Io accuso la Chiesa di ingerenza nel governo
della vita pubblica. Che sarebbe il governo di uno stato laico e
repubblicano, non di uno stato autocratico e confessionale. Attraverso
questa sua ingerenza produce effetti - come quello di
proibire il termine "profilattico" nelle trasmissioni della televisione
pubblica - che sono semplicemente scandalosi. E infatti la cosa ha sollevato scandalo (e un’inchiesta interna alla RAI).
Questa non è la semplice
e legittima espressione di un proprio punto di vista, ma è l’alterazione della dimensione super partes che le istituzioni
devono avere (almeno fino a che non sarà ripristinato lo Stato della
Chiesa).
Tutto ciò per imporre come verità una sua propria
interpretazione della sessualità che non è, come dice lei, diretta ai
fedeli cristiani, ma è proposta come verità assoluta, valida per ogni essere umano in virtù del suo magistero dogmatico.
Dal momento che "nessuno" nella logica ecclesiastica può interrompere il ciclo procreativo, è conseguente che i profilattici siano tendenzialmente esclusi dal panorama della comunicazione, anche se è l’unico sistema efficace contro l’AIDS, a parte quella demenziale proposta di proporre a tutti la castità (cento milioni di amplessi ogni giorno !).
Dopodiché vuole trasformare la verità assoluta che dice di avere in tasca in
comportamento dello stato (e possibilmente in legge, come ad esempio il
divieto di divorzio fino a quarant’anni fa, o la questione dell’aborto,
del testamento biologico, dei pacs eccetera); è la questione dei
"valori non negoziabili".
Detta in altri termini mentre io, da laico, non impongo a nessuno di divorziare se non vuole, o di usare un preservativo, la Chiesa pretenderebbe di impedire a me di farlo se voglio, anche se non sono un credente. E lo vorrebbe fare attraverso una legge dello stato (e parlo del divorzio per non parlare di tutto il resto) o, in piccolo, boicottando la diffusione del profilattico per motivi esclusivamente ideologici.
Io mi riservo il diritto, tutti i diritti, di commentare, contestare,
contrastare, sempre e comunque questa ingerenza di un credo religioso
nella vita privata delle persone (nella mia tanto per cominciare, sempreché non le dispiaccia troppo).