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La partecipazione politica femminile

Sono ormai diversi anni che sentiamo ripetere, in modo talmente insistito da risultare quasi ossessivo, che nel nostro Parlamento e nelle istituzioni ci sono poche donne.

Normalmente, quando ci si trova di fronte ad un fenomeno documentato da un semplice conteggio numerico, oltre a prenderne atto ci si dovrebbe interrogare sulle cause del fenomeno stesso.

 

Dentro al fiume della politica, invece, non si guarda tanto per il sottile e non si ritiene utile arrivare ad una migliore comprensione del fenomeno; si ritiene, al contrario, doveroso provvedere al “ripascimento” femminile dell’ambiente a viva forza, ignorando deliberatamente le possibili cause come se esse non contassero affatto.Se, ad esempio, in un grande fiume si riscontra una scarsa presenza di pesci, normalmente non ci si limita a denunciarne l’assenza cercando di ripopolarlo a tutti i costi, ma si mettono in opera le possibili indagini scientifiche per trovare delle spiegazioni fondate ed, eventualmente, dei rimedi ragionevoli.

 

Il primo e fondamentale interrogativo che ci si dovrebbe porre è, infatti, se la scarsa presenza femminile in Parlamento corrisponda ad una minor partecipazione generale delle donne alle vicende pubbliche e, quindi, ad un disinteresse “ordinario” della donna media per questo genere di affari.

Nessuno si chiede come mai tra piloti, meccanici ed ingegneri della formula uno non si trovi una donna che sia una; si dà per scontato che si tratti di un prevalente interesse maschile e che, quindi, la donna media se ne disinteressi in quanto attività che non corrispondono alle proprie inclinazioni naturali.

Nel caso della partecipazione politica, invece, questi elementari principi di buon senso perdono di valore e tutto ciò che ad alcuni/e basta sapere è che il dato numerico non corrisponde all’obiettivo prefissato della parità statistica, senza starsi a dare troppe ed ulteriori spiegazioni.

 

Ulteriore problema è che, anche quando c’è chi si pone un certo tipo di domande, se le risposte ottenute non risulteranno in linea con la tesi preconcetta della “discriminazione femminile”, tanto le domande quanto le risposte trovate saranno occultate dietro ad una cortina di omertoso, imbarazzato silenzio.

 

Quanti sono al corrente, infatti, che l’ISTAT ha condotto una specifica ricerca sulla partecipazione politica e quanti hanno saputo, per via mediatica o in qualunque altro modo, dei risultati così ottenuti?

 

Stefania Prestigiacomo

Anche questa ricerca – come quelle sulla violenza e le molestie sessuali – è stata commissionata a suo tempo dall’allora Ministero per le Pari Opportunità (oggi Dipartimento) allo scopo di avvalorare la tesi della discriminazione femminile.

Contrariamente a quelle ricerche, manipolate metodologicamente per ottenere i risultati voluti, questa però non si è prestata ad alcun tipo di manipolazione essendo strutturata su un questionario rigido ed oggettivo; contrariamente a quelle ricerche che vennero sparate sulle prime pagine di tutti i giornali e da tutti i media come una notizia destinata a produrre uno shock sociale, di questa non si ebbe alcuna risonanza giornalistica.

 

Il perché è presto detto: quella rilevazione, che fotografava l’Italia del 2005 (quindi, non molto diversa dall’attuale), metteva in chiara e lampante evidenza un disinteresse diffuso del mondo femminile nei confronti della politica.

O, per dirla più direttamente, la sostanziale e prevedibile consequenzialità logica tra bassa partecipazione femminile media alle cose della politica e scarsa presenza femminile tra i banchi del Parlamento.

 

Questa fatto è tanto vero che la stessa Linda Laura Sabbadini – direttore pro tempore dell’ISTAT nel ramo di ricerca – fu costretta a parlare, forse obtorto collo, di «differenze marcate» nel rapporto che uomini e donne hanno, appunto, con la vita politica, esprimendosi ancora più esplicitamente con questi termini: «Nonostante le donne di oggi studino e lavorino molto più che in passato, i dati suggeriscono chiaramente come la politica venga percepita da molte donne come una dimensione lontana dai propri interessi.»

