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Le proposte del governo per rilanciare crescita e UE

Lo scontro tra Renzi, l’UE e la commissione Juncker è già un lontano ricordo. Chi credeva di poter contare su un premier finalmente in grado di battere i pugni sul tavolo per difendere gli interessi dell’Italia deve amaramente ricredersi. Neanche il tempo di metabolizzare l’idea che si ritorna alla vecchia solfa: un’Europa ingombrante e un governo incapace di far sentire la propria voce. A dire il vero i più diffidenti sospettavano fin da subito che si trattasse di uno scontro farlocco, apparente. Alzare un polverone solo per clamore mediatico, in perfetto stile Renzi. Il capo del governo è abituato a guidare il paese a colpi di slogan e tweet e quello del muro contro muro con l’Europa è un argomento che, da questo punto di vista, può essere molto vantaggioso. Peccato però che il paese si ritrova con gli stessi problemi di sempre e senza alcun margine di miglioramento all’orizzonte.

In un clima poi di totale sfiducia nelle istituzioni europee, dimostratesi quasi sempre inutili nel fronteggiare i problemi di questo tempo, leggere le ultime proposte in favore di una maggiore integrazione comunitaria suona quasi come una presa in giro. Nei singoli stati membri cresce a dismisura la sfiducia nell’Europa e la risposta sembra essere paradossalmente più Europa. La cosa curiosa è che ad avanzare queste proposte sia proprio l’Italia, che dalla UE nei momenti del bisogno ha ricevuto solo porte sbattute in faccia. Quando si dice non c’è mai limite al peggio.

Pare che il governo italiano abbia proposto un pacchetto di riforme per rilanciare la crescita e l’Unione Europea. Il pacchetto in questione prenderebbe il nome di position paper, tanto per non tradire la moda di chiamare ogni cosa in lingua inglese. Da quanto si apprende Renzi e Padoan avrebbero dato il via libera all’istituzione di un super ministro delle finanze europee, dotato di un proprio bilancio che gestirebbe tutta l’economia dell’Eurozona. Una mossa che, secondo il parere di chi scrive, non farebbe altro che aggravare il burocratismo già eccessivo degli apparati comunitari; senza valutare l’impatto che potrebbe avere sulla sovranità nazionale degli stati membri, che negli ultimi anni è diventato uno dei temi più sensibili nel dibattito politico. Ma non è tutto.

Tra le altre proposte c’è anche quella di trasformare l’ESM, il fondo salva stati, in un Fondo Monetario Europeo e una maggiore integrazione bancaria dell’area euro. Non poteva mancare il tema della politica migratoria che coinvolge l’Italia in particolar modo. A tal proposito Palazzo Chigi propone una politica migratoria comune e distribuita, senza però mettere in discussione il trattato di Schengen, anzi prevedendo un suo rafforzamento. Una gestione collettiva delle frontiere europee e più risorse per fronteggiare un allarme umanitario senza precedenti; risorse che potrebbero essere finanziate anche con l’emissione di Eurobond.

Queste sono, in linea generale, le riforme di cui l’Italia si fa portatrice. Il timore è che siano sostanzialmente inutili per cambiare in maniera radicale questa Europa; anzi vanno proprio nella direzione opposta, ovvero a consolidare un sistema europeo che non è stato capace di fronteggiare e risolvere nessuno dei grandi problemi di cui si discute da anni, mentre è molto attivo in tematiche secondarie che possono essere lasciate tranquillamente alle competenze dei singoli stati membri. Infine il sospetto che si tratti dell’ennesima trovata mediatica e propagandistica di Renzi è sempre dietro l’angolo.

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