Il governo Meloni festeggia due anni di fallimenti e di disastri
Il governo Meloni compie due anni esatti dall’insediamento a Palazzo Chigi. Due anni passati da una propaganda all’altra, da un presunto complotto all’altro, da una recita di vittimismo all’altra. In mezzo il vuoto assoluto di promesse mancate e di una realtà che racconta una versione diversa da quella millantata dalla premier.
Millantata dove, in conferenze stampe in giro per l’Italia? No, sui social network, dietro uno schermo, mediante messaggini e video in cui Meloni decanta i trionfi del suo governo in due anni di gestione della cosa pubblica che sta destabilizzando l’Italia. Sono molti i fronti su cui Meloni ha fallito e sui quali meglio evitare il confronto. Meglio affidarsi ai video-messaggini senza contraddittorio per celebrare i traguardi di una destra che promettevano di scrivere la storia del Paese.
Giorgia Meloni ha parlato di due anni di trionfi, ma la realtà e i dati dell’Istat dicono ben altro. Basti citare il problema principale della nazione: la povertà. Qui la miseria sta aumentando e sembra di ritornare all’Italietta degli anni Cinquanta. I dati dell’Istat sono impietosi e parlano di quasi sei milioni di “poveri assoluti”, tra cui più di un milione sono minori. L’abolizione delle misure di welfare adottata dal governo ha peggiorato la condizione di indigenza di cittadini che già facevano fatica ad arrivare a fine mese, figuriamoci con un costo della vita che è salito alle stelle.
La probabilità di essere povero aumenta ovviamente se si è disoccupati ma aumenta anche tra i lavoratori. Senza differenza tra Nord e Sud, dato che la miseria sta aumentando anche in quelle Regioni che un tempo erano la locomotiva della nazione, tanto è vero che tra le Regioni che vantano un esodo di giovani verso l’estero ci sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, aree del Paese che una volta vivevano nella prosperità e nello sviluppo economico. Dai dati dell’Istat emerge che il disagio economico si aggrava per gli operai la cui quota in “povertà assoluta” è in continuo aumento. Le famiglie in povertà nel 2024 hanno toccato il livello record di sedici percento, cioè un balzo di quasi due punti in più rispetto all’anno 2022.
Giorgia Meloni parla a reti unificate e a giornalisti che dormono sonni beati che con il suo governo il tasso di occupazione ha toccato un record storico, nemmeno l’Italia stesse attraversando il boom economico degli anni Sessanta. E infatti il tasso di occupazione italiano rimane lontanissimo dalla media europea e comunque l’occupazione cresce ma con salari da fame. Le retribuzioni hanno perso quasi il dieci percento del loro potere d’acquisto. Ma tutte queste cifre e queste evidenze non riescono a convincere il governo ad approvare una legge sul salario minimo legale. E così mentre in altri Paesi, come Francia o Germania, gli stipendi sono raddoppiati, qui sono rimasti fermi all’età dei cavernicoli, spingendo i giovani a scappare via.
L’elenco delle azioni di questo esecutivo che emana l’odore acre dell’autoritarismo non è finito qui. C’è il durissimo scontro con le toghe e i tentativi di assoggettare la magistratura. Tentativi che dovrebbero allarmare il Quirinale. C’è l’Autonomia Differenziata che rischia di scardinare la Costituzione dal basso e il Premierato che rischia di stracciarla dall’alto. C’è il limite alle intercettazioni che rende la vita comodo ai corrotti in giacca e cravatta. C’è la discriminazione di giornalisti e scrittori scomodi al governo e i tentativi di censurare la libera stampa. Per non parlare delle manganellate sugli studenti e l’inganno per gli elettori che non si sono accorti che questo governo deve ancora attuare l’ottanta per cento del programma pensato. La destra festeggi, ma si ricordi che dal compleanno al funerale per l’Italia è un attimo.
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