“Fratelli d’Italia” o apologia del fascismo?

Mercoledì scorso c’erano l’on. Alessandra Mussolini e perfino Sua Altezza Reale Emanuele Filiberto a presenziare alla suddetta trasmissione. Nulla in contrario su questo dettaglio, ma la cosa che mi ha fatto un tantino imbestialire è stata la becera “rivisitazione”, tipo “fiction alla canale Mediaset”, della figura dell’ “uomo di Predappio”. Che la figura di Mussolini stia simpatica a B. e a molti nel suo schieramento, non ci poteva essere dubbio, ma da qui ad usare i soldi dei contribuenti per imbastire una trasmissione di “ignorante revisionismo fascista” e di storia raccontata a mo' di “barzelletta” sulla televisione di Stato, è stata una cosa alquanto indegna. Bene avrebbe fatto l’attuale “uomo della provvidenza” ad imbastirla sulle sue reti, ma su quelle della Rai, io non ci sto!

Protesta sempre, lui, quando la Rai manda in onda trasmissioni di “parte”, specialmente quando queste dicono cose che gli altri non osano, per non mettere in cattiva luce il suo pseudo-governo; questa volta però, il messaggio che è passato è stato davvero superficiale e oltraggioso per la memoria dei veri e propri eroi della nostra storia, e disacculturante e diseducativo per i giovani.

Vedendo alcuni spezzoni di fiction mandati in onda durante la trasmissione, mentre il protagonista appariva nelle varie scenette, a me, che la storia amo studiarla per davvero, mi veniva letteralmente il ribrezzo, specialmente quando gli occhi della mia mente si sono posati sul ricordo delle lapidi che riempiono le nostre piazze, con nomi di centinaia di migliaia di giovani morti nelle steppe della Russia, nel deserto di El Alamein, sui monti di Grecia e d’Albania, nei campi di prigionia nazisti e sovietici, ma per quell’accozzaglia di cialtroni, sembrava che la storia - la loro - avesse steso un sudario caliginoso e impenetrabile sui veri martiri della storia patria. Da ciò che ho sentito, di menzioni a loro riguardo non ne sono state fatte, e se le avessero fatte, io non le ho sentite.

Che dire poi delle leggi razziali che il caro Benito avallò, e che sono costate la morte di migliaia di ebrei italiani “macellati” nei mattatoi umani di Auschwitz, Treblinka, Mauthausen e altrove? Ma quelli non serviva ricordarli, tanto sono solo le classiche comparse della storia, che servono solo da contorno, proprio come le lapidi dei caduti ai bordi delle nostre piazze.

Certo, fucilare il dittatore criminale a Dongo e appenderlo per i piedi nel bel mezzo di piazzale Loreto, è stata una cosa barbara e indegna, anche se, a pensarci bene, la fine di Von Ribbentrop & Co. l’avrebbe certamente fatta, magari non in una pubblica piazza, ma in quella di un carcere, dopo regolare processo, non appeso per i piedi, ma per il collo. Certamente, per i nipoti è sicuramente un trauma immane ricordare la fine del nonno, ma come pensate che si siano sentiti gli stessi nipoti di Giacomo Matteotti, assassinato dagli squadristi fascisti, nel vedere lo spezzone della fiction dedicata a Mussolini, mentre l’attore che impersonava il duce pronunciava il famoso discorso alla Camera il 3 gennaio 1925? Con parole arroganti - secondo lui destinate a rimanere impunite - disse:

“Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto”.

La cosa triste è che, nei presenti, nel sentire e vedere la magistrale interpretazione, tutte le attenzioni sono andate, non tanto al povero Matteotti, e a quanti come lui furono vittime del regime, e si sono comunque sacrificati per la democrazia, ma alla superba e appassionata interpretazione, che rendeva bene il fiero spirito del dittatore, con tanto di plauso da parte della nipote.

Non ho parole!

Un quotidiano è liberissimo di far uscire la collana dei discorsi di qualunque megalomane pazzoide, ma che io debba sorbirmi, in prima o seconda serata, una trasmissione del genere, da una televisione pubblica, per giunta di uno Stato repubblicano e democratico, pagata anche dai soldi del mio canone, non esiste.

Da nessuno degli storici presenti ho sentito pronunciare, non tanto l’esatto ammontare di quanti furono i morti a causa della scelta del “truce Benito” di entrare in guerra a fianco dell’altro “cane rabbioso”, ma neppure qualche semplice menzione sulla perdita - per non dire cancellazione - di un’intera “regione” italiana, conosciuta con il nome di Istria, che sono in parecchi, tra le nostre scolastiche giovani leve, a non sapere neanche dove stia di casa, sia per quanto riguarda la storia che la geografia. Un’immane tragedia che è costata, oltre la perdita dell’intera penisola dell’Istria, centinaia di migliaia di esuli, i quali hanno perso tutto, e migliaia di morti, tra i quali, molti spariti nelle Foibe.

Cari signori, è bello fare trasmissioni per compiacere i vostri protettori e beniamini, tuttavia non me la prendo tanto con voi, ma con gli eminenti professoroni che avete invitato, dai quali non è uscita neanche una sola parola per ricordare le immani tragedie causate dalle scelte criminali di un “socialista rinnegato”.

Questi 150 anni dell’Unità dell’Italia che hanno portato la Repubblica e la sua Costituzione dovrebbero essere festeggiati nel ricordo di quanti lottarono e diedero la vita per essa e non nella rivisitazione degli orrori, commessi da quelli che avversarono la libertà e la democrazia, per trasformali in semplici e banali errori.

Il Paese è oltraggiato dalla banale attitudine nella gestione dei valori democratici - che sono costati sangue di eroi - da parte di questo governo medesimo, e per di più, l’Italia è abbondantemente stanca delle panzane, passate come storia, e delle “barzellette”, delle vostre, quanto delle Sue, caro signor Presidente del Consiglio!