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Il suicidio demografico per il cardinal Bagnasco

Il suicidio demografico per il cardinal Bagnasco

Il cardinale Bagnasco approda al metodo materialista per indagare sulla crisi della famiglia
 
Parla di “suicidio demografico” in Italia, sostenendo “sono allarmato per i pochi nati e per l’occupazione, il lavoro che latita crea situazioni pesanti nelle famiglie, soprattutto per le giovani coppie che tra disoccupazione, precarietà e bassi salari hanno parecchi problemi a procreare”.
 
Le cifre della natalità ci dicono che oltre il 50% delle coppie oggi è senza figli e tra quelle coppie che ne hanno quasi la metà ha un figlio solo.
 
Anzitutto osserviamo che l’alto prelato può tranquillamente parlare in termini catastrofisti e apocalittici senza rischiare quella censura normalmente riservata agli studiosi ambientalisti. Nel suo pensiero non vi è traccia dottrinale né religiosa, affronta il problema come un sociologo e la cosa sembra un’ammissione di impotenza di fronte a problemi dominati dalla dittatura dell’economia.
 
Credo che le preoccupazioni del cardinale riguardino in realtà la prolificità degli immigrati. Infatti, per il loro apporto la situazione demografica in Italia è in pareggio, e quindi non segnala alcuna criticità, tanto meno si può parlare di suicidio demografico.
 
Conoscendo l’ambiguità cattolica, credo che non sia la decadenza demografica a preoccupare, ma l’appartenenza religiosa degli immigrati, che in tempi abbastanza vicini può insidiare il primato della Chiesa cattolica in Italia, anche in considerazione dei matrimoni misti che sono in netto aumento.
 
Visto in un orizzonte più ampio, con un punto di vista di sostenibilità ambientale e di impronta ecologica, l’Italia è un paese sovrappopolato. Dipende dall’estero per parte dei suoi rifornimenti alimentari, non è autosufficiente in caso di crisi energetica, e quindi se il cardinale proseguisse nel metodo materialista del suo ragionamento dovrebbe dedurre che siamo troppi e non ci stiamo suicidando demograficamente.
 
L’unica via d’uscita da questa situazione è la messa in discussione di “quella globalizzazione” che favorisce flussi migratori insostenibili, si affida totalmente a mercati e monete sempre in lotta tra loro, e quindi precari, e ci condanna ad una eterna rincorsa, che tra l’altro ci vede perdenti rispetto ad economie come quella cinese o a quella indiana.
 
Se il cardinale proseguisse nel ragionamento materialista dovrebbe dedurre che la vera nemica della famiglia è la globalizzazione e magari avanzare qualche proposta di soluzione.

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