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 Home page > Attualità > Politica > L’informazione e la crisi del debito pubblico come opportunità

L’informazione e la crisi del debito pubblico come opportunità

La classe dirigente del Paese, nella sua totalità, è fortemente preoccupata per la crisi del debito pubblico. I ripetuti e preoccupati interventi del Presidente Napolitano ne sono la prova provata. Anche stavolta, come già accaduto tante altre volte, noi cittadini saremo chiamati a stringere la cinghia e non sarà facile stabilire quale parte dovrà fare ciascuno (anche per la diffusa tendenza a volere che siano piuttosto gli altri a farla).

Comunque sia di ciò, sarebbe invece opportuno che la classe dirigente del Paese considerasse questa crisi come una opportunità per correggere le discrasie del nostro sistema politico ed economico, assumendo iniziative forti e coraggiose, che senza lo spunto dato dalla crisi non sarebbe facile adottare.

Ponendo in atto riforme di tipo strutturale volte a migliorare l’efficienza del motore della nostra economia, si finirebbe inevitabilmente per migliorare il funzionamento della politica, della democrazia, in generale delle nostre Istituzioni di sfondo.

Prendiamo ad esempio il sistema dell’informazione, oggi malamente funzionante perché assoggettato a lobby ed a potentati di ogni tipo (deve saperne qualcosa anche l’attuale premier…), sino a far ritenere che nel Paese esiste la libertà di stampa, ma non esiste una stampa libera, ossia non esiste un reale esercizio di una delle più importanti componenti del sistema delle libertà civili.

Ebbene, un primo punto da considerare, quello più specificatamente rivolto all’economia, è che l’informazione è fondamentale per il funzionamento del libero mercato. Dovremmo prendere esempio dagli arabi e dal loro rifiuto etico e religioso di quella che chiamano gharar, ossia della asimmetria informativa, del modo in cui si condiziona in modo preponderante la valutazione di un bene, sia esso un bene reale o un asset finanziario, e si tende a creare distorsioni nel mercato con perdita di efficienza.

Nell'Islam non solo esiste la proibizione dell’incertezza nei rapporti commerciali, intesa anche come asimmetria informativa, ma più nello specifico il Corano proibisce il guadagno basato sull’incertezza contrattuale, per cui ogni elemento del contratto (per esempio il prezzo esatto di vendita o lo stato in cui si trova il bene) deve essere determinato con chiarezza per evitare che una delle parti possa trarne un ingiusto profitto.

L’informazione è essenziale per l’attività economica, al punto da far sospettare che sia proprio l’ informazione quella che Adam Smith ha chiamato "la mano invisibile", che automaticamente agisce e porta all’efficienza economica il libero mercato.

Ma l’informazione ha anche altre importanti funzioni nella società civile. Un secondo punto da ben valutare è che l’informazione, vista dal lato del cittadino, è essenziale per la democrazia e per la politica. Conoscere la gestione della res publica è alla base di ogni corretta valutazione politica; così come poter conoscere e poter confrontare programmi ed ideali politici delle varie parti, che competono in una tornata elettorale, è indispensabile per fare una scelta razionale dei propri rappresentanti.

Un terzo punto riguarda, infine, quelli che i filosofi, da Aristotele a Rawls, hanno chiamato beni primari. Scrive quest’ultimo che «Il bene di una persona è determinato da quello che, in circostanze ragionevolmente favorevoli, è il piano di vita a lungo termine più razionale per lui». Orbene è di tutta evidenza che un piano di vita non puntualmente riferito al contesto in cui il soggetto vive è privo di senso, così come è privo di senso se, per mancanza di adeguata informazione, esso non è fondato su esaustive conoscenze di detto contesto.

Ad esempio l’assenza di interventi pubblici di welfare e le condizioni di degrado civile del Meridione rendono oggi inopportuno mettervi al mondo figli : se per caso qualcosa non fila per il verso suo, ad esempio se si registra alla nascita una disabilità, ci si ritrova ad aver assunto delle obbligazioni che non si possono in alcun modo assolvere. Analogamente, sempre nel Meridione, lo svolgimento di una qualsivoglia attività produttiva difficilmente può essere fatto senza tener conto della variabile corruttiva dovuta alle deviazioni dell’apparato repressivo pubblico. In entrambi i casi una piena informazione, e la conseguente consapevolezza, di questo stato delle cose dovrebbe spingere i suoi abitanti a scegliere piani di vita diversi da quelli che attualmente scelgono, ad esempio rinunziando a far famiglia o a far impresa, oppure praticando forme di militanza politica in favore del welfare e della legalità o altro ancora.

