• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > "La casa sopra i portici" di Verdone. Di bello solo il titolo

"La casa sopra i portici" di Verdone. Di bello solo il titolo

La casa sopra i porticiCarlo Verdone (Bompiani, pagg. 280, 18€)

 

Non so se sia più irritante la lettura di questo libro o quella di recensioni ossequiose scritte da tanti soloni della nostra critica letteraria. Carlo Verdone delude anche al cinema con il recente Posti in piedi in Paradiso, la fiera del luogo comune e della soap opera girata con tempi televisivi, ma fallisce del tutto nel suo primo tentativo di fare narrativa.

“Questo libro è il mio film più importante”, recita la quarta di copertina. Lo sarà solo per chi l’ha scritto, forse, perché la sua compilazione avrà avuto un valore terapeutico, ma non lo è certo per il lettore, a meno che non sia mosso da morbose curiosità sulla vita privata di un personaggio famoso. La sola cosa bella del libro è il titolo: La casa sopra i portici, suggestivo, ammiccante, invoglia alla lettura, così come aveva fatto il suo autore nel corso di un’ospitata da Fabio Fazio.

Verdone ha conosciuto un sacco di gente famosa, la sua vita è interessante, suo padre era un uomo di grande cultura che si occupava di cinema, ma resta il fatto che per scrivere un romanzo autobiografico bisogna saper usare i ferri del mestiere. E Verdone sarà pure un buon comico, sarà un discreto regista, ma proprio non possiede la tecnica del narratore. Faceva meglio a farsi scrivere il libro, sfruttando un abile editor, come fanno tanti scrittori incapaci alle prime armi che diventano fenomeni editoriali, o come fanno tanti cantanti che si mettono in testa di pubblicare un romanzo. 

La casa sopra i portici racconta infanzia, adolescenza e prime esperienze sentimentali di Carlo Verdone, e fin qui niente di male. Il problema è lo stile - piatto, inconsistente, soporifero -, che ricorda la scrittura di un ragazzo abbastanza dotato in italiano che frequenta la terza media inferiore. Italiano involuto, periodi brevi, frasi semplici, aggettivi poco letterari, linguaggio sciatto. Certo, non ci sono errori. Come tema meriterebbe un sei.

Questo vuole il pubblico italiano? A questo è ridotta la nostra editoria? Questi sono i libri che la gente legge? Stiamo messi male, lasciatemelo dire. Molto peggio di quel che credessi.

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.15) 14 aprile 2012 13:57

    Egr. Lupi,
    trovo che la sua sia le tipica "recensione" piena di astio. In parole povere, da banale rosicone. Il classico intervento a gamba tesa generato probabilmente da questioni di natura personale.
    Non mi sembra che poi Lei sia un grande scrittore dalla penna capace di scrivere testi linguisticamente evoluti, dal linguaggio forbito e pieni di aggettivi altamente letterari.
    Non mi sembra di aver percepito quanto sopra tra le righe dei suoi fondamentali testi dedicati per la maggior parte al cinema erotico (sospesi tra "grandissime" attrici come Gloria Guida, Edwige Fenech e Laura Gemser) o al b-movie italiano. Sicuramente potranno risollevare dal declino in cui versa l’editoria italiana il genuflesso e ossequioso volume dedicato a Luigi Cozzi (il suo più benevolo editore, sommo autore di capolavori trash come Star Crash, Dedicato a una Stella, Paganini Horror e De Profundis!) e l’imprescindibile saggio "Storia del cinema horror italiano: da Mario Bava a Stefano Simone". Ma chi è Stefano Simone? Il futuro del cinema horror? Ma non era Gabriele Albanesi? Ma no, è Simone... il suo ultimo datore di lavoro che l’ha coinvolta in Cappucetto Rosso, un suo filmetto amatoriale.
    I suoi libri e Stefano Simone vuole il pubblico italiano? A questo è ridotta la nostra editoria e il cinema horror? Questi sono i libri e i film che la gente vuole leggere e vedere? Stiamo messi male, lasciatemelo dire. Molto peggio di quel che credessi.
    Ovviamente ho usato le sue stesse parole. Come diceva Totò... Ma mi faccia il piacere!

