Gentile Emilio Grimaldi,
mi è stato segnalato il suo articolo, che ho letto con attenzione, e mi permetto di intervenire, in qualità di organizer del Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Catanzaro, per rispondere al suo appello.
Il Meetup di Catanzaro, dalla vicenda De Magistris in poi, ha assunto una linea di condotta coerente con ciò in cui crede. Tale linea di condotta può essere condivisa o meno ma, pretendiamo (così come noi facciamo nei confronti delle opinioni diverse dalla nostra), che venga rispettata da tutti.
Innanzitutto la tranquillizzo subito, il silenzio di Catanzaro non riguarda solo Genchi ma è una caratteristica della città che, un pò come fa l’acqua sugli specchi, ha la grande capacità di farsi scivolare addosso tutto quello che accade, a parte le vicende che interessano la squadra di calcio cittadina.
La posizione assunta dal Meetup non riguarda solo De Magistris ma riguarda le varie anomalie italiane. La nostra, innanzitutto, è una scelta di metodo e di strumenti. Riteniamo, perché la cronaca quotidiana ce lo dimostra quotidianamente, che le manifestazioni, oggi, non servano assolutamente a nulla, se non a far scrivere qualche trafiletto sui giornali. Le ricordo che due grandi manifestazioni di piazza come i V-day di Grillo, nonostante abbiano mosso grandi quantità di persone in tutta Italia siano state annullate dalla politica con un colpo si spugna senza tanti tentennamenti, così come i numerosi referendum nel passato. Senza contare le numerosissime manifestazioni antimafia che vanno in scena mensilmente e che non hanno scalfito minimamente il potere dei clan. Si figuri se una nostra presenza nella piazzetta S. Caterina di Catanzaro, per sostenere Genchi, avrebbe spaventato qualcuno.
Abbiamo ormai da tempo preso atto della situazione di estrema anomalia che attraversa la democrazia in Italia e questo a prescindere dai suoi protagonisti, dal colore politico e dai casi specifici. Di fronte a ciò l’unica maniera di reagire è cambiare completamente strategia, operare nella direzione della discontinuità rispetto al passato. Non più manifestazioni ma informazione, non più proteste ma proposte, non più disinteresse alla vita pubblica ma partecipazione quotidiana, partendo dal nostro piccolo, dal nostro quartiere, dal nostro lavoro, dalla nostra cerchia di amicizie. In una sola frase: ripartire da zero.
Tutto ciò, ovviamente, richiede tempo. Sono consapevole del fatto che nell’era della comunicazione e dei media, tutto si debba trasformare necessariamente in spettacolo per fare notizia, e in maniera anche abbastanza rapida, ma noi proprio per questo abbiamo scelto la discrezione, il tam tam silenzioso, il passaparola positivo, lento ma fluido come l’acqua che penetra dappertutto, in profondità.
Siamo convinti che l’esempio sia molto più potente di tante parole, che il cambiamento debba venire da ciascuno di noi, che spetti a ciascuno di noi. Ieri sera nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” il cantautore Claudio Baglioni ha affermato una cosa molto vera: "le vere rivoluzioni sono destinate a fallire, perché chi va al potere poi diventa peggio di quello che c’è stato prima". Ecco perché non credo nelle candidature “contro” a cui in questi giorni, da De Magistris a Carlo Vulpio e magari domani chissà chi, assistiamo. Con che spirito e con quale serenità ci si appresta ad occuparsi della cosa pubblica quando si è stati vittime di un complotto? Non mi fraintenda, non ho dubbi sulla buona fede di queste persone ma conosco l’essere umano. Non abbiamo bisogno di programmi “contro” abbiamo bisogno di programmi “per” solo così potremo davvero essere motivati positivamente. Ma, soprattutto, prima di cambiare le cose in grande vanno cambiate nel nostro piccolo.
Approfitto dell’occasione e dello spazio che mi concede per raccontarle un episodio che, guarda caso, mi è capitato oggi pomeriggio.
