Costruire una Dittatura
Le dittature non nascono per caso e la loro costruzione richiede fatica e pazienza, sagacia nell'approfittare del momento opportuno, cogliere l'attimo e annichilire ogni velleità di dissenso. Le dittature si costruiscono giorno dopo giorno, decreto dopo decreto, con costanza, mantenendo fisso all'orizzonte l'obiettivo: il potere assoluto
Una dittatura non necessariamente nasce in forza di una “rivoluzione” o di un "colpo di stato" anzi, le due più grandi e feroci dittature del secolo scorso, che hanno portato alla seconda guerra mondiale, sono nate in seguito alle elezioni che si sono tenute nei rispettivi paesi: sto parlando ovviamente del nazismo in Germania e del fascismo in Italia.
Le dittature pertanto possono nascere anche con il consenso popolare, almeno all’inizio. In seguito però lo stesso consenso popolare non sarà più necessario per il mantenimento in essere della dittatura, ma ad esso si sostituirà il regime di terrore e repressione.
Repressione di qualsivoglia forma di dissenso, sia politico che economico o sociale, repressione culturale, educativa, formativa e lavorativa.
Solo coloro i quali sono attigui al potere dittatoriale, e al regime, possono esprimere e farsi portavoce delle idee dominanti: siano esse sulla razza, sull’etnia, sul colore della pelle, sull’ideale politico o religioso.
Per costruire una dittatura la prima cosa da fare, a parte assumere la carica di Presidente del Consiglio, è mantenere la popolazione in uno stato vegetativo di perenne ignoranza.
Più la popolazione, e i giovani in particolare, vengono mantenuti nell’oblio più saranno disposti a sottostare alla cultura della classe dominante al potere.
Sarà quindi prioritario incentivare l’abbandono scolastico: non si costruiscono luoghi di aggregazione culturale e di apprendimento, ma si donano piscine.
Come quella costruita per una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa, Caivano. In tal modo i bambini sotto i dieci anni e gli adolescenti fino ai sedici, dopo dodici ore di spaccio ininterrotto, possono godersi un bel bagno ristoratore.
Laddove invece servirebbero scuole, corsi di formazione specifici per docenti che si trovano ad insegnare in “zone di camorra”, doposcuola gratuiti per tutti quei ragazzi provenienti da famiglie in condizioni di disagio e di “abbandono economico” e sociale.
La seconda cosa da fare per consolidare nel breve periodo la dittatura sarà quella di far occupare ai fedelissimi di regime tutti i vertici degli istituti culturali del paese.
Proporre al ministero dell’istruzione e alla cultura personaggi talmente banali da citare Dante come fondatore della “Destra” italiana, o che si appropriano delle figure storiche del Risorgimento per contrapporli indebitamente a quelli della Resistenza partigiana fondativa della Repubblica.
Dare peso a coloro che vogliono classi separate per i diversamente abili, che evocano la decima mas, o che vogliono “scatenare l’inferno” in Europa.
La terza cosa da fare perchè una dittatura possa durare per i primi due anni sarà quella di assoggettare la stampa libera, attaccare quotidianamente dal pulpito del partito con la fiammetta tricolore i singoli giornalisti, le trasmissioni televisive e radiofoniche ostili e non allineate, gettare fango su intellettuali e filosofi, querelare, al fine di tacitare quanti possano mettere in guardia sul pericolo di una deriva anti-democratica.
Tutte le dittature sono durate nel tempo solo quando sono riuscite a piegare le Carte Costituzionali, cioè le regole comuni della pacifica convivenza.
E ciò è stato possibile farlo solo attraverso un incentivo popolare principe affinchè si possano raggiungere gli scopi ultimi di regime.
Quell’incentivo si chiama “astensionismo”.
Se un partito riesce a prendere il potere con il venticinque per cento dei voti, e se ha votato solo il cinquanta per cento degli aventi diritto, allora quel partito incentiverà sempre più la popolazione a starsene a casa e a non recarsi alle urne per esprimere il proprio dissenso.
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