  • Di (---.---.---.187) 14 aprile 2012 23:22

    Ma cosa c’entra Verdone con la "letteratura vera" di cui lei parla?!? La Bompiani? Non vedo il nesso. E’ puerile! Un editore pubblica quello che ritiene opportuno. Ma perchè? A puro titolo di meta-esempio, lei paragonerebbe o distruggerebbe i film di i Mario Caiano soltanto perchè non sono all’altezza delle pellicole di Fellini, prodotte dalla stessa casa cinematografica? Darebbe del somaro a Sergio Martino, Enzo Castellari e Joe D’Amato perchè il loro produttore è lo stesso di De Sica e Rossellini? Cosa c’entra? Pino Daniele è una mezza tacca perchè incideva per la stessa casa discografica dei Pink Floyd?
    Ma se la sua amata Gloria Guida avesse scritto un’ipotetica autobiografia, "Lo slip sopra il set", per Einaudi, Feltrinelli o Longanesi, lei le avrebbe dato della somarella perchè non all’altezza della "letteratura vera" che pubblicavano quelle case editrici? Magari riferendosi alla Yourcenar, alla Morante, alla Duras? E se Alvaro Vitali avesse scritto la sua autobiografia ("Il peto sopra il rutto"?) con la prosa di un Garcia Marquez, lei lo avrebbe ritenuto credibile?
    Credo che un regista, attore, musicista che si cimenta con un libro debba rivolgersi al lettore allo stesso modo di come si presenta sullo schermo o sul palco. Con la stessa naturalezza.
    Personalmente, nel libro di Verdone mi è sembrato di sentire esattamente il modo di esprimersi della persona che vedo davanti alle telecamere o alla macchina da presa. E’ una narrazione sincera, immediata, senza fronzoli e senza artifizi. Se avessi cercato la sua "letteratura vera" avrei comprato qualcos’altro. Se cercassi, ad esempio, la "saggistica cinematografica vera", dovrei rivolgermi soltanto a Bianchi, Sadoul, Bazin, Daney, Chabrol, Truffaut, Ciment e dovrei bruciare tanta immondizia, compresi tanti volumi targati Profondo Rosso. Ma siccome sono un cinefilo ad ampio spettro, mi interesso un po’ di tutto senza escludere nulla per stupidi pregiudizi. 
    Sa meglio di me che il cinema è una grande arte che comprende generi e sottogeneri, lei stesso tratta Cozzi come un "grande genio" (incasellandolo in un determinato genere), ma di certo non oserebbe paragonarlo a Hitchcock o Kubrick. Perchè dovrebbe adesso rinunciare a tale buonsenso paragonando Verdone a Oscar Wilde?
    Lei ha diritto ad esprimere la sua opinione ma è troppo semplicistico esprimere un giudizio come quello da lei espresso su La Casa Sopra i Portici... Quel suo tono aggressivo, sopratuttto quando scrive "Questo vuole il pubblico italiano? A questo è ridotta la nostra editoria? Questi sono i libri che la gente legge? Stiamo messi male, lasciatemelo dire" mi sembra un tono da comizio leghista e non un giudizio di una persona esperta e preparata nel suo campo (lo dico perchè ho letto alcuni suoi libri). Addirittura si mette a dare del cretino ai lettori che leggono Verdone... e se fossero cretini invece quelli che leggono i suoi libri? Me compreso...
     
      
       

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.15) 14 aprile 2012 13:57

    Egr. Lupi,
    trovo che la sua sia le tipica "recensione" piena di astio. In parole povere, da banale rosicone. Il classico intervento a gamba tesa generato probabilmente da questioni di natura personale.
    Non mi sembra che poi Lei sia un grande scrittore dalla penna capace di scrivere testi linguisticamente evoluti, dal linguaggio forbito e pieni di aggettivi altamente letterari.
    Non mi sembra di aver percepito quanto sopra tra le righe dei suoi fondamentali testi dedicati per la maggior parte al cinema erotico (sospesi tra "grandissime" attrici come Gloria Guida, Edwige Fenech e Laura Gemser) o al b-movie italiano. Sicuramente potranno risollevare dal declino in cui versa l’editoria italiana il genuflesso e ossequioso volume dedicato a Luigi Cozzi (il suo più benevolo editore, sommo autore di capolavori trash come Star Crash, Dedicato a una Stella, Paganini Horror e De Profundis!) e l’imprescindibile saggio "Storia del cinema horror italiano: da Mario Bava a Stefano Simone". Ma chi è Stefano Simone? Il futuro del cinema horror? Ma non era Gabriele Albanesi? Ma no, è Simone... il suo ultimo datore di lavoro che l’ha coinvolta in Cappucetto Rosso, un suo filmetto amatoriale.
    I suoi libri e Stefano Simone vuole il pubblico italiano? A questo è ridotta la nostra editoria e il cinema horror? Questi sono i libri e i film che la gente vuole leggere e vedere? Stiamo messi male, lasciatemelo dire. Molto peggio di quel che credessi.
    Ovviamente ho usato le sue stesse parole. Come diceva Totò... Ma mi faccia il piacere!

