• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Giornata mondiale Aids: la Santa Inquisizione vieta il preservativo in (...)

Giornata mondiale Aids: la Santa Inquisizione vieta il preservativo in Rai

Eccolo qua il nostro nuovo Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di cui ho già parlato in altre occasioni. Alla sua prima uscita il diktat alla Rai in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS (mica scherzi, 25 milioni di morti nel mondo da quando fu scoperta): vietato citare il preservativo.

Vietato nominare quell’oggettino di plastica che ‘preserva’, preserva da gravidanze indesiderate e da malattie sessualmente trasmissibili.

Dal momento che ‘preservativo’ non sembra essere, di per sé, una parolaccia né una bestemmia è evidente che il divieto è relativo all’uso dell’oggetto non al suo nome. E l’utilizzo ha appunto le due funzioni ricordate sopra. Volendo ci si fanno anche dei palloncini pieni d’acqua da tirarsi addosso d’estate, ma non è il suo uso primario.

Ne sono certo da quando ho letto che nel mondo si consumano circa cento milioni di rapporti al giorno; quattro milioni ogni ora, sessantacinquemila al minuto; ogni tanto ce n’è anche uno mio e ne vado orgoglioso (qualche volta, non sempre).

Cento milioni di rapporti sessuali al giorno fanno del preservativo uno degli oggetti più usati al mondo e spesso l’unica garanzia di non infettarsi o di non trovarsi con un erede in arrivo.

Ma non si può nominare, secondo il Ministro della Salute (non il pizzicagnolo all’angolo), cioè di colui che, più di ogni altro nel nostro paese, dovrebbe preoccuparsi di evitare contagi e gravidanze indesiderate. Non fosse altro che per risparmiare soldi (in cure e aborti) visto che non ce ne sono.

Come sappiamo il neoministro è l’ex-presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e, in quanto tale (fu nominato presidente di quel movimento dal cardinale Ruini se non sbaglio) si può ipotizzare piuttosto ossequioso ai desiderata papali. Ecco qua dunque l’origine del divieto: una parola che fa tanto dispiacere al Vaticano.

E per ciò la televisione pubblica (dicasi pubblica) deve usare circonlocuzioni appropriate come recita il testo della email mandata nelle redazioni da un'alta dirigente RAI:

“Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto”.

Se leggo bene la circolare dice che se la gente si accoppia poi è bene che si sottoponga al test Hiv. Non che usi delle precauzioni atte a prevenire il contagio, ma che vada pure a contagiarsi purché poi, questo sì che è importante, vada a fare il test per vedere se si è beccata la malattia. Ministro della Salute o Ministro del Contagio?

Ma credo che in realtà non sia l’uso del profilattico come difesa dal contagio che fa paura, ma il suo utilizzo come strumento anticoncezionale. Ho detto una banalità e lo so.

In Vaticano non si sopporta l’idea che un uomo e una donna si “intreccino” (uso anch’io degli eufemismi per evitare eventuali velleità censorie) senza procreare. Non importa che ne abbiano l’intenzione o meno; se lo fanno (intrecciarsi) devono farlo (procreare). Quindi non si nomina qualsiasi cosa che si frapponga alla naturale connessione fra i due fatti. A intreccio deve corrispondere gravidanza (sempreché l’Altissimo voglia, naturalmente).

La cosa sarebbe aria fritta, cosa arcinota se non fosse che ci hanno invece raccontato che questa faccenda era ormai acqua passata nella millenaria storia della Chiesa; fino a qualche decennio fa sì, era così e ci dispiace tanto, dicono nelle sagrestie più raffinate (nelle altre semplicemente mettono tuttora dei tappi ideologicamente ferrei, tipo cintura di castità).

 

Ma dal Concilio Vaticano II la visione ecclesiastica della sessualità è cambiata, ci dicono, l’incontro fra un uomo e una donna non è più obbligatoriamente finalizzato alla procreazione, anche se essa completa l’atto d’amore, ma è concepito come un dono di sé che si fa all’altro, così come Cristo donò la sua vita sulla Croce. 

L’idea che la sessualità debba essere tassativamente finalizzata alla procreazione, secondo il detto “non lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a Dio” di ottocentesca memoria, è superata. Ci dicono.

Ebbene, tutte chiacchiere, parole al vento. Al passo avanti del Vaticano II sono seguiti i due passi indietro della Humanae Vitae ("la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita.

Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della Chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo" e ancora "dobbiamo ancora dichiarare che è assolutamente da escludere ogni azione che si proponga di impedire la procreazione"). Più chiaro di così !

Se due ragazzini vogliono “intrecciarsi” perché si attizzano vorticosamente l’un l’altra in quel tornado che tutto travolge quando l’identità femminile e quella maschile cercano la reciproca realizzazione nell’incontro con l’altro, ecco che appare il minaccioso tabù del preservativo vietato (e anche di tutti gli altri anticoncezionali, naturalmente).

