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Le tragedie in mare e un intervento Ue-Onu

Non s’è conclusa ancora la tragedia a Lampedusa di qualche giorno fa e mentre ancora si contano le bare degli annegati, nella giornata di sabato si è ripetuto il dramma a maggior distanza da Lampedusa, ma sempre con le stesse modalità e con lo stesso tragico conteggio delle vittime. Non occorreva essere profeti per ipotizzare, come fece pochi giorni fa il ministro Alfano, la ripetizione delle tragedie.

Rivedere la legge Bossi-Fini sul reato dell’immigrazione clandestina, è certamente un provvedimento legislativo doveroso, ma che onestamente non potrà da solo evitare altre tragedie. Tra pochissimo le condizioni del mare dovrebbero rendere proibitivo, per 5 o 6 mesi queste attraversate nel Mediterraneo da parte di questi poveri disperati, quindi l’Italia e l’Europa intera avranno un po’ di tempo in più per trovare tutti insieme strategie alternative più efficaci.

Sicuramente il pattugliamento navale e aereo delle forze militari italiane ed europee, dovrebbero garantire una maggior tempestività negli avvistamenti e nell’azione di soccorso, ma penso che qualcos’altro si dovrebbe studiare a livoello di diplomazie, con l’autrevolezza dell’Onu. L’idea che proporrei è un intervento congiunto dell’U.E. e dell’Onu, per ottenere dalle nazioni dell’Africa settentrionale e del Medio oriente bagnate dal Mediterraneo, soprattutto nelle località dove avvengono gli imbarchi clandestini, la gestione di limitatissime porzioni portuali, ripeto sotto l’egida dell’Onu, per accogliere i profughi e tutti coloro che scappano da situazioni critiche, per avere direttamente dalle autorità dell’Unione europea il permesso di soggiorno o comunque per consegnare le domande per ottenere un visto in rapporto alle quote d’immigrazione disponibile nei vari Stati europei.

Il deterrente, per evitare gli imbarchi su quelle “bagnarole”, che spesso rappresentano trappole mortali, dovrebbe essere costituito dalla certezza di risparmiare qualche migliaia di euro per viaggi rischiosi, la possibilità di ottenere a terra l’agognato permesso di soggiorno o le istruzioni per attendere il proprio turno e nel contempo la stessa certezza che diversamente in mare si verrebbe ugualmente intercettati e rimpatriati in questi centri di frontiera sui continenti dell’Africa e dell’Asia mediterranea.

È impossibile per l’Unione europea, con l’approvazione dell’Onu, ottenere questa collaborazione dai paesi africani ed asiatici, da dove partono queste “carrette del mare”? Se la questione venisse posta anche con accattivanti programmi d’interscambi economici, non credo che sarebbe impossibile ottenere le autorizzazioni richieste… e poi tentar non nuoce, se veramente c’è la volontà internazionale di risolvere il problema, sempre in attesa che le speculazioni del finanzcapitalismo mondiale, sotto la pressione autorevole di governi e organismi internazionali, limiti la speculazione e l’impoverimento di vaste regioni del nostro pianeta e, quindi, renda inutile questi viaggi della speranza, per consentire a tutti di vivere dignitosamente nelle proprie terre d’origine.

 

Foto: Carlo Alfredo Clerici/Flickr

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