Mi trovavo a Bologna, in ufficio, e ricevo la telefonata, sul numero di cellulare aziendale, di una signora che si presenta come facente parte di un non ben identificato sindacato di Polizia. Scopo della telefonata era quello di propormi l’abbonamento annuale ad una rivista della Polizia. Poiché tempo fa mi era capitato di vedere un servizio televisivo de “Le Iene” o di “Striscia la notizia”, non ricordo bene, sulle truffe legate a questo tipo di marketing telefonico ho fatto finta di stare al gioco e prima di salutare la signora mi sono fatto dare il suo nominativo (ha detto di chiamarsi Maria Fusillo) ed il numero di telefono dal quale mi chiamava che, la signora, un pò presa in contropiede dalla mia richiesta mi ha fornito non senza riluttanza e stupore, anche con un pò di astio.
La tecnica usata da questi truffatori consiste nel presentarsi immediatamente come “Polizia” in modo da spaventare o rendere “più disponibili” le persone ad ascoltarle, per poi rifilare abbonamenti. Ho provato dopo pochi minuti e richiamare quel numero (abbastanza corto tra l’altro) ma, ovviamente, non ho ottenuto alcuna risposta. Riguardo questo tipo di truffe il blog delle Forze di Polizia ha scritto una nota inequivocabile.
Decido pertanto di segnalare la cosa alla Polizia di Stato. Penso che per una cosa del genere non ci sia bisogno di scomodare il 113 ma che sia più rapido fare una segnalazione tramite il sito della Polizia di Stato magari con una mail. Ho sentito dire tempo fa che sul sito si possono fare anche le denunce online. Vado sul sito e scopro che cliccando su “servizi online” le uniche denunce che si possono fare online riguardano i reati di furto e smarrimento e quelli telematici. Cliccando su “scrivici”, invece, si legge espressamente: “Attraverso questo servizio non possono essere inviate comunicazioni riguardanti querele, denunce o comunque segnalazioni inerenti al servizio d’istituto. Il modulo "Scrivici" inoltre NON sostituisce in alcun modo il servizio di pronto intervento. Pertanto se avete la necessità di contattare urgentemente le forze dell’ordine, comporre il numero telefonico Europeo 112 o 113.” (tralascio, per non allungare troppo il brodo, i commenti sull’usabilità di questi siti e sulla loro immagine in termini di comunicazione).
Seguo il consiglio e chiamo il 113. Racconto l’accaduto alla persona che mi risponde al telefono la quale mi dice: “ah si, mi sembra di averlo visto in tv alle Iene ma non si tratta di una truffa perché poi si è scoperto che dietro c’era una società editrice che pubblicava veramente la rivista”. Per un attimo sono stato assalito dal dubbio se stessi parlando con un funzionario di Polizia o con la signora di prima. Insisto nella mia richiesta di effettuare la segnalazione e il poliziotto mi dice che non potevo segnalare la cosa al 113 ma che era meglio se mi fossi recato in un commissariato di Polizia a Bologna e avessi parlato con un suo collega.
Demotivato e sfiduciato ringrazio e saluto il funzionario. Continuavo a camminare per strada pensando: “ma siamo nel 2009 o nel 1700?” Sono questi gli strumenti che il cittadino ha in mano per difendersi? Recarsi a piedi al Commissariato? Nell’era della comunicazione istantanea?? Può il sito della Polizia di Stato essere privo di uno strumento di comunicazione rapido ed efficiente??
Se avessi scritto a “Striscia la notizia” o al “Le Iene” forse avrei trovato maggiore considerazione oltre che soddisfazione.
E’ da queste piccole cose che bisogna partire per cambiare questo Paese ma spetta a ciascuno di noi farlo, finché spereremo nell’arrivo del “salvatore”, resteremo sempre delusi perché il destino è il nostro e spetta a ciascuno di noi costruircelo.
Per tornare a noi, il sottoscritto, consapevole di ciò non solo ha agito fino ad oggi, nella vita professionale e sociale, in questa direzione ma ha scritto anche un libro, per dare il proprio personale contributo al cambiamento, che può scaricare gratuitamente dal sito: www.diladalponte.org
Vuole dare una mano a cambiare questo Paese? Legga e inizi a diffondere questo libro, sono convinto che qualcosa succederà.
Grazie.
Massimiliano Capalbo
Organizer Meetup di Beppe Grillo di Catanzaro
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