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“La corruzione non è un destino”: intervista a M.T. Brassiolo di Transparency International

Si parla molto e si fa poco, così “la corruzione dilaga”, come alcuni giorni fa ha affermato il presidente della Corte dei Conti. Tutti gli italiani ne sono a conoscenza ma sembrano accettare il fenomeno come fosse “un destino ineluttabile”.

Pochi hanno capito che il conto del fenomeno è salato ma chi lo paga sono sempre i contribuenti onesti. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e vanno dai servizi essenziali non adeguati, come sta accadendo per la sanità, al ridimensionamento della spesa per l’educazione o alla mancata manutenzione del patrimonio archeologico e ambientale.

E c’è anche un altro aspetto meno noto ma collegato con la corruzione: la contrazione degli investimenti provenienti dall’estero e quindi preziosi posti lavoro che si perdono perché è evidente che nessuno è disposto a spendere in un paese che richiede “mazzette” a ogni passo o scambi di posti di voti. Tutto già scritto.

Per capire meglio gli effetti di una catastrofe “evitabile” abbiamo posto alcune domande a Maria Teresa Brassiolo, tra i soci fondatori di Transparency International e presidente della Sezione italiana, che ha fatto della lotta alla corruzione una vera e propria missione.
 
Presidente, The Global Journal ha classificato Transparency International al 16° posto al mondo tra le migliori cento ONG, le Organizzazioni Non Governative. E’ un risultato meritato che premia il vostro lavoro, troppo spesso ignorato dai mezzi di comunicazione. Ci può dire perché “la corruzione è un sistema culturale"?
 
La corruzione diventa “sistema culturale”, cioè sistemica e permeante ogni ambito del sistema Paese, soprattutto in quei contesti, come l’Italia, dove l’educazione civica non viene considerata una priorità e una necessità. Il forte radicamento della corruzione nella nostra società implica infatti la necessità di cominciare a lavorare “dal basso”, se si vogliono ottenere risultati duraturi, concreti e non effimeri. L’educazione come priorità dunque, per raggiungere il traguardo finale di una società più giusta, solidale e trasparente. 
 
I cittadini devono rendersi pienamente consapevoli di ciò che la corruzione rappresenta per una società e di quali siano i nefasti effetti che essa ha sulla vita politica, sociale ed economica: in questo periodo, più che mai, è necessario che tutte le forze politiche, le Istituzioni, il mondo imprenditoriale e la società civile si uniscano e lavorino insieme per raggiungere un obiettivo preciso: abbattere il livello di corruzione nel nostro Paese, diminuendo così i costi pubblici e quindi il debito, liberando allo stesso tempo risorse essenziali per quell’economia virtuosa che investe e crea lavoro certo e dignitoso. Se guardiamo anche ai recenti fatti accaduti sull’altra sponda del Mediterraneo - come ha dichiarato Huguette Labelle, presidente di TI - possiamo renderci facilmente conto di come la corruzione non sia un fatto ineluttabile, ma anzi come il contrasto ad essa possa rappresentare il “motore” per un miglioramento sociale più ampio.
 
TI stila una classifica delle nazioni sulla base di un Indice di Percezione della Corruzione o Corruption Perception Index (CPI) e un Indice di Propensione alla Corruzione o Bribe Payers Index (BPI) . Ci può spiegare la differenza?
 
Il CPI, è probabilmente il più conosciuto e accreditato indicatore globale della corruzione nel mondo: esso misura, come dice il nome stesso, la percezione che gli operatori finanziari hanno della corruzione nei vari Paesi del mondo (più di 180 nell’ultima edizione). Si basa su una serie di altri indici e survey, aggregando i diversi dati grazie ad una metodologia puntuale e migliorata di anno in anno (vedi qui): grazie a questa operazione è quindi possibile pervenire ad una classifica della corruzione percepita nei vari Paesi, ognuno dei quali ottiene un voto da 0 (totalmente corrotto) a 10 (totalmente trasparente). Il CPI prende in considerazione la corruzione percepita esclusivamente nel settore pubblico e, per via della metodologia utilizzata, i voti non sono comparabili nel tempo – cosa che spesso viene erroneamente fatta - ma solo le posizioni in classifica sono comparabili.
 