Ecco qualche dato a conforto, estratto dalle tavole dei dati che compendiano i risultati, liberamente consultabili ai rispettivi link:

se la percentuale degli uomini che non si informano mai di politica è pari al 16,9% della popolazione, quella femminile è pari al 32,1%

se la percentuale degli uomini che si informano tutti i giorni di politica è pari al 39,4% della popolazione, quella femminile scende al 26,3%

se la percentuale degli uomini che non parla mai di politica è pari al 24,1% della popolazione, quella femminile è pari al 43,6%

se la percentuale degli uomini che aveva partecipato ad un comizio negli ultimi 12 mesi dalla rilevazione era pari al 9,3% della popolazione, quella femminile scendeva al 4,6%

se la percentuale degli uomini che svolge attività gratuita per un partito è pari al 2,6% della popolazione, quella femminile scende allo 0,8%

 

La mole di dati, disaggregati per età, occupazione, posizione sociale e residenza geografica fornisce ulteriori e più accurati elementi di analisi; tuttavia, già queste risultanze fotografano, con percentuali doppie o più che doppie, ciò che tutti già sapevamo per intuitiva esperienza comune.

 

Particolarmente indicativo, però, dello spirito con il quale è stata condotta questa ricerca – fallimentare, del resto, per gli scopi implicitamente perseguiti - è il primo item con il quale il questionario è stato proposto.

 

Prima ancora di capire cosa tenesse le donne lontane dalla politica – ossia la loro stessa indole – si chiedeva l’opinione su come dovrebbe essere la percentuale di donne nel Parlamento e motivo per cui la percentuale dovrebbe essere più alta; a tale scopo sono state indicate alcune risposte precostituite tra cui:

- le donne devono essere maggiormente rappresentate

le donne hanno delle qualità che le rendono più capaci degli uomini

- le donne portano più idee nuove, punti di vista diversi

- le donne conoscono meglio alcuni problemi

 

Ovviamente, l’eco di queste "opinioni soggettive" ha avuto il sopravvento sull’oggettività del resto della ricerca, tanto che continuiamo a sentirlo – con tutto il suo carico di vittimismo femminile inalterato – ancora oggi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.85) 28 giugno 2011 14:57

    Ma tu stai proprio male!
    Chi dedica tanto tempo a remare sempre contro lo stesso soggetto deve avere qualche turba psicologica non indifferente.
    Hai provato la psicoterapia?
    AIUTO ... magari sei svenuto perche’ dal nome penserai si tratti di una donna ... AHAHAH!!!

    IN BOCCA AL LUPO ... non dovrebbe spaventarti ... il sostantivo e’ maschile ... ma tu (ovviamente) ti concentrerai sula bocca che e’ sostantivo femminile ... e ... MAMMA (scusa ... PAPA’) LI TURCHI!!!

    • Di iulbrinner (---.---.---.2) 28 giugno 2011 15:11

      Credo che ci sia qualcosa che ti preoccupa nelle mie idee, altrimenti non staresti qui a fare banali esercitazioni di tifoseria avversa.

      Prima di occuparti di eventuali problemi degli altri occupati dei tuoi, che mi sembrano molto più conclamati.
    • Di (---.---.---.85) 28 giugno 2011 15:46

      "Tifoseria avversa"? Ma ti leggi quando scrivi? Sei il maestro dell’avversita’ ... e solo mono-tona!

      Hai ragione per una cosa. Sicuramente le tue idee sono preoccupanti. Il tuo e’ razzismo. E del razzismo ci si deve preoccupare.

      Tu invece sei preoccupato del confronto, dell’integrazione tra uomo e donna ... che si ha in situazioni normali. Capisco che non e’ la tua e per questo ti consigliavo la psicoterapia ... e immaginavo la reazione.

      Le tue sono idee pericolose e che dis-educano, negando la ricchezza dell’alterita’ e diversita’. Sono le stesse idee che hanno portato alla discriminazione e violenza contro le donne per tutti questi secoli (come altri razzismi hanno portato ad altrettante violenze). Un desiderio di ritorno a un passato ... molto, molto preoccupante.

  • Di paolo (---.---.---.87) 28 giugno 2011 15:15

    Sai che ti leggo con piacere Iul , anche se , è un giudizio personale ,sei fortemente a rischio misoginia dal momento che le tue conclusioni inevitabilmente tendono ad un confronto valoriale tra uomo e donna , dove la donna risulta puntualmente soccombente .

