrani Rockets, collezionano una serie di movenze da far rabbrividire un contemporaneo Tony Manero: il tutto condito da un espressione seria, ferma e concentrata. Una vera e propria lezione di stile.

Vengono eseguiti tutti i brani dall’album d’esordio a partire dall’energica You’ll find a way. Con i singoli il pubblico si accende. Conosce i brani a memoria e balla seguendo le movenze di Santi che da brava domatrice tiene tutti in pugno. L.E.S. Artistes è accolta da un boato così come Lights out. Come fare a non cogliere l’invito di Say Aha ?

Poi ad un tratto, la nostra nuova beniamina punta il dito e fa salire sul palco quattro giovani figuri, direi a dir poco preparatissimi. Spigliati ballerini e provetti cantanti che la circondano per tutta la durata della canzone finchè un palestratissimo buttafuori non li accompagna gentilmente giù dallo stage. Starstruck (probabilmente uno dei brani che preferisco) e Creator sono le ultime perle o forse dovrei dire le ultime pepite d’oro.

Davvero una bella serata. Quello che ci vuole a riscaldare le nostre sere d’inverno.


 


 

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