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Musica Please! Dalla campagna campana con FolK-lore

Ad ottobre la neonata Seaside records ha sfornato uno dei dischi più freschi dell’anno. Un baguette calda e friabile, di quelle croccanti fuori e soffici dentro, che quando le apri, ustionandoti i pollici, esce la nuvoletta di fumo inebriante... Questa metafora culinaria sarà forse dettata dall’orario, prossimo alla cena, ma i Gentlemen’s Agreement sono semplici e buoni come il pane!

I quattro farmers partenopei non spuntano fuori con cappello di paglia e spiga in bocca così dal nulla. In realtà si sono fatti già conoscere, e apprezzare su e giù per l’Italia, grazie ai loro imperdibili live. E finalmente ci hanno omaggiato con il loro primo succosissimo album.

Let me be a child. 13 brani scritti dal cantante, nonchè polistrumentista, il contadino Raffaele Giglio, in cui sono miscelati insieme indiefolk, blues, country, gipsy jazz... trentacinque minuti di sorrisi.

Mi vedo lì in mezzo a una pista da ballo, messa su con travi di legno scuro, in una ipotetica cittadina di campagna, di quelle in cui non c’è l’asfalto e quando cammini si alzano le nuvole di terriccio bianco...

Circondata da sorridenti contadini sudaticci e bisunti che battono le mani e suonano tutto ciò che si trovano a tiro. E io lì in mezzo, a saltellare sbattendo i piedi (a cui ho sicuramente dei camperos impolverati) e a tener su l’ingombrante gonna a fiori al grido di “Ehy - haa!!!”

Ecco: questo è vagamente l’effetto di Let me be a child.

Tutto l’album ha un tono scherzoso, allegro e festante. Forse sarà l’uso del fischietto sirena, o del cavaquinho. Sì perchè i nostri beniamini non si fanno mancare nulla. Dal bajo-chitarra alla tromba, dall’arpa al basso tuba. E perchè no, schiamazzi, risate, pernacchie... Tutto concorre ad arricchire le solidissime basi country folk.

Così se con Hay Rick non riesco a tenere piedi e mani ferme, con I can do it my friend mi immagino intenta in coretti gospel con tanti vocalist neri, vestiti con goffi guanti bianchi - come il personaggio di una nota pubblicità, anni ’80, di caramelle alla liquirizia ( contenute in un piccolo contenitore circolare di latta -per chi non avesse ancora capito il riferimento) – lasciando ondeggiare le mani aperte . Gipsy mi fa gironzolare scalciando ciottoli, ondeggiando e fischiettando, colpita da un timido raggio sole... potrei continuare con queste visioni epifaniche per ogni traccia dell’album, ma non voglio influenzare la vostra immaginazione.

Il live non permette tutti questi viaggi pindarici, perchè i quattro contadini sono troppo magnetici per non essere osservati. Gli strumenti si alternano freneticamente: il contadino Luca Bravaccino tra un colpo al rullante e uno alla cassa non disdegna il campanello della bicicletta, Ivan Cannata- il bassista per definizione- si lascia conquistare dal Glockenspiel o dal fischietto sirena. E Fabio Renzullo, il membro “nuovo” dei Gentlemen’s agreement, è un vitale apporto ai fiati con armonica e Tromba.

Last but not the least, Raffaele farmer Giglio: mente, nonché corde, vocali e non, della band. La sua passione per Ukulele, cavaquinho e banjo-chitarra è fin troppo palese.

Mi sono dilungata sufficientemente nella presentazione di questa band: lascio la parola al loro leader.




R:Sir Raffaele, lo sai che vi definiscono coraggiosi? Fuori contesto...

G:Coraggiosi perchè facciamo un genere non di moda? Io me ne frego! Ascolto molta musica e la frullo assieme, il risultato è questo un mix di speed country folk manouche.

Oggi giorno si ascolta molto elettro pop che a me stufa. In America il Folk sta tornando, vedi Fleet Foxes, Langhorne Slim, The Avett Brothers, The Dodos. Quindi stiamo capitando a pennello, considerando il fatto che in Italia le mode e le tendenze arrivano in ritardo.

Quando arriveranno in Italia noi faremo Elettro Pop!! Evviva l’acustico e i friarielli!!



R: Le vostre origini, nonostante il perfetto inglese, sono napoletane ...e se me lo concedi la scena musicale napoletana è ricchissima, la vostra stessa etichetta ha già sfornato altri successi come i The collettivo... Per essere retorici " il disagio e la rabbia spingono fuori l’arte"? (per la serie c’è altro oltre la “munnezza” )

G:Si io credo in questa cosa! Anche fuori la Campania ci sono realtà interessanti, senza dubbio. ma qui noi viviamo(e intendo in special modo a Napoli), delle situazioni a gratìs (con l’accento sulla "I"), e queste cose o ti fanno incazzare enormemente o ti fanno chiudere gli occhi e sognare sognare sognare sognare sognare (fino a che non perdi il fiato).

Il mio inglese è accettabile perchè ho vissuto in England, but just for a while!

Anche se lì mi dicevano che il mio accento sembrava come quello di un Francese anglofono.

La nostra etichetta: Materia Principale, è in gamba e sta cercando altre realtà. Speriamo bene.

Noi faremo un secondo disco a Novembre Dicembre 2009! Evvai!!



R: Evvai! Così stavolta non dovremo aspettare così tanto. Perchè ci avete fatto aspettare un bel po’ per questo album d’esordio. Ma finalmente è arrivato! Let me be a child. Suona come una richiesta... Non immagini quante volte al giorno mi ripeto questa frase...

G:Che tipo di richiesta?



R: Del tipo " lasciami dormire altri 5 minuti..."

