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La legge Fornero influisce sul calo delle nascite

Da un recente studio di Bankitalia è emerso che il progressivo innalzamento dell’età pensionabile incide sui tassi di fecondità contribuendo al calo delle nascite. 

Quindi, le riforme previdenziali degli ultimi decenni, varate per contenere la spesa pubblica, hanno influito anche sulla crescita demografica. Un fenomeno che riguarda quasi esclusivamente i Paesi dell’area Mediterranea, mentre è pressoché nullo nell’Europa Continentale e nei Paesi del Nord, dove, le politiche di welfare sono più efficaci e i servizi all’infanzia più economici. Questo studia ci fa ricordare l'importanza dei nonni per i nipoti. Importanza ridotta se per lavorare bisogna emigrare e ancora più ridotta da quando i nonni devono lavorare sono a sessantasette anni. Aggiungiamo che nelle famiglie di alcuni decenni fa una certa importanza lo avevano anche le zie, magari non ancora sposate. Negli ultimi decenni le zie sono quasi scomparse perché le famiglie sono a figlio unico. Sembra un cane che si morde la coda.

Commenti all'articolo

  • Di Gregorio Scribano (---.---.---.176) 19 ottobre 2023 12:03
    Gregorio Scribano

    Di riformare le pensioni e di abrogare l’ignobile legge fornero non ne parla più nessuno, nè la stampa, nè i sindacati, nè l’opposizione, nè tantomeno chi dovrebbe varare una necessaria e indispensabile revisione del sistema previdenziale, ovvero il governo.

    Lorsignori dicono che i soldi per pagare le pensioni non ci sono, quando invece piovono milioni e milioni di euro sui loro stipendi e su quelli dei loro amici e degli amici degli amici, per non parlare della montagna di soldi buttati e sprecati inutilmente e dei miliardi mai incassati dagli evasori fiscali.

    Lorsignori dicono che a causa della denatalità - pretenderebbero, forse, che le famiglie moderne sfornassero una dozzina di figli come si faceva cento anni fa!? - non ci sarebbero abbastanza giovani lavoratori a versare i contributi per consentire il pagamento delle pensioni ai più anziani, quando poi costringono i nostri ragazzi a poltrire sul divano o a fuggire all’estero.

    Una cosa è certa: non si può andare in pensione a 70 anni, ovvero ad un passo dalla ‘fossa’, nè si può affrontare la vecchiaia con un assegno pensionistico di gran lunga inferiore alle ultime retribuzioni.

    E senza andare a scomodare quelli delle pensioni baby, non è giusto penalizzare i prossimi pensionandi rispetto a chi fino a ieri è uscito dal mondo del lavoro con un massimo di 65 anni di età e uno stipendio di qualche manciata di euro in più rispetto all’ultima busta-paga, perchè al netto delle ritenute previdenziali!

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