Non sia mai che si divertano nella naturale, reciproca e curiosa indagine sull'inesplorato territorio dei rispettivi corpi. Che almeno si preoccupino di terrificanti gravidanze fuori tempo. O di qualche infezione, anche minima. Che almeno si sentano un po’ disturbati da quel grillo parlante da Oltretevere, mentre cercano il totale abbandono sull’onda del desiderio.

Quello che conta è che la sessualità si risolva sempre e comunque in astinenza. In castità. Siamo ancora ai tempi di Paolo di Tarso, quando era gran cosa diventare eunuchi per il regno dei cieli.

Cambiano i governi, ma come avevamo immaginato dopo Todi, non cambiano le idee. Ieri ci pensava la Roccella, adesso ci penserà il nuovo Ministero della Santa Inquisizione. Amen.

 

Post Scriptum del giorno dopo: cresce lo scandalo, la RAI apre un'inchiesta, il Ministro smentisce di aver dato tali disposizioni, la funzionaria che ha lanciato il sasso - quella più realista del re - ora nasconde la mano. Grande è la confusione sotto il cielo. Quindi - per compensare l'errore fatto - la RAI farà una trasmissione in cui verrà detta un'unica parola: PRESERVATIVO. O no ?

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.145) 3 dicembre 2011 11:46

    L’articolo dà delle informazioni sbagliate su ciò che la dottrina della chiesa afferma riguardo all’uso della sessualità e non so se sia una posizione pregiudiziale oppure ignoranza. La dottrina cattolica semplicemente non ammette per i propri fedeli l’uso della sessualità fuori dal vincolo matrimoniale e vietando la contraccezione nei rapporti sessuali lo fa riferendosi solo a questo ambito. fuori da questo ambito se una qualsiasi persona faccia uso o no del preservativo è qualcosa che riguarda la sua coscienza e la sua libertà personale. la chiesa non è mai entrata nel merito delle "modalità" di un rapporto quando già a priori non si fa riferimento alla sua dottrina, e d’atra parte non ne avrebbe motivo. Agitare quindi lo spauracchio di proibizioni ecclesiastiche che non esistono, e se esistono non limitano la libertà di nessuno e riguardano un ambito ben definito, mi pare una cosa ridicola e che comunque denota una scarsa obiettività. Lo dimostra anche il fatto che l’autore dell’articolo attribuisca alla chiesa cose che essa non dice .. "è assolutamente da escludere ogni azione che si proponga di impedire la procreazione" Al contrario l’humanae vitae afferma che è possibile, quando vi siano validi motivi, fare ricorso all’astinenza durante i periodi fertili, il che rappresenta un’azione volta ad impedire la procreazione.
    Antonio R.

    • Di (---.---.---.157) 3 dicembre 2011 18:32

      Quindi la chiesa cattolica obbliga a non usare il preservativo solo con la propria moglie (o marito). "fuori da questo ambito..." - come dice lei - è cosa che "... riguarda la coscienza e la libertà ..." del soggetto in questione.
       E per quale arcano motivo se uno pecca (rapporto extra coniugale) è libero di usarlo l’oggetto aborrito?

  • Di (---.---.---.38) 3 dicembre 2011 12:54

    Che la Chiesa proponga la sua dottrina (o il suo magistero, se si preferisce) "per l’umanità" e non solo per la comunità dei fedeli cristiani è cosa così nota che non pensavo ci fosse bisogno di discuterne. L’affermazione Extra Ecclesiam nulla salus - per quanto di origine controversa - risale ai primi secoli del cristianesimo e l’affermazione "Quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa" fa parte del catechismo edito dal Concilio di Trento. Non mi risulta che sia mai stato né discusso né abolito. Non ho mai sentito dire da un Papa chi è cristiano si astenga gli altri facciano pure quello che gli pare.

    Quanto al fatto che io abbia attribuito alla Chiesa cose che essa non dice, sinceramente me ne sorprende l’ignoranza. Basta leggere l’enciclica Humanae Vitae qui http://www.vatican.va/holy_father/p...
    Ai parr. 11, 12 e 14 si può leggere esattamente quanto ho scritto.
    Magari se prima di criticare a testa bassa ci si informasse sarebbe meglio per tutti.

    Quanto al fatto che si ricorra all’astinenza per non procreare - e di questo dovremmo apprezzare il magistero di santa madre chiesa - è frase troppo comica per commentarla. Sinceramente ci sarei arrivato anch’io da solo senza rompermi la testa sui libri sacri.
    In ogni caso conferma quanto ho scritto sul diventare "eunuchi" per la gloria di chissà chi.

  • Di (---.---.---.38) 3 dicembre 2011 13:18

    Se poi vogliamo spaccare il capello, l’ultima frase l’ho effettivamente abbreviata.
    Alla lettera - par. 14 - c’è scritto: "È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione".
    Il riassunto che ne ho fatto non mi pare che modifichi la sostanza. Usare un preservativo è escluso (che vuol dire "vietato") dalla Chiesa.


