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 Home page > Attualità > Economia > L’Italia pronta a congelare i fondi libici

L’Italia pronta a congelare i fondi libici

Mentre gli Stati Uniti congelano 30 miliardi di beni libici e il Consiglio dell'Unione Europea stabilisce l'embargo sulle armi, anche l'Italia studia le contromosse per difendersi dall'instabilità generate dalla grave crisi del regime di Muammar Gheddafi.

Si attende la riunione del Comitato sulla sicurezza finanziaria per decidere, oltre al congelamento dei fondi della famiglia del leader e dei vari prestanome, una delibera su forme di tutela pro-tempore delle altre partecipazioni.
 
La Libia detiene il 7,5% del capitale di Unicredit (circa 3 miliardi, divisi tra il 2,59% del fondo sovrano Lia del presidente Muhammad Layas e il 4,95% della Banca Centrale), oltre l'1% di Eni, il 2,1% di Finmeccanica e il 7% della Juventus. Tutti sarebbero depositati nelle banche italiane e per motivi pratici, cioè evitare gli ordini di spostamento delle azioni ogni volta che vanno depositate per partecipare alle assemblee in programma nel mese di aprile.
 
Comunque, il previsto congelamento internazionale dovrebbe impedire le operazioni anche su banche estere e spostamenti dei titoli sui mercati regolamentati.
 
L'obiettivo di fondo è "bloccare" le partecipazioni dello stato libico nel nostro paese dai rischi di manovre finanziarie fraudolente e soprattutto evitare che la famiglia Gheddafi possa vendere i propri titoli per ottenere nuova liquidità.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.36) 2 marzo 2011 20:01

    Pallottoliere >

    Tutti “clandestini” erano i 30mila migranti che puntavano alle coste italiane prima del Trattato anti-sbarchi siglato con Gheddafi.

    Il 14 febbraio, per Maroni, è diventato un “esodo biblico” quello degli 80mila Tunisini che stavano per sbarcare in Italia.
    Stando agli arrivi successivi ci vorranno altri 2 anni prima che si compia siffatto “presagio”.

    Scoppiata la crisi in Libia, si è calcolata in diverse centinaia di migliaia la “catastrofica ondata” di sfollati destinata a piombare sulle nostre coste meridionali. Nessuno dice però con quali mezzi e in quanto tempo dovrebbe compiersi cotanta “invasione”.

    Vedremo comparire all’orizzonte di Lampedusa una flottiglia di 700 barconi carichi di migranti? L’annunciata spedizione umanitaria arriverà in tempo a fermare la temuta “marea” di clandestini?
    L’importante è intanto l’effetto “allarme”.
    Cavalcando la paura nel paese del Barbiere e il Lupo si fanno fare cose davvero strane …

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