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Messora indagato: "Chi ha diffuso la notizia, e perché?"

"È una notizia fondata? Chi l’ha diffusa, e perché. E chi poteva mai rilanciarla?". Gli interrogativi di Claudio Messora, riguardo alla notizia diffusa dal quotidiano La Voce D’Italia di Marco Marsili, portavoce dei Pirati Italiani.

MONZA – Claudio Messora, responsabile della comunicazione dei Senatori del M5S, sarebbe indagato dalla Procura di Monza con l’accusa di ricettazione, violazione, sottrazione e rivelazione del contenuto di corrispondenza. In sostanza, secondo quanto scritto dal quotidiano La Voce, il blogger sarebbe indagato per una questione legata ad alcuni hacker, presumibilmente legati al M5S.

Messora, finito nelle maglie della Procura di Monza per un atto d’ufficio, venne denunciato nel gennaio scorso da Marco Marsili, portavoce nazionale dei Pirati Italiani e direttore del quotidiano La Voce D’Italia, lo stesso che per primo ha diffuso la notizia dei presunti guai giudiziari in cui sarebbe finito il blogger. Tutto cominciò quando i Pirati rischiarono di far naufragare la partecipazione del M5S alle Politiche di febbraio, presentando un simbolo quasi identico a quello della creatura di Grillo.

A smascherare il complotto, sarebbe stata una mail pubblicata da Claudio Messora sul suo Blog, ricevuta da alcuni hacker di Anonymous, in cui erano visibili delle immagini di conversazioni private su Facebook tra alcuni militanti dei Pirati Italiani. Guarda caso, gli screenshot delle conversazioni, avvenute sulla chat di Facebook, avrebbero inchiodato il movimento Pirata alle proprie responsabilità, per aver scimmiottato, e presentato ufficialmente al Ministero dell’Interno, il simbolo del M5S con un ibrido molto simile.

Subito la denuncia, da parte di Marco Marsili, alla Procura di Monza, per accesso abusivo ad un sistema informatico, per sottrazione e rivelazione del contenuto di corrispondenza, per ricettazione e violazione. Per la Procura, però, Messora non avrebbe commesso alcun reato, perché le conversazioni tra gli attivisti dei Pirati Italiani, sarebbero state già divulgate in precedenza dagli Anonymous, e il Bolgger avrebbe colto l’occasione al volo, limitandosi a fare una sorta di copia/incolla sul suo network. Tra i reati, anche la ricettazione - ribadisce Marsili - e comunque la divulgazione di corrispondenza privata, posto che era cosciente (lo ha scritto) che fosse di provenienza illecita.

La rete con Messora. Poche ore dopo la diffusione in rete della vicenda, molti internauti hanno espresso solidarietà ad uno dei blogger più famosi d’Italia, guru di Byoblu.com, etichettando la questione come l’ennesimo caso di giustizia ad orologeria. “Io, indagato per ricettazione? Fantastica notizia! Poi vi spiego chi è, e ci facciamo una grassa risata”. E ancora: ”Notizia fondata? Chi poteva mai rilanciarla?" Il chiaro riferimento di Messora al direttore de La Voce D’Italia e capo dei Pirati Italiani. Ma non si fa attendere nemmeno la replica di quest’ultimo: ”Giustizia ad orologeria? Peccato che la denuncia sia stata sporta lo scorso gennaio”. Al Gip l’ardua sentenza, tra qualche giorno.

 

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Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.28) 22 marzo 2013 16:00
    Sandro kensan

    Certo che essere indagati per una querela di Marsili è più un onore che un demerito. Il suo precedente scontro on la giustizia italiana lo vede condannato a:

    «Il 30 marzo 2012 il Partito Pirata tramite il tribunale di Milano con un’ordinanza ha inibito il Partito Pirata di Manuel Marco Marsili, fissando una penale per ogni violazione e condannando Manuel Marco Marsili al pagamento delle spese processuali[8][9] per tutelare il suo nome e il suo simbolo[10][11].»

    it.wikipedia.org/wiki/Partito_Pirata

    In pratica Marsili non può usare la parola "partito Pirata" e se lo fa pagherà una cifra consistente per ogni violazione della disposizione del giudice.

    Quindi attenti voi giornalisti quando vi riferite a Marsili come leader del partito pirata: state violando una sentenza del giudice.

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