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La legge – e la retroattività – non sono uguali per tutti

Vorrei innanzitutto porre una riflessione: se un cittadino viene giudicato colpevole in tutti i gradi di giudizio, deve pagare la pena inflitta o no?

È una domanda bizzarra, dal momento che il nostro sistema legislativo – salvo alcuni casi specifici – prevede inderogabilmente che, se un cittadino si vede confermare una pena e se questa pena non rientra nelle eccezioni che ne rendono nulle o quasi le applicazioni, ebbene: la pena viene applicata. Senza se senza ma.

È questo un tema che erode la pazienza di molti nel nostro Paese, fra cui la sottoscritta. In Italia – non dimentichiamolo – abbiamo potuto vivere e subire “delizie democratiche ” quali il Lodo Alfano che prevedeva la sospensione di tutti i processi in corso che vedevano protagonista Silvio Berlusconi.

Una proposta di Legge del genere – votata a larga maggioranza dalla commissione affari costituzionali del Senato il 19 ottobre del 2010 - per il solo fatto di esser stata cogitata, doveva a suo tempo essere denunciata dai cittadini italiani alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha sede a Strasburgo ed è la stessa cui si è rivolto in queste ore – tramite il suo stuolo di avvocati – lo stesso Silvio Berlusconi per invocare una “giustizia” su quella che a suo parere e a parere dei suoi sottoposti di partito e anche di alcuni sostenitori politici, viene considerata “la grande ingiustizia”.

Ma non basta: oltre al Lodo Alfano, la stessa Commissione ne approvò anche la retroattività: significava quindi che, qualsiasi procedimento giudiziario a carico di Silvio Berlusconi, intrapreso anche prima dell’assunzione della carica di Primo Ministro, veniva di fatto cancellato. Un vero atto di Democrazia. Ma a senso unico e di conseguenza, espressione diretta di un regime dittatoriale travestito da Repubblica Democratica.

Per le solite ragioni, che ormai fanno anch’esse parte della tradizione italiana come l’albero a Natale e l’uovo a Pasqua, gli italiani non solo non hanno denunciato il Lodo Alfano come gravissimo attacco alla Democrazia, ai fondamenti di eguaglianza e di dignità (così come prevede la più dibattuta Costituzione che è quella italiana) ma la realtà dei fatto è che in pochissimi hanno realmente capito il contenuto del Lodo Alfano, altri hanno sostenuto la sua approvazione ed altri ancora erano molto probabilmente presi da altre importantissime questioni, come andare allo stadio a vedere il Derby o progettare la prossima vacanza in qualche atollo extracomunitario per poi tornare in patria a sputare sugli extracomunitari. È la coerenza tipicamente italica.

Molti degli stessi che sostenevano - senza nemmeno capirne la ragione – il Lodo Alfano, sono coloro che sostengono a gran voce i criteri di Democrazia. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una tipica versione schizofrenica italiana su come le cose nel nostro paese vengono assimilate da una parte della popolazione. Ma molti ancor oggi, vorrebbero contemporaneamente l’applicazione del Lodo Alfano e della Democrazia mentre parlano di applicazione della Libertà e della Costituzione…

Tornando ai nostri giorni, ci troviamo in una delle solite situazioni all’italiana: c’è un condannato con condanna passata in giudicato. Secondo le nostre leggi non può usufruire di alcun tipo di agevolazione sulla pena inflitta.

Ecco quindi insorgere tutto il PdL che grida all’attacco politico, alla negazione della Democrazia, all’odio immotivato nei confronti di una “vittima innocente” alla realizzazione di un vero e proprio complotto ordito al solo fine di scacciare il “povero” Silvio” dalla scena politica nazionale: una persecuzione frutto di cattiveria, invidia e persecuzione.