  • Di (---.---.---.167) 14 aprile 2012 16:43

    A me è piaciuto.

  • Di (---.---.---.77) 14 aprile 2012 19:29

    Mamma, ma quante cose sa di me! Si è documentato bene? Guardi che la mia è solo un’opinione, non ho offeso nessuno e l’ho espressa con correttezza... Non paragono certo il libro di Verdone alla mia povera prosa, ma alla letteratura vera che una volta Bompiani pubblicava. Me lo faccia lei il piacere! Io ho solo un datore di lavoro e non si chiama nè Cozzi, nè Simone, che sono solo due amici. Infine: non ho nessun motivo di risentimento verso Verdone, che apprezzo come regista per moltissimi film (non per l’ultimo) e che seguo da anni con interesse. Avrò diritto ad avere un’opinione? Lei esprima pure la sua. Grazie.

    • Di (---.---.---.187) 14 aprile 2012 23:22

      Ma cosa c’entra Verdone con la "letteratura vera" di cui lei parla?!? La Bompiani? Non vedo il nesso. E’ puerile! Un editore pubblica quello che ritiene opportuno. Ma perchè? A puro titolo di meta-esempio, lei paragonerebbe o distruggerebbe i film di i Mario Caiano soltanto perchè non sono all’altezza delle pellicole di Fellini, prodotte dalla stessa casa cinematografica? Darebbe del somaro a Sergio Martino, Enzo Castellari e Joe D’Amato perchè il loro produttore è lo stesso di De Sica e Rossellini? Cosa c’entra? Pino Daniele è una mezza tacca perchè incideva per la stessa casa discografica dei Pink Floyd?
      Ma se la sua amata Gloria Guida avesse scritto un’ipotetica autobiografia, "Lo slip sopra il set", per Einaudi, Feltrinelli o Longanesi, lei le avrebbe dato della somarella perchè non all’altezza della "letteratura vera" che pubblicavano quelle case editrici? Magari riferendosi alla Yourcenar, alla Morante, alla Duras? E se Alvaro Vitali avesse scritto la sua autobiografia ("Il peto sopra il rutto"?) con la prosa di un Garcia Marquez, lei lo avrebbe ritenuto credibile?
      Credo che un regista, attore, musicista che si cimenta con un libro debba rivolgersi al lettore allo stesso modo di come si presenta sullo schermo o sul palco. Con la stessa naturalezza.
      Personalmente, nel libro di Verdone mi è sembrato di sentire esattamente il modo di esprimersi della persona che vedo davanti alle telecamere o alla macchina da presa. E’ una narrazione sincera, immediata, senza fronzoli e senza artifizi. Se avessi cercato la sua "letteratura vera" avrei comprato qualcos’altro. Se cercassi, ad esempio, la "saggistica cinematografica vera", dovrei rivolgermi soltanto a Bianchi, Sadoul, Bazin, Daney, Chabrol, Truffaut, Ciment e dovrei bruciare tanta immondizia, compresi tanti volumi targati Profondo Rosso. Ma siccome sono un cinefilo ad ampio spettro, mi interesso un po’ di tutto senza escludere nulla per stupidi pregiudizi. 
      Sa meglio di me che il cinema è una grande arte che comprende generi e sottogeneri, lei stesso tratta Cozzi come un "grande genio" (incasellandolo in un determinato genere), ma di certo non oserebbe paragonarlo a Hitchcock o Kubrick. Perchè dovrebbe adesso rinunciare a tale buonsenso paragonando Verdone a Oscar Wilde?
      Lei ha diritto ad esprimere la sua opinione ma è troppo semplicistico esprimere un giudizio come quello da lei espresso su La Casa Sopra i Portici... Quel suo tono aggressivo, sopratuttto quando scrive "Questo vuole il pubblico italiano? A questo è ridotta la nostra editoria? Questi sono i libri che la gente legge? Stiamo messi male, lasciatemelo dire" mi sembra un tono da comizio leghista e non un giudizio di una persona esperta e preparata nel suo campo (lo dico perchè ho letto alcuni suoi libri). Addirittura si mette a dare del cretino ai lettori che leggono Verdone... e se fossero cretini invece quelli che leggono i suoi libri? Me compreso...
       
