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Happy Go Lucky: La felicità porta fortuna (?)

Candidato all’Oscar come migliore sceneggiatura originale e vincitore di numerosi premi della critica Internazionale, Happy Go Lucky sembra essere il film "originale" dell’anno, come fu il caso di Little Miss Sunshine... forse un po’ meno eclatante...

L’espressione Happy-go- lucky in Inglese esiste, ed è indicativa di una persona noncurante dei problemi o priva di turbamenti. La protagonista di questo ultimo film di Mike Leigh, Pauline Cross è l’esempio lampante di una persona felice.
Pauline (Sally Hawkins), o Poppy come preferisce essere chiamata, è una via di mezzo fra la signorina minù (la vecchina dei cartoni che si rimpiccioliva con il cucchiaio) e la quintessenza dell’umorismo inglese.

Trent’anni, single, divide un appartamento da dieci anni con la migliore amica Zoe (Alex Zegerman), scarica la tensione lavorativa saltando come una pazza sul tappeto elastico e insegna alle elementari, lavoro che le da la possibilità di esprimersi artisticamente nel creare pennuti con le buste di carta. Personaggio eccentrico questa Poppy che vive in un mondo tutto suo fatto di risatine continue e mimica facciale, sicuramente originale e tipico di una commedia inglese, sennonché risulta essere talmente fastidiosa da far venire voglia di prenderla a schiaffi. Giusto per calmarla.

Il film così si divide in due parti: la prima in cui non puoi smettere di trovare la protagonista terrificante e noiosa, mentre tutto intorno a lei è più divertente comprese le colleghe, sua sorella minore Suzy (Kate O’Flynn) che incarna insieme a Zoe l’altra parte dell’umorismo, quello nero,il suo insegnante di scuola guida Scott (Eddie Marsan), fissato con i complotti sociali e i messaggi satanici nascosti nella società moderna; la seconda in cui finalmente la sceneggiatura fa un balzo incredibile di qualità e dalla forzatura passa al coinvolgimento mirando a spiegare il perchè la vita di Poppy le sia così congeniale e perchè si senta sempre in dovere e in grado di aiutare il prossimo nonostante riceva ben poco in cambio.

La vita di chi è sempre felice non è detto che sia realmente sempre costellata di eventi felici e gai, parte del risveglio della protagonista, e dello spettatore, dal torpore iniziale si trovano nello scoprire il problema serio di un alunno, il lato oscuro e pericoloso di Scott (e qui si capiscono molte cose, ad esempio il perchè gli istruttori di guida sono sempre sull’orlo di una crisi di nervi) il difficile rapporto con l’altra sorella di Poppy, incinta, maniaca del controllo e particolarmente spinta dagli ormoni a inveire contro la vita poco seria della sorella maggiore.


In tutto questo turbinio di avvenimenti per Poppy c’è tempo anche per l’amore, raccontato in punta di piedi, condiviso dall’assistente sociale Tim (Samuel Roukin) quasi una figura da santificare, dotata di pazienza infinita.

Mike Leigh, mostro sacro del cinema inglese nonché figura importantissima a livello teatrale, ha scelto il suo paese per raccontare la quotidianità: Camden Market, Regent’s Park, Finsbury Park e Southend on Sea, luoghi tipici senza dubbio, ma anche di una bellezza paesaggistica mozzafiato.

Scrittura originale, successione degli eventi proverbiale da incollare allo schermo, restano ancora incomprensibili ahimé il Golden Globe e l’Orso d’Argento che Sally Hawkins è riuscita a portarsi a casa con la sua interpretazione. Forse siamo tutti troppo poco Inglesi o forse il mondo ha solo bisogno di felicità espressa con facce buffe, oppure dopo i Police ci sono troppi EnglishmEn in New York.

Il film però è piacevole quindi mi sento di consigliarlo, se reggete la prima parte il resto è tutto in discesa, due scene memorabili: la lezione di flamenco e il discorso sul monumento a Washington di Scott, brillante.


Pertuttiglioriginaliconunabuonapazienza.


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