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Mondiali di calcio: il ruggito delle nuove nazionali. Ricche di sorprese le prime partite dei gironi

Ma il Sudafrica delude.

In queste prime partite di sicuro le sorprese non sono mancate.
 
Era nell’aria che questo sudafricano sarebbe stato un mondiale diverso, per certi versi palcoscenico più per le nazionali “piccole” che per le “grandi”. Per la prima volta il pallone dei Mondiali sta rotolando sui campi dell’Africa, è un segnale.
 
Vedetela come volete. Imputate questi primi risultati alle non buone condizioni fisiche di alcune squadre, alla cautela che sempre accompagna la prima fase del girone o alla volontà, sempre più presente nel calcio moderno, di non scoprirsi troppo e giocare sulla difensiva. Io invece credo che il fatto di giocare un Mondiale in Africa, terra offesa e colonizzata dal mondo industrializzato, moderno, dia una motivazione in più, oltre che a quelle africane, a tutte quelle nazionali tradizionalmente “deboli” e in secondo piano.
 
“Qui è tutta un’altra storia. Qui vogliamo esserci anche noi”. Questo si legge sui volti tesi di coreani, ivoriani, nigeriani, giapponesi, messicani, ghanesi, e cileni.
Forse è questa la spiegazione agli incredibili risultati cui stiamo assistendo in questi giorni.
 
La Spagna, ultrafavorita per la vittoria finale, viene battuta dalla Svizzera. Il Brasile si è dovuto sudare la vittoria contro la Corea del Nord, dalla quale ha anche incassato un gol. Il Ghana si è imposto sulla Serbia. Il Giappone ha sconfitto a sorpresa gli africani del Camerun, mentre la Costa d’Avorio ha bloccato il Portogallo sullo 0-0. I risultati parlano chiari: le squadre si stanno equilibrando, non abbiamo visto finora quella netta superiorità delle europee o sudamericane. Tutto sembra possibile. Ogni partita sembra continuamente in bilico, aperta a ogni risultato.
 
Che sia l’inizio di una vera e propria democratizzazione per il calcio mondiale? Magari, come sta avvenendo per l’economia, assisteremo a un nuovo assestamento degli equilibri calcistici.
 
Certo, non sarà mai così al livello di club, in cui, diciamocelo chiaramente, è il bilancio societario a fare la vera differenza. Riscopriamo in questi giorni un calcio nuovo, più libero dal fattore denaro.
 
Non c’è sponsor sulla maglia della nazionale.
 
Si creano quindi motivazioni nuove, figlie dello spirito di comunità e appartenenza, grazie alle quali nessuna impresa sembra davvero impossibile. Il sogno di ogni giocatore, fin da piccolo, non è quello di vestire la maglia dell’Inter o del Milan, ma quella della propria nazionale.
 
Se queste sorprese iniziali siano o no solo coincidenze, sarà il campo a deciderlo. Noi ci prepariamo ad assistere a un Mondiale nuovo, più imprevedibile che mai.
Eppure la squadra più attesa ha fallito una delle ultime opportunità di passare alla fase successiva.
 
Alla fine non sono bastate le (infinite) motivazioni in più al Sud Africa, nemmeno per strappare un pareggio all’Uruguay, che ha surclassato la squadra di casa con un perentorio 3-0, mettendone seriamente a rischio le speranze qualificazioni.
 
Grandissima la delusione sui volti dei tifosi, con le mani giunte in preghiera durante tutta la partita. Il sogno del popolo sudafricano sembra andare in frantumi, ma ancora non è detta l’ultima parola. Ci sarà bisogno di un miracolo, questo è vero. Ma da un mondiale così, aspettiamoci di tutto.

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