    Per esempio nelle considerazioni che tu fai in questo articolo dici una cosa sacrosanta quando affermi il principio che le donne devono essere elette se danno prova di "valore politico " e non semplicemente in quanto tali (quote rosa) . Lo giustifichi dicendo che cosi’ come avviene in molti campi , per esempio la formula1 , l’assenza di donne è un fatto naturale e nessuno lo trova strano .Considerazione che nulla ha a che vedere con la rappresentanza politica . Vale come se dicessi che tutte le insegnanti delle materne sono donne e non uomini .Chiaro che ogni settore discrimina le peculiarità maschili o femminili .
    Ma la politica è soprattutto un’altra cosa , è rappresentenza , per cui non devi porti il problema se una donna vale quanto o più o meno di un’uomo , devi accettare che le donne rappresentino le donne e che non debbano essere solo gli uomini a rappresentare tutti , dal momento che le sensibilità e le peculiarità sono diverse . Se poi sono valide possono anche rappresentare gli uomini , cosi’ come uomini validi possono rappresentare anche le donne .Quindi un parlamento equilibrato dovrebbe essere composto da tanti uomini quanto donne .
    Un parlamento di quasi soli uomini , anche nell’ipotesi di scelta valoriale, non è giustificabile perchè discrimina la maggioranza del genere umano e se permetti , mia considerazione , la parte migliore . 

    • Di iulbrinner (---.---.---.2) 28 giugno 2011 15:44

      In realtà, caro amico, il confronto valoriale tra uomo e donna è in atto da tempo e non vede gli uomini nella veste di aggressori ma in quella di aggrediti.

      Sono stati dati diversi nomi a questo confronto antagonistico voluto dal femminismo, che rispondono al nome di male-basghing o pestaggio morale antimaschile o, ancora, sono state riesumate teorie della razza superiore, che ascoltiamo ogni volta che si magnificano le qualità femminili e si denigrano quelle maschili in modo generale ed indiscriminato.
      Sotto questo aspetto, direi che tu rovesci la realtà delle cose osservando misoginia laddove ad essere dilagante e priva di freni è una misandria estremamente diffusa.
      E’ questa caduta etica e questo rovesciamento del senso delle cose che mi spinge a militare nella "questione maschile", che è, seppure a livello ancora embrionale, un fermento sempre più vivo, destinato a coinvolgere sempre più persone.
      In ordine al tema della rappresentanza mi sembra che la tua posizione rifletta fedelmente la forzatura di molti; quella di ritenere la rappresentanza politica espressione di interessi di categoria sessuale, laddove, invece, la rappresentanza politica - affidata ai partiti o ai movimenti di pensiero - è espressione di un insieme coerente di valori condivisi nel quale l’appartenenza ad un sesso o a un altro non ha alcun significato.
      Come non dovrebbe averne la razza, il credo religioso, l’età, il livello socio-culturale e tutte quelle prerogative della persona che ne qualificano la singolarità, nella differenza soggettiva dagli altri.
      Non ha senso una rappresentanza politica degli interessi femminili, a meno di pensare che essa debba affermarsi a danno di quelli maschili.
      Io credo che la rappresentanza politica non dovrebbe avere finalità settoriali o antagonistiche; semmai, sin dove possibile, rappresentare valori e ideali dotati di una relativa universalità.
      Non è affatto un caso, in questo senso, che le donne in politica sembrano volersi e doversi occupare sempre, solo e in via prioritaria dei problemi delle donne, come se esistessero solo quelli.
      In ultimo, quando suddividi il genere umano in due metà e ritieni che quella femminile sia migliore di quella maschile, partecipi anche tu di quel razzismo strisciante e ovattato di rosa che alligna nella nostra cultura di fondo.
      Se tu sostituissi i termini uomini e donne con bianchi e negri o con ariani e non ariani otterresti il medesimo risultato manicheo.
    • Di (---.---.---.85) 28 giugno 2011 15:54

      E pretendi anche di fare la morale ... dopo che ogni tuo discorso e’ colmo di manicheismo razzista ... bastasse che leggessi il titolo che hai dato al tuo articolo (evidente programma del resto).

    • Di (---.---.---.224) 29 giugno 2011 23:38

      quando dici che le donne debbono essere rappresentate ( quasi forzatamente) da donne...sembra quasi che implicitamente tu ritenga gli uomini completamente diversi dalle donne quasi come se appartenessero ad un’altra specie animale...già quì non ci siamo mica tanto...

  • Di paolo (---.---.---.4) 28 giugno 2011 16:40

    No Iul , non mi riferivo alla difesa di interessi particolari associabili al genere femminile ,mi riferivo alle diverse sensibilità e alla diversa prospettiva con le quali le donne guardano il mondo .