Di esempi come questo se ne possono fare in numero infinito: spesso e volentieri la mancanza di informazioni adeguate porta attualmente i cittadini del nostro Paese a scegliere per se stessi piani di vita sbagliati e privi di senso.

Ovviamente le forze che si oppongono ad una informazione adeguata sono le tante, infinite lobby ed i tanti, infiniti potentati, i quali si avvalgono per i propri fini del controllo e, persino, della manipolazione dell’informazione. Se in condizioni normali superare questa difficoltà è estremamente arduo, ebbene potrebbe non esserlo nell’attuale contingenza in nome delle esigenze della finanza pubblica.

Peccato che, sia i partiti al governo, sia quelli all’opposizione non ritengano di doverne approfittare e preferiscano dedicarsi ad altro, magari agli evasori fiscali, non scontentando nessuno e così dimostrando di considerare il bene del Paese non come un fine, ma come semplice mezzo.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.161) 7 settembre 2011 10:48
    Damiano Mazzotti

    Complimenti... Qui c’è la sintesi dei mali delle società moderne...

  • Di Alessandro Tucci (---.---.---.3) 7 settembre 2011 13:55

    Salve Ing. Aiello,
    condivido il taglio generale dell’articolo, cioè il fatto che la crisi è l’occasione per ripensare il funzionamento di molti meccanismi. Mi piace anche l’analisi sul ruolo dell’informazione che, da come vedo, non viene intesa nel senso ristretto di "insieme di notizie", ma in quello ampio di "conoscenza e coscienza di una situazione".

    C’è solo un passo che, secondo me, è troppo assolutorio nei confronti del cittadino in generale.

    > Ovviamente le forze che si oppongono ad una informazione adeguata sono le tante,
    > infinite lobby ed i tanti, infiniti potentati, i quali si avvalgono per i propri fini
    > del controllo e, persino, della manipolazione dell’informazione.

    Ovviamente, ciò che lei afferma in questa frase è vero: purtroppo, però, è solo una parte del problema. La cittadinanza, purtroppo, è costituita da parecchie teste dure, che spesso non hanno i mezzi culturali, oppure la prontezza/brillantezza mentale, o peggio ancora la voglia, di districarsi in problemi di complessità anche moderata, e di documentarsi adeguatamente al riguardo. Il risultato, spesso, è l’assunzione di un atteggiamento vittimistico, corredato da commenti come: "Mamma mia, non ci si capisce niente", oppure "E’ tutta una fregatura", oppure "No no, io di ’sta roba non ci capisco niente, lascio fare a chi ci capisce" e generalizzazioni simili. E, se ci fa caso, qua parlo solo di coloro che, almeno, hanno l’umiltà di ammettere la loro ignoranza sul tema.

    C’è anche di peggio, infatti: ci sono quelli che ne sanno poco, che si sono documentati superficialmente o parlano per sentito dire, e che intervengono garibaldinamente e con estrema faciloneria su questioni complesse, magari facendo ragionamenti presuntuosi, per analogia con altri campi o slegati da qualsiasi prassi reale, che però non stanno né in cielo né in terra.

    Il principio "Ignorantia legis non excusat" ci costringe, secondo me giustamente, ad affrontare la realtà in modo attivo. Nasciamo tutti ignoranti, su parecchie questioni. Alla fine, però, chi soffre di pigrizia mentale rimane ignorante e si rifugia in un vittimismo piagnucoloso. Chi è superficiale e facilone comincia ad accampare tesi e a sparare sentenze a vuoto, magari sentendosi pure vittima di ingiustizie se coloro che conoscono veramente l’argomento hanno la meglio su di lui. I pochi che, invece, sono attivi, svegli e brillanti, in poco tempo e dopo qualche errore, diventano padroni della situazione, e cominciano a considerare le lamentele di coloro che appartengono ai due gruppi precedenti come il piagnisteo di quelli che non sono abbastanza intelligenti da cavarsela.

    Dalla mia esperienza personale, ho capito che le informazioni, anche quelle su temi più complessi, alla fine sono accessibili: in alcuni casi è più faticoso trovarle e discernerle dal "rumore di fondo", ma si trovano. Per questo, dal mio punto di vista, sono più portato ad incolpare la pigrizia o la scarsa brillantezza del singolo cittadino disinformato, più che il tentativo dei potentati di nascondere la verità.

  • Di (---.---.---.14) 26 novembre 2011 06:38

    I was serisuoly at DefCon 5 until I saw this post.

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