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Ma dove finiscono tutti i miliardi del Pnrr?

Ad ogni ondata di calore e ad ogni temporale è sempre la solita storia: siccità d’estate con fiumi e laghi prosciugati, boschi in fiamme, allagamenti, frane e smottamenti d’inverno! Fenomeni che ormai non sono più una novità, ma che rientrano nella normalità.

Quello che non è affatto normale è che ogni anno si gridi al lupo al lupo, senza mai afferrare il toro per le corna e risolvere il problema.

Siccità. Uno dei tanti provvedimenti contro l’afa estiva che fa schizzare il termometro oltre i 40 gradi dovrebbe essere la cura e la manutenzione del verde e, soprattutto per il Sud Italia circondato dal mare, impianti di desalinizzazione per convertire l’acqua salata, in acqua dolce, utilizzabile per il consumo umano, l’agricoltura e l’industria. E poi la manutenzione della rete idrica, un vero e proprio colabrodo che disperde più del 50 per cento dei metri cubi che dovrebbero arrivare a destinazione. E poi ancora la realizzazione di cisterne dove raccogliere le acque piovane.

Alluvioni. Oltre alla manutenzione periodica di corsi d’acqua e reti fognarie, si dovrebbero realizzare opere strutturali per diminuire la probabilità che si verifichi un’alluvione o per ridurne l’impatto sul territorio e i suoi abitanti come, per esempio, la costruzione di argini e la fortificazione di quelli già esistenti, la messa a punto di una rete di canali e di vasche di laminazione per contenere le alluvioni e trasformarle così da calamità a risorsa per i periodi di siccità.

Ma le soluzioni tecniche spettano agli addetti ai lavori.

Quindi ci limitiamo soltanto ad un commento politico e amministrativo della gestione del nostro territorio sempre più a rischio idrogeologico e ci domandiamo: ma dove vano a finire tutti i miliardi del Pnrr e delle tasse dei contribuenti italiani, se poi ogni anno le nostre città e le nostre campagne vanno sott’acqua o rimangono a secco trasformando il Belpaese nel Deserto del Sahara?

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