        
         

  • Di (---.---.---.77) 14 aprile 2012 23:51

    Mi sembra che lei se la stia prendendo molto a cuore. Ho scritto solo una recensione. Non ho ucciso nessuno. In ogni caso grazie per il commento. Il libro di Verdone ha avuto, forse, la sfortuna di essere venuto dopo che avevo passato due mesi a tradurre Cabrera Infante. Per tutto il resto abbiamo idee diverse, mi pare. Io non convincerò lei. Lei non convincerà me. Buona notte.

    • Di (---.---.---.187) 15 aprile 2012 15:57

      Non me la prendo a cuore per Verdone perchè neppure lo conosco e non ho visto neppure tutti i suoi film. Me la prendo con quella sua puerile paginetta (perchè non è una recensione) da scolaretto di prima media. Visto che le piace tanto quel "sublime" cinema, mi è sembrato Pierino che scrive sulla lavagna "La maestra è una zoccola!". Un giudizio come il suo l’avrei dato io a dieci anni! Mi sembra Massimo Bertarelli quando nel cine-salotto di Marzullo critica (?) un film dicendo sempre che è una boiata.
      Quella sparata finale che ha scritto è ridicola e non se ne rende neppure conto. Ma si guardi bene i suoi libri (onore alle copertine, sempre piene di tette e culi) e poi ne riparliamo di ciò che la gente vuole, di chi è cretino e chi no.
      Povero Verdone, ha avuto la sfortuna di essere letto dopo che lei aveva faticato tanto a tradurre il cubano Cabrera Infante. Ha ragione, la sua fine sensibilità di traduttore, sospesa tra Italo Calvino e Oreste Del Buono, non poteva sopportare la banale semplicità del libro incriminato. Insomma, Verdone è stato l’agnello da sacrificare sull’altare della sua frustrazione. Tutto chiaro.
      Buon suggerimento il suo. Mi faccio una scorpacciata di Fellini, Hitchcock, Kubrick, Kurosawa, poi prendo il suo "Il cinema di Luigi Cozzi" (e pensare che Fritz Lang ha aspettato trent’anni per avere un Castoro), lo leggo e scrivo una recensione dicendo che è una cagata pazzesca. Poi giustifico tale recensione perchè poco prima avevo fatto un’overdose di maestri del cinema. Direbbe Mughini: "eaddaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii".
         
        

  • Di (---.---.---.254) 15 aprile 2012 03:22

    Premesso che uno ha diritto di esprimere una critica e di avere un’opinione, ma poi deve accettare di buon grado anche quelle degli altri... O i critici non hanno da esser criticati?


    Detto questo, io sono fan di Verdone da anni e non ho capito il suo accenno all’editor: perché Verdone dovrebbe farsi scrivere il libro da un altro? Cioè, un giorno Verdone decide di scrivere un libro e ovviamente chiama qualcuno che lo faccia al posto suo. Non fa una piega, a leggerla... ma io non ne capisco il senso.

    E se non le piace lo stile di un Saviano, si permetterà di consigliare un editor anche a lui o il suo è un pregiudizio nei riguardi di un regista che non deve sconfinare il genere e continuare a fare film e basta?

    Vede, quel suo accenno è orribile, dal mio punto di vista. In fondo il suo è appunto un semplice parere, ma sa che le dico? Conta poco se a lei piace lo stile di Verdone. La cosa che conta è che quel libro abbia soddisfatto il suo autore. Ho visto Verdone presentare la sua opera da Fazio, ed era contento e questa è la cosa più importante della vita. Essere soddisfatti di quello che si fa.

    A proposito, non mi piace il suo stile, perché non si fa scrivere gli articoli da qualcun altro?
    Non se la prenda, è una semplice opinione.
  • Di (---.---.---.251) 15 aprile 2012 16:24

    Io leggo di tutto: anche questo. Lo ritengo un buon libro, che ti fa pensare (a cosa lo stabilisca Lei)!

  • Di (---.---.---.61) 15 aprile 2012 16:44

    Premesso che qui non si parla di me ma di un libro scritto da Carlo Verdone, proverei ad andare oltre la ripicca da scuola elementare stile "se io sono brutto tu non sei bello". Se poi dobbiamo parlare di quello che ho scritto andrei oltre i libri fatti per Profondo Rosso, perchè non ho fatto solo quello. E le copertine non le decido io ma l’editore. Ho persino scritto un libro su Fellini. Ho portato in Italia Yoani Sanchez e diversi scrittori cubani. E pure io sono un fan di Verdone. Ho visto tutti i suoi film! La mia recensione critica soprattutto me stesso che ho speso 18 euro per un libro che non li vale. Sono contento che Verdone sia soddisfatto per aver scritto quel libro. Io come lettore lo sono molto meno. E siccome il libro l’ho pagato scrivo la mia opinione. Voi criticatela pure.

    • Di (---.---.---.18) 16 aprile 2012 09:48

      Ooooh, è vero!!! Ha scritto "persino" un libro su Fellini! Forse per lavarsi la coscienza? Giusto per far vedere che è un "critico serio", che il suo universo cinefilo non è composto soltanto da tette, culi, rutti, peti, Emmanuelle nere, capolavori dell’orrido di cozziana, massaccesiana e ciceriana memoria... 
      18 euro il libro di Verdone non li vale? Li valgono forse quei pesantissimi 25 euro (dico, VENTICINQUE) che si spendono per quei suoi libri in ciclostile (Profondo Rosso editore, of course) che, arrampicandosi sugli specchi, esprimono i concetti di "rivalutazione a tutti i costi" per ragazzini impreparati che seguono le mode tarantiniane. Sembrano libri prestampati, basta cambiare titoli e nomi, poi il contenuto è sempre, sempre uguale: i registi sono tutti artigiani bravissimi, se non geniali, certe sequenze sono degne di Kubrick, qualche titolo è meno riuscito, i critici non hanno capito niente, meno male che ci sono io a sdoganare tali sottovalutati autori. 
      Bisogna avere davvero una faccia tosta nel riempire pagine di Contamination, Star Crash, Hercules e Paganini Horror, Infermiere di notte, Emmanuelle, Mirande con il tono di un critichino alle prime armi che sta parlando di La Regle De Jeu e Jules et Jim (li conosce, a proposito?). Ma come si può parlare di Laura Gemser, Gloria Guida, Edwige Fenech, Lilli Carati e Barbara Bouchet come se fossero ex allieve dell’Actor’s Studio?
      Ah certo, questi sono i testi fondamentali degni di acquisto, scritti benissimo, dal linguaggio complesso, in "italiano evoluto", pieni di quegli "aggettivi letterari" che lei reclama nel libro verdoniano (complimenti davvero, roba "cult"!). Insomma i lettori italiani devono capire che se cercano tali finezze devono rivolgersi ai suoi preziosissimi scritti. Forza signori, comprate Lupi!
      Detto questo, onore al merito per aver portato in Italia diversi scrittori cubani ma, la prego, prima di distruggere il lavoro altrui (non eccelso, ma sicuramente umile e dignitoso) dalla piazza di un blog (eh sì, ringrazi il web, altrimenti nessuno saprebbe della sua esistenza!) tanto per fare il bastian contrario guardi un po’ a cosa ha prodotto lei... O ci troviamo al cospetto del solito grande scrittore incompreso? 
       

  • Di (---.---.---.252) 16 aprile 2012 14:21

    Non so neppure il suo nome, mentre lei sa il mio. Questo è un vantaggio per lei, ma non le fa onore, perchè io mi sono firmato esprimendo la mia critica. Non le fa onore nemmeno questo disprezzo nei confronti di tanto cinema di genere che è stato importante per l’Italia. Ma è un suo problema. Ripeto. Io non ho offeso nessuno, mentre lei sta offendendo un sacco di gente: Luigi Cozzi, Joe D’Amato, Gloria Guida, Lilli Carati, Laura Gemser... Ribadisco che io amo il cinema di Carlo Verdone. Amo il cinema alto, la commedia bassa, amo Bergman e Fellini ma anche Nando Cicero e Franco Franchi. Verdone non credo che sia paragonabile a Bergman come regista, forse è più vicino a Mariano Laurenti e a Michele Massimo Tarantini. Ma guardi che non lo dico per sminuirlo, perchè sono due registi che amo. Non sono uno scrittore incompreso. Sonop un piccolo scrittore che fa le sue piccole cose. Grazie per i suoi commenti.

