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La destra e la logica malsana dei parassiti

La cancellazione del reddito di cittadinanza a oltre 160mila famiglie, avvenuta con un semplice messaggio telefonico, testimonia la superficialità con cui la destra tratta i poveri, liquidandoli senza tante spiegazioni. L'abolizione della misura è stata dettata dal desiderio di lasciare mano libera ai datori di lavoro contro i cosiddetti “scansafatiche”. 

I giornali di regime esultano e pubblicano notizie secondo cui, dopo l'annullamento del sussidio pentastellato, sono aumentate le assunzioni nel settore turistico. Senza però pubblicare dati e senza nemmeno dire, per ovvie ragioni, con quali stipendi, perché meglio non disturbare gli imprenditori a caccia di lavoratori da pagare 3 euro l'ora. 

La destra da tempo sta lanciando il messaggio che per aiutare l'economia bisogna innanzitutto liberare il Paese dai parassiti. Come diceva l'ideologo della Lega Nord, Gianfranco Miglio: “Il grado di civiltà politica di un Paese dipende dal modo in cui si riesce a limitare la quantità e la presenza dei parassiti. I parassiti sono nella società come sono sugli animali. Se i parassiti crescono al di là di un certo numero l’animale muore. E muore la società". 

La teoria dei parassiti da debellare appartiene al triste armamentario della destra che, piegandosi ai voleri delle lobby economiche, considera i percettori del reddito di cittadinanza delle fastidiose zecche da cacciare da una società sana. Poco importa che si tratti di un’interpretazione malata del funzionamento di un sistema capitalistico che punta a mantenere intatta l’assetto classista della società, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. 

Se questa destra può fare il bello e il cattivo tempo in un Paese sottoposto a logiche finanziarie speculatrici e sfruttatrici lo si deve anche a una sinistra che da tempo ha smesso di fare la sinistra, spalleggiando la classe dei lavoratori. Solo negli ultimi tempi si è resa conto che bisognava mettere di nuovo al centro dei programmi politici quei poveri rimasti ai margini del sistema a cui fa comodo trarre profitti sfruttando lavoro e lavoratori.

La destra si alimenta di questa guerra contro i poveri, perché dai ricchi racimola consensi, sostegno, voti e soprattutto finanziamenti. In questo senso, suona grottesco il calcolo della ministra del Lavoro Calderone secondo cui fra le persone private del reddito vi sarebbero 112mila “attivabili”. Come? A quali condizioni dovranno sottomettersi se il governo ha negato loro anche l'aumento del salario minimo per rendere dignitoso un lavoro?

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