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Fiat: la stima di Obama

Il presidente Usa Barack Obama, nella giornata in cui annuncia il no a nuovi aiuti statali per le grandi case automobilistiche americane, elogia la Fiat, e Sergio Marchionne in particolare, ritenendo la casa torinese l’unica in grado di evitare la bencarotta per Chrysler. 

Obama non usa mezzi termini e dichiara che la grave situazione in cui versa il mercato dell’auto statunitense, che vede colpite la compagnia di Detroit e Gm oltre che alla stessa Ford, non permette di escludere il ricorso alla procedura fallimentare per avviare una stagione di forte ristrutturazione che permetta un risanamento dei debiti.

Obama dichiara: <<Non lasceremo morire l’industria dell’auto>>; questo però non significa concedere finanziamenti a pioggia, ma bisogna che sia Chysler che Gm attuino una politica strategica conforme all’indirizzo della Casa Bianca che pretende un nuovo target nella produzione di veicoli a basso impatto ambientale.

Il primo disoccupato illustre di questo nuovo corso è lo stesso Wagoner, ormai ex ad di Gm, il quale nella giornata di lunedì ha presentato le dimissioni, sostituito dal capo del settore sviluppo Henderson.

La presidenza Usa è disposta a concedere invece a Chrysler fino a 6 miliardi di dollari di aiuti, condizionati però ad un accordo di fusione tra la casa di Detroit e quella torinese, dando luogo così ad una rivoluzione rispetto all’accordo che le stesse case automobilistiche avevano siglato il 21 gennaio che subordinava lo stesso all’ottenimento degli aiuti da parte di Chrysler.

In soldoni: adesso è Fiat ad avere la maggiore forza contrattuale; se la casa di Detroit non si accorda con il Lingotto allora sarà il fallimento.

Bob Nardelli il quale aveva, dieci giorni fa, detto che Fiat non avrebbe ricevuto un solo centesimo degli aiuti promessi dal Tesoro Usa, è stato smentito dal "Capo assoluto", colui a cui spetta la decisione finale, Il Presidente.

Fiat e Chrysler hanno trenta giorni di tempo per raggiungere un accordo definitivo di fusione: a fine aprile scade "l’ultimatum" lanciato a Detroit.

Nel caso in cui l’operazione andasse in porto, Fiat potrebbe contare sulla vasta rete distributiva di Chysler in tutto il nordamerica e dell’indotto di fornitori operanti su tutto il territorio statunitense.

Affare vantaggiosissimo per Marchionne le cui strategie potrebbero vedersi concretizzate da quì ad un mese: tanto è vero che Obama elogia altresì la capacità di innovazione tecnologica di Fiat, il suo know how per la produzione di auto più ecoogiche e le capacità dei suoi manager.

Dopo una giornata, quella di lunedì, in caduta libera per i mercati finanziari di tutto il mondo a causa del "Gran Rifiuto" di Obama e delle dimissioni di Wagoner e quelle di Christian Streiff, amministratore delegato di Peugeot, oggi il titolo Fiat vola in borsa.

Se è lo stesso Presidente Usa a dare fiducia al Lingotto, allora devono avercela anche gli analisti internazionali.

All’orizzonte si prospetta anche il nuovo accordo strategico di Fiat in Europa con la stessa Peugeot, che darebbe a Torino una valenza internazionale che non ha mai avuto, rispolverando il dossier "Eiffel"

Se dovesse andare, poi, in porto l’accordo con gli indiani della Tata, Fiat potrebbe divenire parte della più grossa operazione strategica che si ricordi nel settore auto.


Soddisfatto sembra essere anche il segretario della Cgil, Guglienmo Epifani, a patto che il Lingotto risolva i suoi problemi nel mercato interno, mantenendo i target produttivi ed occupazionali.

Non ci resta che "tifare" Fiat con molta cautela.
























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