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Il “Cavaliere” ha invaso la Germania

Alcuni pensieri sulle spettacolari performances del Presidente alla televisione tedesca.

E’ risaputo che i tedeschi amano l’Italia. L’attenzione riservata dalla televisione pubblica Zdf al nostro presidente del consiglio è però commovente. Non solo ne è diventato un autorevole testimonial, ma la rete gli ha pure dedicato un lungo e dettagliato servizio di approfondimento. Ma procediamo con ordine.

Pochi giorni fa si sono visti nel paese migliaia di manifesti dove campeggia l’immagine del cavaliere. La faccia sorridente è sovrastata della scritta Una democrazia si riconosce dai suoi media. Il manifesto prosegue poi sotto con le frasi “La Germania ha un panorama tra i più ricchi e stimati al mondo. In questo prestiamo il nostro servizio. Affinchè lei possa scegliere. Grazie al canone.” Come dare torto a Zdf. Ma il dileggio sprezzante che, come cittadino italiano, sono costretto ormai quotidianamente a sopportare, mi fa arrossire profondamente e mi da lo spunto per riflettere, se mai ce ne fosse ancora bisogno, sulla devastate situazione dei media in Italia e, parimenti, sull’immagine che ci viene attribuita dagli osservatori internazionali. Il centro è sempre lui, il cavaliere, ossessivamente presente anche sulla rete, in un caleidoscopio di giochini, satire, filmati, inerenti, all’ormai planetario bunga bunga, a Ruby e papi girls e altre corbellerie del genere, tradotti ormai in tutte le lingue del mondo. Provate voi stessi per credere.

Ma Zdf fa di più e, con un reporatage di Antje Pieper, si pone le domande alle quali anche noi vorremmo delle risposte e cioè: come è possibile che gli italiani votino da 15 anni un politico che altrove non sarebbe considerato credibile, anzi sarebbe stato cacciato a pedate per l’indegno comportamento tenuto. In sintesi il servizio dice che la combinazione fra comunicazione, immagine, successo personali, sono il narcotico capace di convincere gli italiani, con la complicità, fra l’altro, di un’opposizione “triste”, mentre le incresciose vicende del Ruby-gate sarebbero in fondo accettate come espressine di “machismo”. Si fa altresì notare come in Germania, non sarebbero tollerati attacchi tanto violenti alla magistratura nella quale si ripone il massimo rispetto. Ora, gentile signora Pieper, benché la sua analisi mi trovi d’accordo, almeno in alcuni aspetti, mi sento però di inviarle qualche commento, per chiarire come stanno le cose più che altro a me stesso, normale uomo, come si dice, “della strada”.

Innanzitutto credo che la situazione italiana debba essere vista in un ottica più complessa ed articolata, se si vuole giustificare l’attuale esecutivo, non fosse altro per il fatto che, i sondaggi, sempre che li si voglia considerare credibili, vedono ad oggi il PdL attestato attorno al 28% dei consensi. In pratica poco meno dei tre quarti dell’elettorato non voterebbe, oggi, il cavaliere. La sua posizione è piuttosto motivata dalla folta schiera di “fedelissimi”, nominati dal premier e non eletti dai cittadini, e dal premio di maggioranza per la coalizione vincente previsto dalla famigerata “legge porcata”. Dall’altro lato dall’incondizionato appoggio della lega che, pur di vedere approvato il federalismo, è disposta a qualunque bassezza. Questa tenaglia mortale è la chiave di volta del sistema che permette al governo di “galleggiare”, benché costretto a distribuire “favori di varia natura” a desta e a manca per evitare l’inabissamento, cosa che porterebbe al cavaliere grossi guai personali, come tutti sanno.

Per quanto riguarda poi l’indecente comportamento del premier non ho percezione che gli italiani siano propensi a giustificarlo, sotto qualunque profilo, tanto meno il “machismo”. Negli ultimi periodi, perfino i media di area cattolica, che rappresentano una cospicua parte del paese, solitamente moderati e attenti, si sono scagliati con violenza mai vista contro tali pratiche. Famiglia Cristiana in un editoriale del Febbraio 2011 scrive “Comunque vadano le cose, è certo che la spaccatura attuale del Paese non è di natura politica in senso tradizionale, ma del tutto personale, e ruota intorno alla figura del premier, Silvio Berlusconi". Ancora nell’Ottobre 2010 lo ha definito “in uno stato di malattia” e poco oltre “stavolta non si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco”. Un distacco netto quindi che, a mio parere, corrisponde anche al pensiero della maggioranza degli italiani, leghisti compresi. Per quanto riguarda la giustizia poi, così come in Germania, anche gli italiani nutrono un certo rispetto verso i giudici, contrariamente alla propaganda profusa dai media. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes infatti, solo il 11% dei togati viene ritenuto di parte, mentre causa vera del malfunzionamento della macchina, risiede nella eccessiva lunghezza dei processi, il 62% lo pensa e considera, come soluzione, un generale rinnovamento del sistema, non certo il cosiddetto “processo breve”. Come si vede quindi gli italiani sono ben consci del degrado del paese, compresi gli imprenditori che, per bocca della Marcegaglia, hanno più volte denunciato l’immobilismo selvaggio. Semmai rimane il problema di come allontanare “le truppe dagli scranni” in maniera, ovviamente democratica. l’Italia è in altre parole in un diabolico “cul de sac” cha fa crescere la fibrillazione sociale. Interessante è invece analizzare come, in questa incresciosa situazione, sia comunque possibile che una certa parte dei cittadini, il 28% come si diceva, possa ancora votare l’attuale esecutivo. Sulla base di un’indagine da me condotta, seppur in maniera non troppo scientifica, emergono quattro spunti interessanti.

