Uno degli argomenti più dibattuti in queste settimane di crisi finanziaria è quello degli eurobond, così cari a Tremonti ma invisi ai partner europei economicamente più forti. La Germania, ovviamente, continua a dire no. Perché così come sono proposti, gli eurobond permetterebbero di mal governare come prima proprio perché il debito è garantito da tutti.
Questa condivisione dei debiti di alcuni Paesi deboli sui Paesi forti è una evidente tentativo di rapina ai danni della Germania, della Francia e di molti altri Paesi europei.
Alla fine, per evitare il default dell'Italia e della Spagna, probabilmente dovranno cedere. Ma a mio avviso gli eurobond si possono fare, seppure con un approccio diverso. E per spiegarlo, si può fare un buon esempio sul caso più spinoso, quello della Grecia.
La Grecia ha un debito pubblico pari al 135% del PIL (pare, perché i conti erano truccati). Diciamo quindi che il debito greco sia di 300 miliardi a fronte di un Pil di 220. I titoli greci devono pagare un tasso del 13%. Nonostante il rendimento, non sono apprezzati per il rischio che comportano. Questo innesca un meccanismo perverso, per il quale più il debitore è disposto a sacrificarsi, a dare e meno ottiene.
Una soluzione potrebbe essere quella di sostituire su base volontaria gli attuali titoli greci con titoli europei con un rapporto di concambio di 1 a 115 (ad esempio). Su base volontaria, ripeto, i detentori dei titoli greci potrebbero scegliere di scambiare i titoli in loro possesso al 13% (a dieci anni) con quelli europei al 2,5% ricevendo titoli sicurissimi al posto di quelli attuali.
Ripeto: potrebbero ricevere 100 euro “europei” contro 115 di quelli Greci. Cioè potrebbero ricevere un montante (capitale più interessi) di 125 euro nei dieci anni previsti, con sicurezza assoluta. Invece forse di averne improbabilmente circa 240.
Da notare che il montante da concambio sarebbe comunque superiore a quanto realmente speso per comprare i titoli attuali. Infatti il montante è di 125 euro contro i 115 spesi per l'acquisto. Sicurezza e un poco di interesse. Questo, cambiando per esempio il 30% del debito greco, solo il 30%, il debito greco calerebbe 286,5 miliardi di cui 76,5 in bond europei. Con un risparmio di 7,6 miliardi di interessi. Senza contare che, essendo diminuito il debito di 13,5 miliardi e ridotto il carico di interessi, anche gli interessi sul resto del debito, divenuto più affidabile, sconterebbe un tasso inferiore nei rinnovi successivi. Avviando un risanamento dei conti pubblici con minore sacrificio dei cittadini. E nessun rischio per i coobbligati europei.
Domanda ovvia: e dove l'Europa prenderà i soldi per pagare i suoi bond?. Ovvio che dovrà avere delle entrate escludendo di ripetere la follia in atto di pagare capitali ed interessi con nuovi e maggiori emissioni. Che è poi il metodo Madoff usato da decenni da molti Stati. USA per primi.
Dove, dunque? La risposta è: con un'imposta europea in sostituzione di una parte di quelle nazionali. Questa opzione dovrebbe comprendere l’assoluto divieto, per i singoli stati di aumentare il proprio debito al disopra del 60% del Pil senza la autorizzazione del Consiglio Europeo.
Commenti all'articolo
Di
(---.---.---.39)21 ottobre 2011 11:27
Si potrebbe fare degli EUROBOND europei "nazionalizzati", per capirci
come le monete euro, ci sono quelli italiani quelli greci e quelli
tedeschi ecc. tutti con lo stesso tasso di interesse che sarebbe quello
minimo attualmente in Europa perché sarebbero garantiti al 100% da tutta
la comunità Europea, qualora una nazione non può tenere fede ai
pagamenti interviene la comunità pagando il debito in sua vece ma
internamente applica sanzioni e penali allo stato che non ha onorato il
pagamento.
Così facendo ri ripristina la fiducia in zona euro e la banca centrale
dovrà pagare solo in caso di reale necessità risparmiando comunque un
sacco di soldi di interesse.
Come si dice: L’UNIONE FA LA FORZA.