    • Di (---.---.---.14) 16 aprile 2012 16:39

      Finalmente siamo arrivati al nocciolo. Io avrei offeso i suoi amati cine-beniamini, lei invece non avrebbe offeso Verdone dandogli della "scrittura sciatta, da terza media... che se il pubblico compra il suo libro siamo messi male, etc..."? 
      Il problema è proprio questo, il suo scrittarello sul libro era puerile ed offensivo. Non era argomentato e sembrava più rancoroso che motivato. Se lei ritiene offensive le mie parole nei confronti di Lilli Carati, Cozzi o Laura Gemser, rifletta un po’ sulle sue nei confronti di Verdone. Penso che se qualcuno avesse liquidato un suo libro scrivendo le stesse sue parole, ci sarebbe rimasto molto male. Perchè, ripeto, quella che ha scritto non è una recensione, ma un insulto. Un insulto che da parte sua credo che non riserverebbe neppure al ben più meritevole Paganini Horror... Lo ammetta.
      Vincenzo Calenda

       
       

    • Di (---.---.---.14) 16 aprile 2012 16:40

      P.S. il sottoscritto non disprezza assolutamente il cinema di genere, anzi.

    • Di Alfredo (---.---.---.201) 14 dicembre 2017 05:53

      Mosso dalla curiosità ho letto il libro. Edizione 2016 - 12 euro.

      È esattamente l’opera che mi aspettavo di leggere. Non è il miracolo editoriale del secolo ma è al passo con altri dello stesso genere (biografico, scritto da un non scrittore professionista).

      Ho seguito la polemica di chi mi ha preceduto. Reputo eccessiva, irrituale, fuorviante la stroncatura di Lupi. Egli stesso se n’è avveduto cercando di riparare nei confronti del sanguigno interlocutore il quale ha dimostrato di saperla lunga.

      Forse può essere stato tratto in inganno dalle sue eccessive aspettative. Carlo è un attore e regista. Stop.

      Secondo me Lupi ha sovrapposto la voce narrante con quella dell’attore famoso. È capitato anche a me. Verdone scrive come parla, questa caratteristica deve aver favorito il processo di duplicazione identitaria. Se fosse stato scritto da uno sconosciuto la critica forse sarebbe stata più accomodante. Lo stile è quello di una sceneggiatura. È forte la tentazione di identificare la voce narrante col Patata di "Compagni di scuola".

      E non è vero che non ci sono errori di grammatica (ne ho pescato uno ripetuto un paio di volte: "dài" senza l’accento). Una tirata di orecchi al curatore.

      Per me vale il prezzo d’acquisto. Carlo è quasi mio coetaneo e su certi aspetti mi sono rivisto. Come mi rivedo in Massimo Troisi.

      Un po’ fastidioso al lettore medio (io) può apparire l’ambientazione familiare alto borghese perche non si riconosce. A detrimento del meccanismo di straniamento. Ma l’autore non sembra volersene far carico. D’altronde è lui stesso che chiarisce di aver scritto un libro dal valore terapeutico, per sé stesso. Finita un’era si può mitigarne la nostalgia condensandola in un racconto, oppure dipingendola su tela. La crisi della mezza età, oggi dilatatasi insieme alla giovinezza, è uno stato di sofferenza mentale che sento di condividere con lui. Anch’io conosvevo solo la parola vita. Se non si supera si rischia di finire come Vittorio Gassmann. Ma per noi che non abbiamo provato l’ebbrezza della fama, del successo, del potere forse è diverso. Siamo più rassegnati alla fine...

      Carlo ha messo in pratica un meccanismo di difesa del tutto istintivo.

      La prossima volta che passo per Roma indugerò transitando per il lungotevere Vallata e alzerò gli occhi fino al terzo piano.

      [email protected]

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares