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Gli affanni dell’eurozona: oggi la Grecia, domani il Sud-Sud?

Il Circo Barnum dell’economia mette in scena l’eurozona frustrata dal debito greco e il corridore americano che insegue con grande affanno la ripresa economica. Tra i protagonisti non manca l’Italia sfinita dalla bassa crescita e dall’alto debito. E sul proscenio spadroneggiano le agenzie di rating che mettono in dubbio l’affidabilità dei nostri conti pubblici. Eppure ci sono almeno altre due rappresentazioni da non perdere: l’immigrazione e il cambiamento in corso nelle rotte commerciali. Sul palcoscenico dell’immigrazione, il leader del partito laburista maltese ha dichiarato che, mentre alla crisi dell’eurozona i politici tentano di rispondere con “più Europa”, alla crisi innescata dall’immigrazione la risposta pare essere quella di “meno Europa”. Gli europei appaiono svogliati quando si tratta di aprire percorsi privilegiati per l’ingresso di giovani dal mondo sottosviluppato che vorrebbero venire a studiare da noi. Con alte barriere all’ingresso di studenti extraeuropei, rinunciamo al dividendo della crescita economica apportato dalla mobilità internazionale delle persone di talento.

Lo spettacolo delle rotte commerciali vede sulla scena il Sud del mondo, con Cina e Brasile primi attori. Secondo il gruppo bancario HSBC, la novità del commercio internazionale è la creazione di una “strada della seta” meridionale, una rete “Sud-Sud” di vie commerciali che connettono Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina. Da qui al 2050 l’interscambio intercontinentale Sud-Sud dovrebbe coprire per il Brasile più del 50% dei suoi commerci internazionali. Sono gli accordi tra società cinesi e brasiliane sulle materie prime, l’energia e i prodotti manifatturieri a rimuovere anzitutto gli ostacoli economici che finora hanno frenato la corsa lungo la strada della seta. Attenzione, allora, che a ferire l’eurozona sia il coltello di un parente, la Grecia, ma a colpirla mortalmente intervenga il colpo sferrato da un estraneo: il Sud del mondo.

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