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CPI - Indice di percezione della corruzione
Tendenza Italia 2002-2011
 
L’indice di propensione alla corruzione, o BPI (Bribe Payers Index), intende invece valutare il livello di trasparenza o opacità delle transazioni economiche internazionali dei maggiori Paesi esportatori del Mondo. E’ quindi rivolto al settore privato e più specificatamente al problema della corruzione internazionale. Oltre a valutare i vari paesi in questo senso, il BPI offre anche una panoramica dei vari settori economici, classificati per la loro propensione al rischio di corruzione.
 
 Un terzo indice, sempre pubblicato da TI, che riteniamo molto importante anche per il suo valore “divulgativo” è il Barometro Globale della Corruzione: esso è un vero e proprio sondaggio (condotto nel 2010 su più di 90.000 interviste in 89 stati) che mette in luce il rapporto e i “sentimenti” della gente comune con la corruzione: ad essi viene infatti chiesto se hanno mai pagato tangenti, se ritengono il loro Paese corrotto o meno, quali tra le istituzioni politiche, economiche o sociali sono ritenute più corrotte.
 
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Barometro di percezione della corruzione
Realizzato dal 2003 da TI in collaborazione con Gallup International
 
Nell’Indice di percezione della corruzione l’Italia ha perso un paio di posizioni e ora si trova al 69° posto, dopo paesi come Turchia, Repubblica Ceca, Namibia. In cosa si traduce esattamente questa valutazione?
 
La valutazione negativa si traduce innanzitutto in una perdita economica per il Paese: è infatti assodato che un alto livello di corruzione, per quanto percepito, disincentiva e allontana gli investimenti esteri oltre, naturalmente, a gravare sulle casse dello Stato gonfiandone il debito pubblico. Non va nemmeno sottovalutato l’effetto che un così elevato livello di corruzione comporta per la credibilità del Paese, ciò - ancora una volta - incide negativamente sul potere contrattuale economico e politico a livello internazionale: più si è corrotti, meno si conta. Questi giudizi negativi che hanno contraddistinto il nostro Paese negli ultimi anni devono essere cancellati da un'efficace e rapida azione delle istituzioni politiche e governative, che devono al più presto dimostrare un reale interesse nel miglioramento della trasparenza e dell’integrità del Paese, per esempio approvando nel minor tempo possibile il ddl anticorruzione che giace da ormai due anni in Parlamento. Un segnale di questo tipo sarebbe utile, oltre che a migliorare la normativa, anche a dare un segnale ai cittadini: la corruzione non è un “male inevitabile”, se c’è la volontà la si può combattere.
 
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Corriere della Sera 17 febbraio 2012
 
Il professor Piga della facoltà di economia dell’Università di Roma Tor Vergata, in una recente intervista, ha auspicato per gli appalti pubblici la creazione di un’Agenzia anti corruzione delegata al controllo degli sprechi nonché un inasprimento delle sanzioni. Lei cosa ne pensa?
 
Gli appalti pubblici rappresentano ovviamente uno dei settori dolenti del nostro sistema, come dimostra la ricerca NIS - Sistemi di Integrità Nazionale, che pubblicheremo a breve (per altre nazioni vedi qui). Una concreta lotta alla corruzione non può non passare che da un miglioramento dei sistemi di prevenzione della corruzione negli appalti pubblici. Transparency International ha sviluppato uno strumento apposito, i cosiddetti Patti di Integrità, per dotare le amministrazioni e gli enti pubblici di un ulteriore strumento di salvaguardia e protezione contro i tentativi di corruzione negli appalti. Tale Patto, che va obbligatoriamente controfirmato da tutti i partecipanti alla gara, consente infatti a chi gestisce l’appalto di escludere automaticamente quelle aziende che non rispettino le norme di trasparenza e integrità contenute nell’accordo, permettendo addirittura di escutere immediatamente l’anticipo che l’azienda colpevole ha versato per partecipare alla gara.
 
I Patti di Integrità sono stati utilizzati con eccellenti risultati dal Comune di Torino per le Olimpiadi Invernali e dal 2002 anche il Comune di Milano ha deciso di applicarli. Certamente l’inasprimento delle sanzioni può essere un buon disincentivo verso quelle aziende che vogliono giocare sporco, ma riteniamo comunque più efficace l’approccio rivolto alla prevenzione del problema, per cui gli strumenti non mancano.
 
Con il premio Nobel Oscar Arias Sanchez, TI ha definito una sorta di decalogo di cosa è la corruzione. Si va dal fornire informazioni falsate o partigiane al votare un politico corrotto per ottenerne privilegi. Come TI intende promuovere la “cultura del giusto, del rispetto, della solidarietà partecipe”?
 
