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I partiti, le riforme e gli italiani

Sono anni, dai governi di Berlusconi, di Monti e di Letta, fino all’attuale governo delle “limitate intese” di Renzi, che si ripete ossessivamente che l’Italia ha bisogno di riforme; anche il nostro presidente Napolitano sembra aver subito il contagio e, prima con Letta e ora con Renzi, sostiene a spada tratta le riforme in generale e quelle costituzionali in particolare.

Ogni partito ha un pacchetto pronto di riforme: dall’eliminazione delle province, all’elezione diretta del Capo dello Stato, all’annichilimento del Senato, alle decine di proposte di leggi elettorali che dovrebbero superare l’attuale “Porcellum”, guarda caso frutto di un’altra grande riforma del centro-destra! Ma tutto questo fervore per questo genere di attività parlamentari, in che modo giova all’Italiano medio o, ancor meglio, all’Italiano disoccupato o sottoccupato, ai licenziati, ai giovani che non trovano in questa società nessun punto di riferimento certo e rassicurante per il loro avvenire?

All’amico Carlo che dopo essere stato licenziato dalle Poste Italiane dieci anni fa con moglie e tre figli a carico, dopo essersi arrangiato onestamente per far sopravvivere la sua famiglia, dopo aver fatto causa all’azienda che lo aveva licenziato insieme ad altri venti padri di famiglia, dopo aver vinto la causa a distanza di dieci anni, si è visto reintegrato a NOVECENTO chilometri da casa, solo per fargli dispetto e costringerlo a rinunciare, ebbene a lui e a centinaia di Italiani come lui o che stanno peggio di lui, che cosa può “stracatafottere” di queste riforme di Renzi e Berlusconi? Cambierebbe la situazione sociale ed economica di tanti Carlo, di tanti precari a vita, se venisse approvata la riforma del Senato, che tra l’altro da più potere ai partiti, o se venissero eliminate definitivamente le Province dal nostro ordinamento costituzionale?

A parte la nuova proposta di legge elettorale, concepita da questo governo, gattopardescamente uguale alla precedente, senza restituire un po’ di potere al popolo defraudato, costituzionalmente ragionando, le altre “fantomatiche” riforme sono solo specchietti per le allodole, per distrarre l’opinione pubblica dai problemi fondamentali di natura economica e amministrativa che questi partiti non vogliono e non sanno risolvere, timorosi di perdere i privilegi che da sempre hanno goduto.

Mancano leggi serie sul problema dell’immigrazione clandestina mentre i nostri politici sfilano a Bruxelles solo per andare a “leccare” il fondo schiena ai centri forti del potere economico europeo, facendo apparire l’ulteriore ribasso del costo del denaro voluto da Draghi della Bce come un’apertura per le nostre imprese che necessitano di credito; invece trattasi solo di un ulteriore regalo fatte alle banche che acquistano il denaro al tasso del 0,5% e lo ridistribuiscono agli Italiani con tassi dieci-quindici volte superiore!

Tra queste “fantomatiche” riforme, dove tutti si azzuffano solo per il piacere di apparire nei telegiornali, non vi è nessuno accenno a qualcosa che possa aiutare l’artigianato e le piccole imprese, sempre più fagocitate dalla crisi, dalle tasse, dalla speculazione che è esclusivamente di matrice statale. Da tanti artigiani sento dire che da tempo lavorano in nero, che hanno eliminato la partita IVA, essendo stati costretti da questo manipolo di politici cialtroni a scegliere se continuare a pagare tasse e balzelli vari ad una molteplicità di “sanguisughe” statali o far sopravvivere la propria famiglia.

E quanti di noi, ancorché fortunati perché possediamo un lavoro, sempre più spesso si rivolgono a questi “lavoratori in nero” per risparmiare qualche euro e anche per far sopravvivere chi è rimasto in mutande grazie all’inettitudine di una classe politica, che si presenta con una faccia tosta degna delle più esperte “meretrici”, per parlarci del “potere divinatorio” delle nuove riforme, concepite per risollevare le sorti degli Italiani. Invece basterebbe che iniziassero “costoro” a togliersi dai “gabbasisi” o almeno iniziassero a lavorare con lo stipendio di un qualsiasi parlamentare europeo o meglio ancora, secondo il principio della produttività, che vale per tutti i lavoratori ma non per i politici visto che, in media, questi signori, che con tanto zelo parlano di riforme, si assentano dalle aule parlamentari per il 50% circa delle sedute previste da queste assemblee!

Vogliamo proporre una riforma su tutte? Dimezzare le tasse agli artigiani, ai titolari dei negozi a conduzione familiare, con i quali si cavilla sulle norme d’igiene, per lo scontrino di pochi euro non emesso e, ancora, il cui titolare viene multato se nel proprio negozio riceve l’aiuto del coniuge o del figlio o del genitore, che non risultano pedantemente “assicurati”, mentre proprio con quell’aiuto familiare potrebbe evitare di chiudere bottega. Fino a qualche decennio fa migliaia di piccole attività artigianali e commerciali, con guadagni anche di poche centinaia di migliaia di lire, garantivano una sopravvivenza decente e un avvenire assicurato; oggi le riforme sulle pensioni (quella della Fornero su tutte), sui contratti di lavoro, la famigerata legge Biagi, la tassazione che supera il 50% dei guadagni, hanno distrutto il diritto di ogni cittadino libero di poter progettare e realizzare un futuro; hanno distrutto i sogni reali e li hanno sostituiti con le illusioni e spesso con la disperazione. Riformare significa, nel gergo popolare, migliorare e non affossare un popolo con insignificanti illusioni.

Photo: Palazzo Chigi, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.6) 30 luglio 2014 11:24

    La politica che stiamo vedendo è una delle peggiori da tanti anni: un grazie di cuore a tutti coloro che votano PD.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 30 luglio 2014 11:43

    Condivido in pieno sia il contenuto che il tono dell’articolo.
    Questo Paese ora ha una sola priorità: togliersi dalle spalle la classe politica corrotta e parassita che lo sta portando alla rovina.

    Non tutti i politici sono corrotti e parassiti, ma il sistema di potere che si è andato costituendo in questi ultimi decenni impone a tutti i politici una scelta: o associarsi con i corrotti e i parassiti o essere confinati nella marginalità. Molti scelgono la prima opzione sperando forse di riuscire a cambiare il sistema, ma nessuno finora è riuscito a cambiare nulla dall’interno.

    Ultimo degli esempi è Corradino Mineo: espulso dalla commissione Affari Costituzionali per volontà del Capo Supremo, Matteo Renzi, che non tollera dissidenti e disfattisti in Parlamento, del tutto indifferente al dettato costituzionale che vuole il parlamentare libero da vincoli di mandato.

    Forse Mineo si illudeva di cambiare il Sistema dall’interno, ora ha scoperto che non può farlo.

    L’unica arma efficace per liquidare la corruzione, che ormai è diventata Sistema, la hanno in mano i cittadini elettori.
    Possono cambiare le cose solo loro: non saltando nessuna elezione e non votando più per quei partiti e per quelle persone che costituiscono l’ossatura del sistema corrotto che governa il Paese.

    Votare sempre; non votare mai per i partiti maggiori o per i loro alleati; cambiare scelta ad ogni votazione.

    Se la maggioranza degli elettori adottasse questo metodo il Sistema sarebbe sgretolato in breve tempo.

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