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Memorie antiche

Oggi, dopo una settimana di m…., ho riavuto la macchina dal meccanico, si è ben avviata la seduta dal dentista, il piede mi fa meno male.

E allora, diamine, mi sono ‘allontanato’ un po’ un giro. Davanti ad una libreria di via Olivetani (buona) resto meno schifato che dalle vetrine delle altre. Gli occhi mi cadono su di un libro ‘Come si legge un libro’. Entro, una scorsa, lo compro. A caso ne apro le prime pagine. Leggo due osservazioni di Emerson/Milton:”Lo studioso è una candela accesa dall’amore e dal desiderio di tutta l’umanità”; “Per leggere bene occorre essere inventori”. Di seguito Virginia Wolf: ”L’unico consiglio che una persona può dare ad un’altra in merito alla lettura è, in verità quello di non accettare consigli”.
Già, l’ironia, una delle chiavi di lettura per spogliarsi dai gerghi, dalle ideologie e mettere in contrapposizione le nostre idee non ‘incazzate’ per le pagine in contraddizione.
Dopo la prefazione, il primo autore di cui parla è Ivan Turgenev e, segnatamente, ‘Le memorie di un cacciatore’. Ma guarda un po’. È stato uno dei miei amori di lettura più intensi, in un momento particolare della mia vita; mi fece entrare come in un immenso, catturante, schermo non di una rappresentazione ma della vita stessa, una vita in un luogo che non conoscevo, fuori dal tempo, dalla nazionalità, dalle persone (giacchè quelle che escono vive dalle pagine sono le persone non i personaggi).
L'arte, invero, fosse anche soltanto dovuta ad uno stato di grazia, rimane fuori dallo scorrere del tempo, è sempre attuale, la attualizziamo noi quando la riviviamo.
Per anni ho sempre pensato che fosse un libro, come dire, in sott’ordine. Sbagliavo, ignoranza, e di grosso. Me ne resi conto già tempo fa.
Non era un’esagerazione quella che il suo prefatore, Ettore Lo Gatto, aveva scritto: ”Tolstoi ebbe a dire che, dopo aver letto le 'Memorie di un cacciatore', continuare a scrivere era in un certo senso difficile anche per lui. A suo tempo il capolavoro di Turgheniev prese nella storia sociale russa un posto paragonabile a quello che nella storia dell'America ebbe 'La capanna dello zio Tom'
Il libro, quello di allora (1959) mi ha sempre seguito, comunque, in tutti gli spostamenti della mia vita, ed è tutt’ora in riposo con le sue vecchie pagine nella mia libreria.
L’autore del libro che ho comprato ora, dice: “È difficile scegliere fra i venticinque racconti che compongono le ‘Memorie’, ma condivido con parecchi critici l’affetto per ‘Il prato di Beẑin e Kas’jàn…”. L’affetto? Sì, è così, vero. L’autore è meno codardo di me ad usare questo termine, senza pudore di nessuno.
Ed è vero, sacrosanto quello che dice. Scegliere comporta il sentimento di voler dire quasi ‘uccidere’ gli altri non scelti.
Poco tempo fa, tuttavia, in un momento particolare di lettura, mi scrissi dal brano ‘La morte’, questo passo che ora trascrivo qui:
 
Maskim è rimasto sotto un albero…è ancora vivo ma in che stato…Egli non gemeva quasi più… gli tremava il mento…il petto si alzava con ritmo ineguale: stava morendo…Ci chinammo sopra di lui…mormorò con la voce appena intelligibile…" Il mio denaro… a mia moglie, datelo a mia moglie… trattenendo… Onisim lo sa…a chi… quanto debbo […] ieri ho comprato un cavallo … ho dato la caparra…e il cavallo è mio…anch'esso…a mia moglie…".

'Forse te la caverai"
"NO, è finita. Ecco…ecco, si avvicina, eccola, eccola…Perdonatemi, ragazzi, se in qualche cosa…".
Lo adagiarono sulla stuoia…trasalì tutto come un uccello ferito a morte e s'irrigidì…
"E' morto", mormorarono i contadini.
Strano è il modo di morire del contadino russo! Il suo stato prima del trapasso non può essere chiamato né indifferenza né ottusità; muore come se compisse un rito: freddamente e semplicemente…
Molti altri esempi mi tornano in mente […] Ne citerò uno solo.
Una vecchia possidente morì in mia presenza. Il prete aveva cominciato a recitare le preghiere degli agonizzanti, ma a un tratto si accorse che l'inferma stava per mancare e si spicciò a porgerle la croce.
La vecchia si ritrasse, malcontenta . "perché tanta fretta, babbino ?" biascicò con la lingua legata. "C'è ancora tempo…”.
Baciò devotamente la croce, ficcò la mano sotto il guanciale e…esalò l'ultimo respiro.
Sotto il guanciale c’era un rublo d’argento: voleva esser lei a pagare il prete per il suo proprio ufficio funebre…Sì, i russi muoiono in modo ben strano". (Ivan Turgheniev, ‘Memorie di un cacciatore’, Bibl. Mod. Mondadori, 1959)
 
Sì, è vero, è un modo di morire che ci lascia meravigliati e sgomenti, emozioni che più nomn sappiamo, noi gente del mondo moderno, cittadini contadini, giacché anche i contadini oggi sono cittadini.
Sgomenti e attoniti anche perché percepiamo che 'quella' non è morte ma vita, la più alta umanità nella morte.
Mi sovviene di quello che disse la sorella di Steve Jobs: "Steve non è stato preso dalla morte, è lui che l'ha raggiunta".
(paolo patrone)

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