Una delle attività principali che Transparency International Italia conduce fin dalla sua fondazione, più di 15 anni fa, è quella rivolta all’educazione nelle scuole, nei licei e nelle università. Qualunque sforzo per combattere la corruzione risulterà infatti inutile se alla base non sussiste una coscienza civica che permetta al singolo individuo di effettuare una scelta etica e consapevole. La scuola rappresenta dunque uno dei luoghi privilegiati per la diffusione dei valori della nostra associazione: nell'anno scolastico 2008/09 risultavano iscritti alla scuola dell’obbligo 1.651.997 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 16 anni - circa il 3% della popolazione totale italiana - ed è indubbio che è proprio a questo segmento di cittadini, ancora in piena formazione, che ci si debba rivolgere per ottenere una auspicabile rivoluzione nei comportamenti.
 
Abbiamo quindi attivato diversi progetti rivolti a questo scopo.“Un percorso alla ricerca della legalità: la mia scuola adotta TI-It” è uno di questi e consiste in diverse lezioni ad hoc, preparate e svolte da personale dell’associazione in diverse scuole medie e superiori, in cui si trattano temi specifici che legano le materie di studio e la corruzione: si è analizzato il ruolo della corruzione in alcuni contesti storici (Storia), l’impatto della corruzione sul problema dell’accesso ai beni primari come alimenti e medicinali nelle zone più povere del pianeta (Geografia), le norme che regolano l’attività anticorruzione in Italia e a livello internazionale (diritto), e così via.
 
Quest’anno, nell’ambito di un progetto specifico sulla Green Economy promosso da Siemens Integrity Initiative, abbiamo introdotto il problema della corruzione nel settore “verde” presso l’Istituto Tecnico Floriani di Vimercate: alcuni degli oltre 1.500 studenti dell’istituto potrebbero trovarsi nel giro di pochi anni a lavorare proprio in questo settore, ci è sembrato quindi utile metterli da subito al corrente dei pericoli in cui può incorrere il settore, ma soprattutto di alcune buone pratiche utili ad evitare questi problemi.
 
E dunque le speranze per un’Italia normale, liberata dalla cappa della corruzione e dell’intrallazzo, sono riposte, secondo Maria Teresa Brassiolo, nei giovanissimi e nella mobilitazione della società civile. Brutte notizie invece dai piani alti dei palazzi del potere, quelli dove si prendono le decisioni, o meglio dove non si prendono decisioni. Infatti, neanche l’allarme della Corte dei Conti, che ha stimato il buco per le casse dello stato causato dalla corruzione in 60 Miliardi di euro l’anno, è riuscito a far approvare il “decreto anticorruzione”.
Tutto rimandato di giorni, di mesi? Non si sa. Ma rimane un fatto certo: se la corruzione è un premio per pochi e una sciagura per tanti, sarà bene che gli italiani si sveglino, l'informazione c'è ma non è in tv.

Commenti all'articolo

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.4) 24 febbraio 2012 11:30

    E’ ora che gli operatori sociali che si occupano di lotta alla corruzione si rendano conto di un aspetto drammatico del fenomeno in questione: la corruzione rappresenta la porta d’ingresso dei mafiosi nello Stato, è sul terreno della corruzione che avviene l’osmosi tra politici e clan. Il rapporto di scambio voti contro favori (appalti, concessioni, assunzioni clientelari, ecc. ...) che avviene tra il politico e il mafioso (da Palermo a Milano) è fondato su atti corruttivi che il politico si impegna a fare per consentire ai clan di penetrare nell’economia legale e per succhiare soldi dalla spesa pubblica.

    Questo aspetto solitamente ignorato da quanti si occupano di corruzione rappresenta l’effetto più deleterio del fenomeno corruttivo, superiore per le conseguenze che esso ha sullo Stato a qualsiasi altro effetto sulla vita economica e sociale italiana,

    Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, questa storia dei giovani è diventata stucchevole !

    ma quand’è che capite che il giovane, al quale è stato trasmesso dalla scuola il senso della legalità, appena esce fuori e impatta con il mondo del lavoro capisce subito che se vuole sopravvivere deve dimenticare gli ideali appresi a scuola e adeguarsi alla nuova realtà ?!?!

    Patti, protocolli, giuramenti, ecc. ... servono a nulla. "chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non li impegna"

    Occorrono buone leggi, strutture e organismi in grado di scovare i corrotti e reprimerli

    Poiché i politici sono i primi a non volere questo, è necessario dare vita a un movimento antimafia e anticorruzione che porti a votare politici disponibili a questa lotta.