G:Che bello!Brava...allora sei anche tu così? Ritardi la tua fuoriuscita dal fodero every morning?Anche io nonostante le innumerevoli cose da fare ogni giorno..

Let me be a child, perchè è, secondo me, il miglior modo per non farsi fottere dalla serietà!

Rosa mia, la società, e credo te ne sei accorta, è infame. Io reagisco bene, so difendermi.

Ma so che c’è un’alternativa a tutto questo: l’arte mi salva sempre. In qualsiasi sua forma. L’artista (anche se odio questa parola), insomma il creativo, deve essere a 360° in ogni momento della propria vita.

Let me be a child anche come scusa, del tipo: "Scusatemi sono ancora immaturo". Alla fine è il punto di vista più diretto, senza fronzoli o inutili abbellimenti. Coraggio: il mondo deve rispettare l’immaturità, la sfacciataggine di chi dice le cose, con educazione, ma in maniera più veritiera possibile...senza peli(anche se io posseggo una folta criniera in petto!!)

Pensa quanti intellettuali hanno sfruttato e hanno fatto presente che "Il fanciullino" è tutto, è il mezzo migliore per farsi capire ed accettare.

Sempre se l’interlocutore possiede una sensibilità tale da capirti e capire il "povero fanciullino"!




R: Giusta osservazione... Tornando all’album: come tutte le cose belle dura troppo poco, ma è un concentrato di allegria, di suoni limpidi e puliti e allo stesso tempo insoliti. Grazie all’uso di strumentazioni "particolari" per la scena italiana.

G:Si la strumentazione "particolare" è nata per caso, io mi sono imbattuto nell’Ukulele perchè un giorno camminando per Via San Sebastiano(zona di Napoli dove sono presenti molti negozi di strumenti musicali), avevo 15 euro e l’ho comperato! BAAM! Amore a prima vista, subito la sera stessa ho scritto Fever, ero con Gaetano dei Fitness Forever (ndr. altra quotatissima band Napoletana), assieme abbiamo riso del ritornello e del suono amichevole che emanavano le corde di quella chitarrina. Il Cavaquinho è arrivato poco dopo, mio padre tornato dal Brasile mi porto un Souvenir musicale, di ottima fattura, e io ho cambiato la sua accordatura trasformandolo in un piccolo velocissimo banjo a 4 corde

Speed ountry instrument!

Ma nel disco sono presenti anche parecchi amici che hanno collaborato, intendo la "Little farm Orchestra", che hanno suonato: basso tuba, tromba e armonica, banjo a 5 corde e fisarmonica, arpa, battiti di mani schizzofrenici, coretti ubriachi, vasi vari...

Il disco dura poco...ma sinceramente è pieno zeppo di atmosfere che ti isolano dandomi l’impressione che duri di più di 34 minuti. E’ durata di un disco Punk! Eh eh eh alla fine tutti sono Punk! Anche Orietta berti!




R: Quindi per questo album il nucleo fondamentale dei Gentlemen’s agreement si è allargato, da tre ho visto che siete passati in 4 più la suddetta orchestra... E gli altri farmes sono anche giovanissimi!

G: Io sono il SAGGIO!! Si, siamo in 4, il trombettista/armonicista ora è essenziale e io con lui ho un rapporto molto carnale. E’ un talento e sta benissimo con noi. Con lui abbiamo acquistato molto di più che una semplice persona.

La Little farm Orchestra è bellissima, solo due volte l’abbiamo portata in scena ed è stato uno spasso anche se molto stressante. Sono una serie di musicisti validi che si alternano in vari progetti napoletani e non. Tutti hanno partecipato solo con la voglia senza essere pagati ...e si sente!

C’è cuore: anche loro si sono sacrificati. Forse al Miami li porteremo con noi o solo una parte...




R: E dal vivo, appunto, siete fantastici! Oltre alla goduria per le orecchie è bello anche vedervi. L’immagine bucolica che regalate grazie alle tue succinte canotte bianche e bretelle è arricchita dall’alternarsi dei molteplici strumenti a corda che ti trascini dietro. E poi bisogna ammetterlo che anche senza album all’attivo avevate già un cospicuo numero di fans conquistato nei live! E non solo in Campania...

G:Dici? Io credo molto nella dimensione Live: la gente se torna divertita a casa e con qualche melodia in testa sicuramente la rivedrai al prossimo live!

Bisogna rendersi conto che un concerto è anche uno SHOW. Devi interagire con la musica non solo suonarla perfettamente. Noi non abbiamo effetti speciali tipo U2 o Pink Floyd quindi fare uno spettacolino è essenziale ed ora con il farmer Renzullo lo facciamo ancora di più: sembriamo una Big Brass band di New Orlèans!

E abbiamo dei nuovi vestiti niente male. La canotta delle volte lasciava intravedere troppo la mia ascella.




R: ... Zitti zitti i nostri Contadini, sono arrivati oltralpe. E’ la prima volta per i Gentlemen all’estero?

G:Si e non vedo l’ora. In Francia facciamo un bel giro e da poco abbiamo aggiunto una novità: ci seguiranno dei reporter per uno short documntary. Stiamo già lavorando con delle riprese in sala. Si autofinanziano per poi distribuirlo a qualche emittente indipendente.




R:Quindi presto un nuovo album e un documentario. Che bel sentire!

In conclusione... voi con chi l’avete fatto questo patto di gentiluomini?

G:L’abbiamo fatto tenendo presente che un patto va rispettato fino in fondo senza timore alcuno. Il patto è con la Musa, la musica è la Musa! E non dobbiamo mai dimenticare quanto siamo fortunati...siamo musici, vogliamo esserlo! Ma dobbiamo tenere bene i piedi per terra.

Un patto prescinde anche rispetto, mai dimenticare che siamo dei fortunati. Suonare è un privilegio.

That’s it!
 

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