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Il mondo ricorda l’orrore

Chi ha visto LaRepubblica di oggi ha letto questo titolo in prima pagina. Sottotitolo: "I capi di Stato ad Aushwitz con i sopravvissuti: ’Mai più’".

L’ipocrisia profusa in queste occasioni mi nausea. Mai più l’olocausto degli Ebrei?! Ma con quale faccia chiamare questo un "impegno", quando in 60 anni di olocausti ce ne sono stati e continuano ad essercene troppi altri? All’epoca dei massacri ruandesi, i cui superstiti sono forse vittime di una sventura più atroce di quella di chi ne è morto, il mondo aveva già visto decine di anniversari dell’olocausto ebraico, con ogni volta rinnovati spergiuri e sperticate mea culpa, nella totale noncuranza degli orrori in corso. Oggi il Sudan, l’Iraq, e tanti di cui neppure siamo informati, domani altri baratri di brutalità orrenda e infame saranno ignorate come storie di un altro Pianeta rispetto alla vicenda dei campi di sterminio della seconda guerra mondiale. Questi ultimi, peraltro, hanno servito non solo l’olocausto degli Ebrei, ma anche il massacro di migliaia di persone meno commemorate, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o religiosa.

Certo è che dalla definizione che i nazisti ne hanno dato e dalla violenza che li ha investiti, gli Ebrei hanno tratto, forse inconsapevolmente, un fattore identitario aggiuntivo rispetto ad un sistema di identità etnico-religioso già molto pregnante. Parallelamente, la percezione degli Ebrei come popolo, per tutti gli altri, i non-Ebrei, oggi non può essere distinta dalla memoria collettivamente condivisa della vicenda luttuosa della persecuzione nazista. Quel lutto oggi fa parte dell’idea di Ebreo posseduta da chi non lo è. La comunità ebraica pertanto, ha oggi bisogno delle commemorazioni come meccanismi di riaffermazione della propria identità, e in questo non si può escludere che intervengano anche fattori legati alle attività di lobbying di molti Ebrei potenti.

Ecco come la penso io.

Con questo non intendo neanche lontanamente sminuire o mancare di rispetto alle vittime ebraiche del nazismo (che, ripeto, non esauriscono tutte le vittime del nazismo, vorrei che non lo si dimenticasse con tale leggerezza)...E tuttavia sono consapevole che il mio discorso si presta ad essere interpretato come irrispettoso o addirittura antisemita. Nello scempio che si fa delle parole e la superficialità con cui si affibbiano etichette oggi, è molto facile essere tacciati di antisemitismo. A volte basta addirittura criticare le brutalità commesse dai SIONISTI (non dico "Semiti", non dico "Ebrei"..e non giustifico quelle commesse da altri) in una terra chiamata "santa" da tanti e dissacrata da troppi.

Sono semplicemente e sinceramente indignata per la rozzezza con cui si tratta quella ebraica come l’unica tragedia della storia degna di redenzione.

Vorrei che fosse pace per tutti... possibilmente in Terra.

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