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.108) 24 febbraio 2012 13:58
    Giorgio Zintu

    Autorità contro la corruzione o leggi possono fare qualcosa ma non sarei ottimista se il tutto è affidato a una classe politica che dalla fine della guerra ha progressivamente smarrito il significato originale di cosa sia la politica.
    E inoltre servono magistrati che sappiano indagare su questi fenomeni, in crescita anche in territori che sembravano immuni da questo cancro, ma non così semplici da essere tradotti in condanne per gli autori. Ecco perché le uniche speranze sono affidate ai giovani e spero a quella società civile che viene emarginata dall’informazione "ufficiale", spesso relegata al ruolo di comparsa. La crisi economica accelera i processi di penetrazione della corruzione e della criminalità negli appalti e ovunque ci sia da fare scambi, posti, voti etc..

  • Di (---.---.---.38) 24 febbraio 2012 15:09

    Educazione civica deve tornare materia scolastica e al suo interno dovrebbe contenere anche i progetti di Transparency Italia per contrastare la corruzione.
    Sono andata a guardare di cosa tratta il progetto NIS http://www.nisitalia.org/; è molto interessante eppure nessuna ne parla e lo divulga, mah?!

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.108) 24 febbraio 2012 16:39
    Giorgio Zintu

    Ieri ascoltavo Ferdinando Imposimato che diceva come anche la magistratura sia spesso impreparata a lavorare sui fenomeni mafiosi, e la corruzione è un sistema mafioso, con cui occorre una preparazione speciale e, vista l’estensione del fenomeno, non tutte le procue hanno uomini dedicati. Qui ci vuole un Risorgimento culturale che parta dalla gente ma la televisione parla d’altro.

  • Di (---.---.---.13) 24 febbraio 2012 17:30

    Per favore non confondere la mafia con la corruzione si tratta di fenomeni criminali diversi, il contatto tra i due sta nel fatto che i clan per realizzare i loro scopi criminali hanno bisogno di politici pronti a corrompersi. I mafiosi usano la corruzione per penetrare negli apparati dello Stato, I politici compiono atti corruttivi per ottenere il sostegno elettorale dei clan.

    Per mafia (cosa nostra, camorra, ndrangheta, ecc. ...) si intende una oganizzazione criminale che nel delinquere utilizza il metodo dell’intimidazione e ha per finalità il controllo di un territorio e degli enti dello Stato che vi insistono.

    E’ una forma specifica di criminalità organizzata che nell’Europa dei 27 esiste solo in Italia.

    Il fatto che esistano dei gruppi di mafiosi residenti in Germania, ad esempio, non significa che in Germania c’è la mafia, ma solo che ci sono gruppi di generica criminalità organizzata che controllano parte dei mercati illegali, ma non agiscono con il metodo mafioso ne si intrecciano con i politici locali, né penetrano nello Stato tedesco, né sono in grado di manovrare poliziotti o dirigenti della pubblica amministrazione.

    Né ogni forma di criminalità organizzata è criminalità mafiosa, una banda di ladri di automobili che oltre al furto, tarocca i dati ed esporta le stesse all’estero è a tutti gli effetti criminalità organizzata ma non criminalità mafiosa, per essere tale deve adottare nel delinquere il metodo e le finalità previste nell’articolo 416bis del codice penale.

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.108) 24 febbraio 2012 17:46
    Giorgio Zintu

    Se ci sono gruppi mafiosi in uno stato o in un comune c’é la mafia, inutile negare. Anzi la mafia vuole che si dica che non esiste e che è un’invenzione di qualche disperato in cerca di notorietà. La mafia non sempre si esprime in modo violento, contrariamente a quello che si pensa, ma usa strumenti diversi in funzione dei risultati che vuole ottenere. Ad esempio nei territori di origine il capo clan di mafia o ’ndrangheta o camorra è il punto di riferimento per i cittadini che vogliono trovare un’auto rubata e che neanche vanno a una stazione dei carabinieri. Avvicinare un politico per offrire dei voti significa poi entrare nel meccanismo degli appalti.
    Onestamente fare tanti distinguo non è vantaggioso per risolvere la qusetione.
    Un fatto è sicuro, il fenomeno mafioso e criminale è già salito verso nord e attenzione a negare che la mafia non cìè. E’ un grave errore perchè la mafia non ha un docemento di riconoscimento, ma piano piano occupa l’economia e fa proseliti.

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