Riforma finanziaria. Italia a sovranità limitata: "Un genocidio sociale"
"Ci sono due modi per conquistare e sottomettere una nazione e il suo popolo. Uno è con la spada, l'altro è controllando il suo debito". (John Adams, 1735-1826. Secondo presidente Usa)
Ieri tutti gli indici borsistici europei hanno fatto registrare un tracollo finanziario che ci ha riportato al settembre-ottobre del 2008.
Parigi e Francoforte sono state le più penalizzate nel vecchio continente con una lunga marcia all'indietro che ha visto arretrare il Cac del 4,68%, ma ancor peggio ha fatto il Dax a - 5,02%.
Il lunedì nero per le borse si è poi concluso con il collasso di Wall Street che perdeva oltre il 5,5%, e il Nasdaq che lasciava sul terreno quasi il 7%. Insomma, una irresponsabile catastrofe finanziaria. Miliardi di euro e di dollari bruciati in poco meno di ventiquattro ore in tutti i maggiori mercati mondiali.
L'indice Ftse Mib ha registrato una flessione del 2,35%. I danni sono stati contenuti (si fa per dire) grazie al minore impatto della speculazione sui titoli bancari dovuti alla decisione della Banca Centrale Europea di acquistare i nostri titolo del debito pubblico.
Il differenziale (spread) tra i Btp decennali e i Bund tedeschi è sceso per qualche ora sotto i 300 punti base, e ciò a inizio seduta ha creato qualche lampo di ottimismo.
Ma è proprio l'ancora di salvataggio lanciata dalla Bce al nostro debito sovrano a creare, a nostro avviso, la maggiore fonte di preoccupazione.
Il debito pubblico italiano è stato da tutti gli analisti ritenuto sotto controllo in quanto circa il 70% è stato finora detenuto dalle banche italiane - Intesa e Unicredit fra tutte.
Ora il nostro debito pubblico - circa 1900 mld di euro - non è più sostenibile dal sistema/Paese.
Un debito pubblico a cui ha attinto il governo Berlusconi a piene mani praticamente negli ultimi dieci anni, mentre al contempo non faceva che spargere "ottimismo" negando l'evidenza dei fatti, restando prigioniero degli scandali "bunga bunga" e di improbabili leggi ad personam puntualmente bocciate dalla Corte Costituzionale.
La Bce ha richiesto al governo italiano precise garanzie prima di decidere di intervenire a sostegno del debito. Garanzie volute da Sarkozy e prima fra tutte dalla cancelliera tedesca Angela Merkel indisponibile ad elargire aiuti a cuor leggero a paesi che non hanno saputo gestire i propri conti, e che hanno assunto nel tempo un carattere sprezzante e irresponsabile.
Garanzie e promesse elargite da Berlusconi e da Tremonti di cui il popolo italiano non è stato ancora messo al corrente - salvo qualche ipotesi giornalistica o indiscrezioni di stampa.
La manovra finanziaria 2011-2014 da circa 80 miliardi di euro approvata in tempi record dal Parlamento due settimane fa è gia stata superata.
L'unione monetaria europea ci chiede di arrivare al pareggio di bilancio gia dal 2013, e non nel 2014 come previsto dal nostro irresponsabile presidente del Consiglio - preoccupato più che altro dall'impatto che questa manovra, gia così ambigua nei tempi e iniqua nella ripartizione dei sacrifici fra tutte le classi sociali, potrebbe avere sulla sua futura candidatura a premier, se non addirittura a Presidente della Repubblica.
La borsa è come un orologio rotto - così commentava la situazione attuale Silvio Berlusconi la settimana scorsa.
Basta che la Bce compra i nostri titoli - il commento di Bossi alla domanda del giornalista che gli chiedeva se l'Italia fosse stata commissariata dall'Ue.
In un mese il mondo è cambiato - ripeteva ostinatamente il super Ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
No caro ministro il mondo non è cambiato in un mese, è la vostra politica che è rimasta al palo fregata dalle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio. E' il vostro immobilismo, la vostra sottovalutazione dei problemi reali del Paese, è la sua finanza "creativa" i suoi "tagli lineari" che ora rischiano di farci varcare quella soglia dalla quale non potremo per molti anni tornare indietro e che si chiama recessione.
La visione neo-liberal della quale è impregnata la politica berlusconiana fa cadere una cataratta sulle reali condizioni di una popolazione in affanno. Tutti i dati macroeconomici degli ultimi due anni potevano far tranquillamente prevedere un declino sociale senza precedenti.
Un tasso di disoccupazione giovanile ai massimi da quando ci sono le rilevazioni statistiche - una precarizzazione del lavoro con l'erosione costante dei diritti di chi lavora a vantaggio della rendita e della speculazione - un divario insanabile tra Nord e Sud del Paese - un tasso di corruzione galoppante - un numero impressionante di inquisiti e condannati ai massimi vertici istituzionali - l'elargizione senza fine di incarichi e consulenze ad amici e agli amici degli amici che investe tutto l'arco costituzionale, dai consiglieri di circoscrizione in su - un costo della politica non più sostenibile - un vertiginoso aumento della povertà in Italia - un aumento dell'incertezza e un crollo della fiducia sociale - l'erosione del risparmio delle famiglie.
A queste drammatiche verità il nostro governo fa fronte annunciando la madre di tutte le riforme (parola del Ministro dell'Economia): la modifica dell'articolo 41 della Costituzione in merito alla libertà di impresa. Tutto è lecito eccetto ciò che non è espressamente vietato dalla legge.
Un passo indietro Berlusconi non è disposto a farlo, ma se intende fare un passo avanti il Paese non lo dovrà seguire perchè potrebbe essere l'ultimo.
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