La bizzarria che si aggiunge alla bizzarria, è che spesso mentre qualche esponente del Popolo della Libertà grida alla persecuzione contro Berlusconi, invariabilmente ha un foglietto in mano con su scritti – con precisione assoluta – i centinaia di provvedimenti giudiziari che negli ultimi 20 anni hanno visto protagonista il loro leader politico. Ciò dovrebbe semmai far capire che se un solo uomo è riuscito in un così breve lasso di tempo a collezionare cotante inchieste, molte prescrizioni (…) e qualche condanna definitiva, un motivo ci sarà. Invece, imperterriti, portano tale lista a riprova della persecuzione in atto da un ventennio, senza mai cedere di un millimetro al dubbio che, persino certi cittadini ascoltatori televisivi di centro destra, ma fra i più appassionatamente sostenitori di Berlusconi, qualche dubbio ogni tanto se lo fanno venire.

Per ultimo, ma non per finire, la minaccia costantemente palesata in special modo negli ultimi tempi di far cadere il Governo nel caso in cui si fosse ostacolata la “democratica” condizione di lasciar libero e perennemente Senatore un uomo che ormai ha fatto parlare di sé negli anni più per le rocambolesche situazioni giuridiche, spesso al limite dell’assurdo, che per lo sviluppo di progetti e politiche utili in qualche modo alla nazione che per diversi anni – e persino tutt’ora – si è trovato a “governare”.

La cosa che dovrebbe far saltare tutti dalla sedia, nello scriteriato e ambiguo criterio di “liberalità democratica” di certi pidiellini, è che la parola “retroattività” in Italia – riferita ovviamente al nostro ordinamento giuridico – presenta parecchie spine, dure da estirpare.

Non so quanti di voi sanno ad esempio, che da anni alcuni legislatori tentano vanamente di rendere possibile la retroattività su questioni davvero sensibili per molti cittadini italiani ma le cui proposte non vengono nemmeno calendarizzate

Uno di questi esempi è il vero errore giudiziario. Nel caso in cui un cittadino sia vittima di un errore giudiziario e finisca in galera – in questo caso statene certi: in galera si finisce “democraticamente” – anche in alcuni casi per un lungo periodo e poi venga addirittura riconosciuto estraneo ai fatti contestati, ebbene questo cittadino difficilmente si vedrà riconoscere un risarcimento dallo Stato, dal momento che la Legge attualmente in vigore relativa a questo tema, introdotta col nuovo Codice di Procedura Penale del datato 1989, non prevede la retroattività che consentirebbe in giustissimo risarcimento dei danni subiti.

La nostra Costituzione all’art. 25 punto 2 recita: “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso” ed è riferito all’ordinamento penale. Qualcuno a questo punto si starà dicendo: “Ma io ricordo, mi sembra di ricordare che nel nostro Paese esistano leggi che possano essere retroattive”. Bingo! Verissimo. Pur se possa sembrare che la nostra Costituzione non permetta che una Legge possa essere retroattiva, negli ultimi anni è lasciata libertà di realizzare Leggi con effetto retroattivo al Legislatore.

Sapete in quali casi? Quando si parla di leggi amministrative, tributarie e previdenziali. Quelle che, ovviamente, ricadono sempre e comunque su un’eventuale mancanza dei cittadini nei confronti dello Stato e in ambito economico. E se è pur vero che queste retroattività - previste solo in seno alle norme civili amministrative – dovrebbero assolutamente tener conto della “capacità contributiva del cittadino” così come previsto dall’art. 53 della solita Costituzione Italiana, la realtà dei fatti – e ne abbiamo avuto moltissimi esempi negli ultimi anni – è che dell’effettiva capacità contributiva dei cittadini allo Stato importa meno di un fico ammuffito.

Non so come andrà a finire la querelle berlusconiana. Vorrei veder finire e per sempre, questa sequela di ingiustizie civili e morali, che da troppi anni hanno reso possibile la realizzazione della peggiore tipologia di dittatura nel nostro paese, inattaccabile perché tutti coloro che dovrebbero essere i nostri rappresentanti al governo degli ultimi decenni, usano come arma una parola: Democrazia. 

 

Foto: Sel/Flickr

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