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Commento di Alfredo

su "La casa sopra i portici" di Verdone. Di bello solo il titolo


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Alfredo 14 dicembre 2017 05:53

Mosso dalla curiosità ho letto il libro. Edizione 2016 - 12 euro.

È esattamente l’opera che mi aspettavo di leggere. Non è il miracolo editoriale del secolo ma è al passo con altri dello stesso genere (biografico, scritto da un non scrittore professionista).

Ho seguito la polemica di chi mi ha preceduto. Reputo eccessiva, irrituale, fuorviante la stroncatura di Lupi. Egli stesso se n’è avveduto cercando di riparare nei confronti del sanguigno interlocutore il quale ha dimostrato di saperla lunga.

Forse può essere stato tratto in inganno dalle sue eccessive aspettative. Carlo è un attore e regista. Stop.

Secondo me Lupi ha sovrapposto la voce narrante con quella dell’attore famoso. È capitato anche a me. Verdone scrive come parla, questa caratteristica deve aver favorito il processo di duplicazione identitaria. Se fosse stato scritto da uno sconosciuto la critica forse sarebbe stata più accomodante. Lo stile è quello di una sceneggiatura. È forte la tentazione di identificare la voce narrante col Patata di "Compagni di scuola".

E non è vero che non ci sono errori di grammatica (ne ho pescato uno ripetuto un paio di volte: "dài" senza l’accento). Una tirata di orecchi al curatore.

Per me vale il prezzo d’acquisto. Carlo è quasi mio coetaneo e su certi aspetti mi sono rivisto. Come mi rivedo in Massimo Troisi.

Un po’ fastidioso al lettore medio (io) può apparire l’ambientazione familiare alto borghese perche non si riconosce. A detrimento del meccanismo di straniamento. Ma l’autore non sembra volersene far carico. D’altronde è lui stesso che chiarisce di aver scritto un libro dal valore terapeutico, per sé stesso. Finita un’era si può mitigarne la nostalgia condensandola in un racconto, oppure dipingendola su tela. La crisi della mezza età, oggi dilatatasi insieme alla giovinezza, è uno stato di sofferenza mentale che sento di condividere con lui. Anch’io conosvevo solo la parola vita. Se non si supera si rischia di finire come Vittorio Gassmann. Ma per noi che non abbiamo provato l’ebbrezza della fama, del successo, del potere forse è diverso. Siamo più rassegnati alla fine...

Carlo ha messo in pratica un meccanismo di difesa del tutto istintivo.

La prossima volta che passo per Roma indugerò transitando per il lungotevere Vallata e alzerò gli occhi fino al terzo piano.

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