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La Lega Nord detta le regole del gioco

La Lega Nord detta le regole del gioco


Perché la Lega vince? ’Perché sta in mezzo alla gente, vicino alle esigenze del suo popolo’. Questa la risposta delle ’camice verdi’. Ma il buon senso pratico porta a pensare in termini molto più spiccioli: al Nord si sono svegliati! Hanno realizzato, fin troppo bene, che la politica... paga, e paga molto bene e molto meglio della "fabbrichetta di famiglia"! E allora tutti ai meglio posti: comuni, province, regioni, fin su al parlamento, al governo, a Roma! Loro, alle nebbie padane, hanno preferito l’ombra del cupolone. Mangiano, bevono e... nei migliori locali romani, viaggiano con auto blu e sirene spiegate che tagliano il traffico come fosse burro!
 
Loro, i padani-romani, dettano le regole del gioco: «La Lega è il motore delle riforme, lo è sempre stato e oggi ci sono tutte le condizioni nella maggioranza e anche in Parlamento perché nei prossimi tre anni finalmente si facciano», ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E se la lega è il motore del governo, Calderoli è il carburante. Oggi ha illustrato al Quirinale la tanto discussa bozza di riforma che prevede l’elezione diretta del capo dello Stato da parte del popolo e la riduzione dei parlamentari. Calderoli: «Sarà il popolo a scegliere il Capo dello Stato. Il capo dello Stato avrà un mandato di cinque anni rinnovabile per due volte, come in Francia, ma non sarebbe più eletto dal Parlamento in seduta comune integrato con i rappresentanti delle Regioni, come avviene ora, ma ci sarebbe proprio un voto in cui il popolo decide di scegliere il proprio presidente della Repubblica. Abbiamo messo nero su bianco qualcosa per avere uno schema di lavoro, ma siamo aperti a qualunque soluzione. Noi abbiamo suggerito l’ipotesi francese perché ci sembra quella meglio calabile nel contesto italiano. Nella nostra proposta il presidente della Repubblica non ha un ruolo di governo: indica il primo ministro ma poi è il primo ministro a tenere e coordinare l’esecutivo. È un bilanciamento molto più forte a vantaggio del Parlamento, rispetto al modello. Tra i provvedimenti, la riduzione del numero dei parlamentari, che diventerebbero 400 alla Camera e 200 al Senato, al posto dei quasi mille di oggi. È prevista anche una riduzione dell’indennità dei parlamentari. È una contrazione tra quello che prendono e quello che effettivamente fanno. Perché è giusto parametrare l’indennità a chi va sempre in Commissione e in Aula rispetto a chi invece si vede solo al momento del voto. Se non lavorano, si entra in detrazione».

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