• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’8 marzo non è una giornata di festa per le donne

L’8 marzo non è una giornata di festa per le donne

Care dolci teste di capra, la giornata dell'8 marzo non è un giorno di festa per voi. Inutile dire che si dimentica in fretta e si trasforma una tragica giornata in una festa per uscire tra amiche e riderci su.

Il mio blog non è letto solo da chi conosce bene determinate questioni, ma anche da chi, per la prima volta, decide di interessarsi di ciò che ci circonda ed è bene avere le basi per affrontare un tema annoso come la condizione femminile.

L'origine della Festa dell'8 Marzo risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma fu proprio l'8 Marzo che la proprietà dell'azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire dalla stessa.

Un incendio ferì mortalmente 129 operaie, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano semplicemente di migliorare la propria qualità del lavoro.

Molte cose da allora sono cambiate, ma nel 2011 ci sono tanti altri problemi e ancora una volta è la donna a subire maggiormente.

Oggi il lavoro è sempre più flessibile, c'è il precariato.

Quell'infinita serie di contratti che servono solo a garantire il datore di lavoro, e la flessibilità proviene solo da una parte: quella del lavoratore.

Oggi se una donna ad esempio è incinta, difficilmente trova il lavoro perché è improduttiva. Le aziende non possono (o non vogliono?) permettersi di pagare la maternità e quindi le donne pur di lavorare sono costrette, fino a quando è possibile, nascondere la loro gravidanza.

Bisogna ricordare che nella nostra "civilissima" Italia le donne subiscono violenze sia fisiche che morali. E se qualcuno crede che le donne abbiano raggiunto la parità, vi consiglio di spulciare un po' di dati, e magari scoprirete che addirittura la Croazia (appena uscita da una dittatura) o l'Africa Del Sud promuove la parità delle donne in maniera superiore rispetto al nostro Bel Paese.

Sono dati ai quali bisogna saper riflettere.



Notizia di qualche giorno fa è che nella caserma dei Carabinieri nella zona del Quadraro, a Roma, una donna ha denunciato di essere stata vittima di uno stupro dopo essere stata detenuta per un furto. Avrebbe abusato di lei ben tre carabinieri più un vigile urbano che si trovava per caso (?) lì dentro. La vergogna di questa storia è che i carabinieri non negano di aver auto un rapporto sessuale ma dicono che la ragazza era consenziente.

Per i PM, secondo la loro indagine, non ci sarebbe stata né minaccia e nemmeno costrizione. Non commento questa tesi da parte dei magistrati, ma una riflessione andrebbe fatta.

Personalmente credo che sia improbabile che una donna dentro in cella abbia voglia di fare sesso. Non credo affatto che l'ambiente possa provocare un qualche eccitamento. Ma poniamo che sia vero.

Io lo considero ugualmente uno stupro perché vuol dire approfittarsi della fragilità e dei problemi di questa povera donna e trovo altresì ripugnate che i cosiddetti "servi della Patria" approfittino della loro posizione per fare un festino a luci rosse all'interno di un edifico dello Stato, in teoria quindi nostro.

Sapete la mia posizione sui diritti delle persone e sono contro gli arresti preventivi senza prima aver fatto un processo. Ma se io, comune cittadino, vengo denunciato per stupro, subito finisco in carcere in attesa di giudizio. Non vedo perché questa disparità di trattamento: sono stati semplicemente trasferiti.

Per coerenza non dico che debbano finire in prigione, ma almeno che vengano sospesi dal servizio fino a quando sarà accertato la loro posizione.

A proposito di divise, purtroppo le donne anche in questo subiscono delle ingiustizie. Avere la divisa per loro non significa avere la garanzia di essere tutelate. Un esempio?

Una soldatessa ha denunciato, alla Procura Della Repubblica di Catania, tre superiori che l'avrebbero più volte molestata. E non basta. La donna è figlia di immigrati residenti in Sicilia e nonostante fosse musulmana, sarebbe stata obbligata a partecipare alle cerimonie cattoliche.

Oggi è una giornata tragica per le condizioni delle donne, specialmente in una società dove si propongono dei modelli sbagliati e ancora si pensa sottovoce che "se è stata violentata, vuol dire che un po' se lo è cercata"!

Vero teste di capra?

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares