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Luca, una brutta storia sulla giustizia


La notizia dell’estradizione di Luca in Grecia è di quelle che ti lasciano di sasso e inducono al peggiore dei pessimismi.

I motivi sono tanti. La modica quantità di 21 grammi per giustificare l’accusa di "traffico internazionale, detenzione e spaccio di stupefacenti", all’epoca in cui (2005) Luca aveva solo 24 anni ed era in vacanza con un amico, anche lui sotto processo.

La decisione della procura italiana di concedere l’estradizione senza pensare agli effetti micidiali ed alla irrilevanza criminale degli imputati.

Dagli arresti domiciliari in Italia (una pena già terribile per un giovane incensurato) al carcere duro in Grecia, un paese autoritario con una mentalità ancora influenzata dalla dittatura militare scomparsa da pochi decenni ma ancora viva nella memoria del suo popolo.



Le sbarre in attesa di un processo che non si sa quando comincierà e soprattutto quando (e in che modo) si concluderà.

Una vicenda triste, amara, che scoraggia chiunque creda in una giustizia vera ed in una legge uguale per tutti.

Se due giovani in vacanza, pesci piccoli e indifesi, ricadono sicuramente nella certezza della pena, quanta impunità serpeggia tra i clan, le famiglie mafiose, i picciotti, come quella ndrangheta calabrese che da sola fattura oltre 53 miliardi di dollari, che controlla il cartello mondiale della droga e di sicuro avrà varcato più volte i confini della "inflessibile" Grecia?

Mentre due giovani avranno la vita e il futuro rovinati per sempre, per non aver commesso alcun vero reato (a parte le ragazzatte che tutti abbiamo fatto), i potenti criminali insieme alla loro manovalanza, che controllano il traffico internazionale della droga e speculano sulla pelle dei consumatori (magari proprio i ragazzi italiani spensierati), dormiranno sonni tranquilli, perchè sfuggono alla disgrazia di essere solo due studenti in vacanza.

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