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ILVA: spegnere gli altoforni significa distruggere l’industria nel Mezzogiorno

Tanto per cambiare non sono a Taranto e neanche in Italia, sono ad Oberhausen, in pieno Ruhr Gebiet, e non è oggi, ma sono gli anni Novanta. I problemi però sono esattamente quelli dell'ILVA a Taranto oggi. Il partito ecologista, a differenza che in Italia, è molto forte e conta poco meno del 10% a livello nazionale. Nella Ruhr, viste le realtà, è ovviamente più forte.

L'inquinamento delle acciaierie, lì sono Thyssen Krupp, si fa sentire e il bilancio ambientale per tutti, uomini, animali e piante, è sentito. E' sentita la necessità di provvedere e con urgenza. Eppure: nessuno pensa - neppure i più radicali ed intransigenti degli ecologisti - neppure per un istante, a spegnere gli altoforni. Anche i bambini sanno cosa significherebbe. Nessuno, ovviamente, vuole mettere la salute in secondo piano, nessuno vuole eludere i gravissimi problemi e la loro urgenza. Tutti egualmente sanno che non esistono bacchette magiche e che "subito" significa che a partire da subito bisogna rimboccarsi le maniche per lavorare con alacrità al problema.

Non significa spegnere immediatamente gli altoforni, semmai ridurne, nei limiti del possibile, l'attività, accelerando al massimo i lavori per le bonifiche e gli ammodernamenti strutturali necessari. La produzione però va continuata perché quella dell'acciaio non può essere interrotta. Del resto ciò non significherebbe colpire solo l'industria dell'acciaio, ma anche quella manifatturiera ad essa connessa: lì, in primis, quella automobilistica, a Taranto quella cantieristica e navale. Sarebbe perdere per decenni e forse per sempre un grande atout e con esso decine di migliaia di posti di lavoro.

Nel caso di Taranto sarebbe il declino di quel fiore all'occhiello per il Meridione che - sia pure tra luci ed ombre - l'ILVA è stata e - fortunatamente - è ancora, e - speriamo - continui ad essere. Un Mezzogiorno senza ILVA e perciò senza cantieristica sarebbe, ancor più, un Mezzogiorno avviato con celerità alla desertificazione industriale ed al declino più irreversibile. E non sarebbe un Mezzogiorno più pulito ed ecologico: le storie di ecomafie che Carlo Lucarelli e Roberto Saviano ci sanno così ben raccontare, mostrano come il Mezzogiorno continuerebbe - ed ancor più - ad essere la comoda ed economica discarica delle industrie del Nord, una discarica molto più antiecologica e dannosa per la salute di tutti, uomini, animali e piante.

NO ALLO SPEGNIMENTO DEGLI ALTOFORNI. E, a proposito: una decisione di tale rilevanza per tutto il Meridione non può essere avocata a sé da un magistrato, né da un Governatore di Regione per quanto bravi e competenti possano essere. Essa è - e deve essere - prerogativa di Ministri e del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.223) 28 settembre 2012 14:38
    Giorgio Zintu

    Davvero nessuno vuole mettere in discussione la salute delle persone? Strano, leggendo quello che scrive si ricava esattamente l’opposto. Ma andiamo avanti. Lei afferma che la decisione sulla chiusura di un impianto come quello dell’ILVA "non può essere avocata a sé da un magistrato, né da un Governatore di Regione" ...Essa è - e deve essere - prerogativa di Ministri e del Presidente del Consiglio"...Ho l’impressione che qui lei non abbia il senso del limite delle sue competenze di carattere giuridico. Ma vede, anche senza entrare nel merito di norme giuridiche esistenti e non inventate, Lei deve aver poco studiato anche la Costituzione della nostra Repubblica, in particolare l’articolo 32. Le riporto, per sua conoscenza, un commento che può trovare su internet. "

    La Costituzione italiana definisce la salute come "fondamentale diritto dell’individuo" e 
    come "interesse della collettività" (art. 32, 1° comma), delineando due aspetti, quello del 
    diritto e quello dell’interesse, distinti ma coordinati. Lo "stato di salute" non riguarda solo 
    il singolo ma si riflette sulla
     collettività, per cui la relativa tutela non si esaurisce solo in 
    situazioni attive di pretesa ma "implica e comprende il dovere di non ledere ne porre a 
    rischio con il proprio comportamento la salute altrui". 
    Il diritto alla salute si configura, più in generale, come valore costituzionale supremo in 
    quanto riconducibile all’integrità psico-fisica della persona (e non considerato solo quale 
    diritto sociale a prestazioni sanitarie)...".
    Lei, con quello che scrive, condanna il pianeta al suicidio solo perché fare qualcosa costa troppi soldi e invece andare all’ospedale o in un cimitero è più conveniente. 
    Giorgio Zintu

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