    Fabio DP

  • Di (---.---.---.16) 3 dicembre 2011 16:17

    Quella frase che lei ha abbreviato aiutava a centrare meglio la discussione se non fosse stata abbreviata. parla infatti di atti coniugali e non di un generico utilizzo della sessualità come l’articolo lascia intendere, in quanto per la chiesa quello non è ammissibile a priori fuori dal matrimonio, visto che fuori dal matrimonio l’unica strada proposta dal magistero è la castità e non viene certo dibattuto se usare o no il preservativo, infatti quella non è materia di fede ma lì si scende ad altri livelli.
    Per quanto attiene il matrimonio cristiano ciò che l’umanae vitae propone non è per niente ridicolo ma piuttosto rientra in una categoria di fede. Usare infatti del matrimonio nella maniera voluta da questa enciclica non dico sia eroico ma sicuramente comporta una certa fede.
    Riguardo al fatto che la chiesa proponga l’astinenza fuori dal matrimonio ed ancora che proponga l’astinenza agli sposi che per gravi motivi vogliano rimandare una gravidanza non mi pare che lei ci sia arrivato o che lo accetti dato che l’articolo si allontana vistosamente da un uso cristiano della sessualità e pone come scelta privilegiata l’uso dei preservativi anzichè l’astinenza.
     

  • Di (---.---.---.38) 3 dicembre 2011 16:33

    Cerchiamo di centrare meglio la discussione. Riassumendo: per la Chiesa la sessualità fuori dal matrimonio non è accettabile e - nel matrimonio - impedire in qualsiasi modo la procreazione è proibito. Cosa c’è di diverso da quello che ho detto io ?

    Se la Chiesa parlasse nelle sue chiese (scusi la ripetizione) non ci sarebbe niente da dire. Ma siccome interviene quotidianamente in tutti i telegiornali della televisione pubblica ed è su tutti i giornali e si esprime in ogni dove reclamando la sua dimensione magistrale, direi che io - molto più modestamente - ho tutti i diritti di criticare e affermarne l’indebita ingerenza nella vita pubblica. Dove con il termine "pubblica" intendo esterna alla Chiesa stessa. Che cosa faccia al suo interno non è cosa che mi interessi minimamente.

    Con questo spero che questa poco interessante polemica finisca qui.

  • Di (---.---.---.16) 3 dicembre 2011 16:56

    Lei accusa la Chiesa di ingerenza nella vita pubblica ma si dimentica che essa ha una dimensione pubblica. E si dimentica che finchè c’è la libertà di stampa e di opinione non può essergli mossa quest’accusa. Diciamo che è una voce che si leva in un paese libero insieme a tante altre voci. cari saluti

  • Di (---.---.---.38) 3 dicembre 2011 18:14

    Io accuso la Chiesa di ingerenza nel governo della vita pubblica. Che sarebbe il governo di uno stato laico e repubblicano, non di uno stato autocratico e confessionale. Attraverso questa sua ingerenza produce effetti - come quello di proibire il termine "profilattico" nelle trasmissioni della televisione pubblica - che sono semplicemente scandalosi. E infatti la cosa ha sollevato scandalo (e un’inchiesta interna alla RAI).

    Questa non è la semplice e legittima espressione di un proprio punto di vista, ma è l’alterazione della dimensione super partes che le istituzioni devono avere (almeno fino a che non sarà ripristinato lo Stato della Chiesa).

    Tutto ciò per imporre come verità una sua propria interpretazione della sessualità che non è, come dice lei, diretta ai fedeli cristiani, ma è proposta come verità assoluta, valida per ogni essere umano in virtù del suo magistero dogmatico.
    Dal momento che "nessuno" nella logica ecclesiastica può interrompere il ciclo procreativo, è conseguente che i profilattici siano tendenzialmente esclusi dal panorama della comunicazione, anche se è l’unico sistema efficace contro l’AIDS, a parte quella demenziale proposta di proporre a tutti la castità (cento milioni di amplessi ogni giorno !).

    Dopodiché vuole trasformare la verità assoluta che dice di avere in tasca in comportamento dello stato (e possibilmente in legge, come ad esempio il divieto di divorzio fino a quarant’anni fa, o la questione dell’aborto, del testamento biologico, dei pacs eccetera); è la questione dei "valori non negoziabili".

    Detta in altri termini mentre io, da laico, non impongo a nessuno di divorziare se non vuole, o di usare un preservativo, la Chiesa pretenderebbe di impedire a me di farlo se voglio, anche se non sono un credente. E lo vorrebbe fare attraverso una legge dello stato (e parlo del divorzio per non parlare di tutto il resto) o, in piccolo, boicottando la diffusione del profilattico per motivi esclusivamente ideologici.

    Io mi riservo il diritto, tutti i diritti, di commentare, contestare, contrastare, sempre e comunque questa ingerenza di un credo religioso nella vita privata delle persone (nella mia tanto per cominciare, sempreché non le dispiaccia troppo).

  • Di (---.---.---.207) 4 dicembre 2011 15:57

    Segnalo il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” del Cesvi. Tramite l’SMS solidale al 45509, dal 27 novembre al 19 dicembre sarà possibile donare 2 euro

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares