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Il disastro ambientale ILVA e le complicità politiche

BARI – La Puglia, tra le prime regioni ad aver attivato un sistema di monitoraggio d’eccellenza nelle zone a più alto rischio ambientale, si è dotata di un nuovo strumento per il contenimento dei livelli di benzo(a)pirene.


Il Consiglio regionale pugliese ha infatti approvato oggi all’unanimità un disegno di legge che prevede un intervento immediato da parte della Regione nelle aree comprese nel territorio della provincia di Taranto in cui viene accertato il superamento del valore medio su base annuale di 1 nanogrammo al metro cubo di benzo(a)pirene.

Quello sopra è l’incipit dell’articolo, redatto dalla Gazzetta del Mezzogiorno, in merito alle azioni intraprese dalla regione Puglia, come provvedimento per salvaguardare popolazione e territorio da industrie spregiudicate che antepongono il profitto alla vita: l’ILVA di Taranto. Prima di commentare l’articolo vorrei ricordare che:

“Negli ultimi dieci anni i tumori in Puglia sono aumentati del 30 per cento e sono linfomi, leucemie, tumori a vescica e polmoni, tutti direttamente riconducibili a cause ambientali, dalla diossina sprigionata dall’Ilva agli ossidi di azoto e zolfo di Cerano, che il vento porta su tutto il Salento” (Oncologo Serravezza 16 Ottobre 2008)

Quando parliamo di mortalità per tumori in Puglia ci riferiamo ad oltre trentamila decessi in un anno.

Dal 2008 ad oggi possiamo stimare circa novantamila morti di cancro, un’ecatombe.

Ma come si comportano i pugliesi rispetto ad alcuni importanti fattori di rischio per l’insorgenza dei tumori come il fumo, l’alcool e l’alimentazione? La percentuale di non fumatori è più alta della media italiana (60% contro il 53%) ed anche per l’alcool siamo più virtuosi, perché quanti non consumano alcolici fuori dai pasti sono il 30% rispetto al 28% della media italiana, mentre coloro che consumano alcool fuori dai pasti costituiscono il 19% rispetto al 26% del resto d’Italia. Sembrerebbe allora che la nostra regione abbia in alcune aree eccessi di tumori maligni di un certo tipo anche se l’abitudine al fumo ed all’alcool nonché l’indice di vecchiaia della popolazione mostrano tutti valori più bassi che altrove. E’ ormai chiaro che in alcune aree della Puglia ciò che viene immesso in aria e in acqua dagli insediamenti industriali si ritrova poi nel terreno. E se si ritrova nel terreno e nelle acque è assai probabile che si ritrovi negli alimenti e quindi negli organismi viventi che se ne nutrono.

Quello della Gazzetta del Mezzogiorno, è un articolo dove tutti escono vincenti: Vendola, che finalmente dopo cinque anni e centocinquantamila morti di cancro, è riuscito a dotarsi di una normativa (lo strumento citato nell’incipit, è la norma) che stabilisce i limiti legali delle emissioni; l’opposizione che ha asciugato i sudori della giunta di sinistra nel partorire questo importante strumento, ed anche il Ministro dell’ambiente che vorrebbe monitorare in continuo le emissioni dell’Ilva.

Quindi, poiché il Ministro dell’ambiente “vorrebbe” monitorare in continuo le emissioni, significa di fatto che saranno monitorate in modo saltuario, e magari concordato, come è successo sino ad oggi in occasione delle ispezioni dell’ARPA.

Mi sembra evidente che senza il monitoraggio in continuo, questo strumento è inefficace, utile solo ad attenuare le proteste crescenti, della popolazione salentina.

Ancora una volta i politici Italiani ci forniscono un esempio del loro modo di lavorare: aggirare i problemi, e quando non è possibile, aggirare la popolazione.

La politica è l’arte della dissimulazione del reale; i politici non risolvono i problemi; o ti fanno credere che non ci sono, o che li hanno risolti (M.Miccolis)

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