    La percezione del valore della vita è totalmente diverso nelle donne rispetto agli uomini . Non è un caso che gli uomini ammazzano con discreta facilità e le donne no e sai perchè? perchè le donne procreano con un’atto che vede l’uomo partecipare , con propria soddisfazione , soltanto nella parte iniziale e se vogliamo la meno dispendiosa.
    Quindi non è questione di sessismo se dico che le donne sono differenti dagli uomini , non solo biologicamente ma anche intellettualmente .
    Tu stesso sei un sostenitore , in altro tuo articolo su questo blog (che io ho in linea di massima condiviso ), che le influenze biologiche sono determinanti nella formazione della personalità , e allora come puoi pensare che ciò non si rifletta anche in politica .
    In altre termini ,donne uomini e donne sono diversi ma complementari , non ha senso metterli a confronto . E su quali valori poi li mettiamo a confronto , quelli maschili come è avvenuto finora sempre in politica ? hanno prodotto soltanto donne che scimmiottano gli uomini .
    E per favore lascia perdere il vittimismo maschile , la storia ci dice altro e in giro per il mondo ci sono situazioni cosi’ eclatanti che dovrebbero farti riflettere .

    ciao
     
    • Di iulbrinner (---.---.---.2) 28 giugno 2011 16:55

      Ma, infatti, nell’articolo io non metto a confronto una gerarchia di valori umani ma semplicemente quelle differenze che sono a base della diversa partecipazione politica delle donne rispetto agli uomini.

      Nonostante questa evidente diversità di approccio, però, si continua a sostenere la necessità di un riequilibrio della "rappresentanza"; sulla cui inesistenza logica non mi ripeterò.
      Allora si tratta di decidersi su un semplice punto: c’è qualcuno che ostacola l’accesso in politica delle donne, discriminandole - come a molti piace dire - dalla stanza dei bottoni?
      O c’è semplicemente un deficit di donne perché meno interessate e meno disponibili all’impegno politico?
      Il tema era questo e i valori umani in contrapposizione non ce l’ho messi davvero io; semmai il contrario a leggersi bene.
      Ti saluto
  • Di paolo (---.---.---.4) 28 giugno 2011 17:54

    A proposito Iul e poi finisco , lascia perdere il femminismo ,come tutti gli ismi è un aspetto degenerativo .

    Semmai si può giustificare come una presa di coscienza delle donne ed un tentativo di mettere i rapporti su un piano di parità.Se erano uomini avrebbero scatenato una guerra .
    Perciò non confondere una femminista con una donna .Guardati in giro , vedi tutte donne assetate di rivincite sull’uomo ? Io vedo ,per lo più , donne che tirano avanti con grande dignità e senso del sacrificio assolutamente sconosciuto a molti uomini e poi mi basta l’immagine di Scilipoti o di Stracquadanio (che vedo a destra dell’articolo) per giustificare anche una Santanchè qualsiasi(limite estremo). 
    In conclusione i confronti , se si devono fare , si fanno tra persone e non tra sessi altrimenti rischi di essere bastonato come ha fatto xxx.85 (giustamente) . 

    • Di iulbrinner (---.---.---.2) 28 giugno 2011 18:58

      Non confondo nulla, il femminismo sarà pure un fenomeno degenerativo ma esiste, sia sul piano politico, che su quello accademico-culturale, che su quello ancora dell’ordinario senso comune.

      Non si capisce perché, in nome di chi o di cosa, tutte le posizioni politiche siano discutibili tranne quello.
      I confronti non li faccio tra persone - me ne guardo bene - ma tra idee, di cui le persone sono portatrici (più o meno libere).
      Se, poi, il confronto della tua amica bastonatrice ti sembra un confronto sulle idee - e non, piuttosto, sulla persona - allora il rovesciamento di senso assume connotazioni spettacolari e grottesche.
      Comunque, quel tipo di "bastonature alla persona" - con sprezzo per il confronto delle idee e per i contenuti -sono senza capo né coda, mi lasciano del tutto indifferente e mi fanno dormire sonni più che tranquilli.
      Cosa che non sembra potersi dire né per lei né, a quanto sembra, per te.
  • Di (---.---.---.252) 29 giugno 2011 21:37

    FACCIO I MEI COMPLIMENTI ALL’AUTORE DELL’ARTICOLO

     

    NON SE NE PUO’ PIU’ CON QUESTA CAZZO DI FORZA SULLE DONNE

     

    BRAVOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

    BRAVOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

     

    BRAVOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

     

    UN ARTICOLO CONTROCORRENTE AL REGIME ROSA. SEI UN EROE... DI PIU’ SEI IL MIO IDOLO. FINALMENTE UNO CHE HA IL CORAGGIO DI PARLARE

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