Il primo è che l’Italia, rispetto ad altri paesi, sconta un retaggio ideologico, maturato dopo la guerra, dove i partiti hanno rappresentato più un’ideale politico-sociale che un organo di governo o indirizzo della cosa pubblica. Ciò ha portato ad una forte radicalizzazione dell’elettorato, rafforzata dalla martellante propaganda volta a criminalizzare i “comunisti”.

La seconda è quella già accennata sopra e ben evidenziata dalla stessa Zdf, e cioè che negli ultimi decenni la società ha subito la "mutazione antropologia" operata dai manganelli di una gigantesca macchina mediatica trasformando il cittadino in consumatore, facile preda quindi della "macchina del consenso". La "piovra mediatica" ha portato al degrado dei valori, le menti pensanti al qualunquismo, alla disinformazione, alla passività, alla assuefazione della peggiore bassezza, alla completa incapacità di giudizio. L'imbonimento ha preso il posto della cultura, il populismo della democrazia, la faziosità dell’informazione. Siamo passati da cittadini a sudditi avvolti da un torpore che si traduce nel silenzio tombale del confronto vero e aperto. Situazione gravissima che, solo chi sta fuori, riesce nitidamente a vedere. Uniche eccezioni sono gli squarci di Roberto Saviano ed i suoi monologhi sulla “macchina del fango”. Un po’ poco per la gravità della cosa.

Il terzo punto, come già lei sottolineava, è l’immagine con cui il cavaliere si propone. Un’immagine di successo, decisionista, dal piglio forte e concreto, l'uomo dei miracoli, che propaganda al contempo una mancanza concreta di alternative a se stesso, un ruolo da capopopolo costruito “ad hoc”, sul suo carisma personale. I fatti, come lei sottolineava, sono ben diversi, non bastano certo gli show e la onnipresente “clack" da format televisivo più vicine a Gheddafi che alla Merkel.

L’ultimo punto riguarda l’odiosa cultura dell’illegalità che alberga ormai stabilmente nelle pieghe della società, come il morbo della peste. Scarso senso dello stato, del dovere, della collettività, la convinzione dell’impunità, la strisciante tolleranza nei confronti dei “furbetti del quartierino” o della “cricca” viene quotidianamente rafforzata dal vertice del sistema verso le periferie che vedono quindi l’evasione fiscale, la prima azienda in Italia, avvallata, quasi incoraggiata, il malaffare come “modus operandi” del congegno. I forsennati attacchi ai giudici non sono un caso. Come si dice da noi “il pesce puzza dalla testa” ma, d'altro canto, la pratica del privilegio e della corruzione sono necessarie ed "oliare" il sistema essendo la connivenza economico-politica, il conflitto di interessi insomma, la vera radice del problema. Il popolo degli evasori, dei tangentisti, delle partite IVA perennemente in rosso, dei fondi neri, dei professionisti con conti in Svizzera, alimenta il popolo dei liberisti. Questa ipotesi è avvallata anche dalla statistica. Sempre secondo l’Eurispes infatti, gli italiani che vorrebbero inasprite le pene per reati finanziari sono il 23% fra elettori di sinistra e il 3% per gli elettori di destra, così come l’immunità parlamentare è osteggiata dall’80% degli elettori di sinistra mentre solo dal 40% per quelli di destra. E se questi numeri le sembran poco?

Comunque, gentile Signora, la situazione è senz’altro difficile, ombre lunghe sono ormai da troppo tempo stabilmente presenti sopra il nostro paese, ricordo di un passato che sembrava sopito. Situazioni diverse certo, come diversi sono i tempi, le persone, la società. Ma la puzza è sempre la stessa e non vorrei che la peste, quella di Camus intendo, fosse diventata una triste realtà. Per il momento comunque la saluto e la ringrazio per la cortese attenzione e, se le capita, chieda a Zdf, se il cavaliere ha percepito un compenso per la spettacolare prestazione, o se, nella sua infinita generosità, si tratti ancora di beneficenza. Così per curiosità s’intende. Auf Wiedersehen.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.224) 16 aprile 2011 18:59

    Paese bloccato >

    Nel 2008 la Legge “porcellum” ha dato a Berlusconi una maggioranza “nominata” di 340 Deputati.
    Poi è arrivato il fatidico 14 dicembre e l’inizio della coalizione “multistrati”.
    Una coalizione frutto di “responsabili” trasmigrazioni e di prestiti “oculati”.

    Una “maggioranza purchessia” che si riconosce in nome del “tutto tranne elezioni”.
    Una maggioranza in continua crescita, ripete Berlusconi, ma che dalla sua origine non è riuscita ad esprimere più di 314 si.
    Non c’è problema: basta 1 solo voto in più dell’opposizione.
    E per spuntare il conflitto di attribuzione o la prescrizione “breve” basta un Ministro ieri, un sottosegretario oggi …

    Intanto la ex-ripresa, passata a “semi-crescita”, grava sul paese come Se fosse Stagnazione

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