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"Fahrenheit 451" di Ray Bradbury

 
Nato come estensione al racconto breve “The fireman” pubblicato sulla rivista Galaxy Science Fiction, “Fahrenheit 451” rimane il più grande successo dello scrittore americano Ray Bradbury.
 
Ambientata in un ipotetico futuro in cui il progresso tecnologico è andato avanti senza freni e a velocità esponenziale, la vicenda ha come protagonista Guy Montag, un pompiere appartenente al corpo governativo dei Militi del fuoco. In questo futuro, però, la ricerca e l’innovazione hanno permesso la costruzione di case completamente ignifughe, il cui rischio d’incendio è praticamente nullo. Vi chiederete: a cosa servono i pompieri?
 
Il fatto è che nel mondo in cui vive Montag i pompieri non spengono gli incendi, ma li appiccano.
 
Il corpo dei Militi del fuoco è incaricato di perseguitare e punire coloro che si sono macchiati di un particolare reato: la lettura. L’unica forma d’informazione approvata dal governo è la televisione, presente a mastodontiche dimensioni in ogni casa, e le squadre dei Militi del fuoco hanno già setacciato il paese dando fuoco a ogni biblioteca, pubblica o privata, con tutti i libri che contenevano. Chiunque venga trovato in flagranza di reato è immediatamente arrestato e i libri dati alle fiamme senza possibilità di appello.
 
E’ chiaro fin da subito che quella scaturita dalla penna di Bradbury è una società distopica, in cui la tecnologia e il progresso non hanno fatto altro che esasperare al massimo le paure e le angosce delle persone, amplificando la massificazione. E’ una società su cui il governo ha il controllo più totale che in diversi tratti ricorda il miglior Orwell di "1984".
 
La pubblicità riempie senza sosta gli occhi e le orecchie dei cittadini, la televisione è adorata come nuovo Dio; velocità è la parola chiave a tal punto che non vengono multati gli automobilisti che superano i limiti massimi di velocità, semplicemente perché non esistono limiti massimi ma solo limiti minimi: le macchine devono sfrecciare a tutta velocità, pena una salatissima multa. La velocità minima con cui è possibile guidare è così alta, inoltre, che i cartelloni pubblicitari sono ora di dimensioni ciclopiche, sembrano erigersi fin contro il cielo. In caso contrario non sarebbero altro che piccole macchie di colore distorte dalla folle velocità delle vetture, il che renderebbe i guidatori incapaci di leggere gli spot e le marche degli sponsor. I ritmi isterici della città del futuro proibiscono di fermarsi un attimo a respirare, proibiscono di pensare.
 
E’ una società che non conosce creatività, che non conosce originalità o diversità. Tutto è omogeneo e predeterminato. Insignificante è il dissenso, totale è l’apatia e l’obbedienza.
 
E’ un mondo che non conosce felicità, ma solo l’illusione di essa.
Montag costituisce nient’altro che un ennesimo pezzo di questo puzzle grigio e monocromo, una piccola ruota dell’immenso macchinario che lo sovrasta. Ma qualcosa stravolgerà completamente la sua vita.
 
Imprigionato in un matrimonio opprimente e senza emozioni, in un lavoro monotono svolto senza convinzione, Montag fa la conoscenza di Clarisse, una vivace ragazzina che abita nella casa di fianco alla sua. La famiglia di Clarisse è ritenuta pericolosamente eccentrica: non trascorrono il loro tempo davanti al televisore, semplicemente perché non ne possiedono uno, e si ritrovano alla fine della giornata per parlare senza sosta. La stessa Clarisse è una ragazza originale ed estroversa, da sembrare quasi lunatica e bizzarra.
 
L’incontro con Clarisse apre un improvviso spiraglio di luce nella quotidiana tristezza di Montag darà una svolta indelebile alla sua vita con un gesto impensabile e imperdonabile che metterà a repentaglio la sua stessa vita.
 
Montag arriverà a salvare un libro dalla morsa delle fiamme e leggerlo per pura curiosità. Inizia qui il cammino dell’uomo del futuro, avvilito e spersonalizzato, alla riscoperta di quella parte di umanità, forse la più importante, che sta a poco a poco bruciando fra le fiamme.
 
Fahrenheit 451 è l’invito alla lettura per antonomasia, il libro paladino dei libri e della lettura, la prova inequivocabile non solo dei rischi cui va incontro chi vive in una società che si evolve nel verso sbagliato al ritmo di un martello pneumatico, ma anche la prova di quanto l’uomo abbia bisogno dei libri, simulacri cartacei della sua componente più importante.
 
Bradbury fa proprio ciò che si legge nell’Almansor di Heine “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”, mettendo in scena la crisi di una società che, nel fagocitare l’uomo e la sua umanità, deve necessariamente partire dai libri, unici punti d’appiglio prima del salto nel vuoto profondo.
 
E’, insomma, un libro da leggere a tutti i costi, non solo per gli straordinari contenuti, ma anche (e forse soprattutto) per uno stile unico, sbalorditivo, elegante ma scorrevole, che tocca spesso, per raffinatezza e genialità, il linguaggio lirico della poesia e la sententia esplosiva dei migliori aforismi facendone un vero e proprio classico moderno.

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