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Essere attivista contro l’Aids ad 85 anni: la storia della "nonna coraggio"

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Erano gli anni ’90 in Cina. Gao Yaojie, aveva più di 70 anni ed era in pensione dopo una lunga carriera come ginecologa. Come tanti in quel periodo era convinta che il contagio del virus dell’HIV potesse essere trasmesso solo dai tossicodipendenti e attraverso rapporti sessuali non protetti. Ma si accorse ben presto che questa non era l’unica causa: nella provincia dell’Henan, in quel periodo, migliaia di donatori di sangue contraevano l'AIDS a causa delle cattive condizioni igieniche nelle quali si sono ripetutamente sottoposti ai prelievi di sangue.

Secondo le denunce dei gruppi umanitari funzionari del governo hanno aperto un commercio di sangue sfruttando la povertà di molti contadini della zona: dal loro sangue veniva estratto il plasma, che vendevano a prezzo maggiorato agli ospedali, per poi essere iniettato nuovamente ai donatori. In questo modo, il rischio di mescolare il sangue di due o più persone era molto alto e, come se non bastasse, i prelievi erano effettuati con siringhe utilizzate più e più volte.

Gao Yaojie per aiutare i bambini orfani a causa del sangue infetto ha contribuito sia economicamente che moralmente alla causa, trascorrendo dodici anni della sua vita a dare sollievo ai malati delle campagne cinesi e a sensibilizzare la popolazione sulle modalità del contagio dell’Aids. È stata lei personalmente a scrivere un opuscolo informativo di 4 pagine, che ha poi provveduto a stampare, per un totale di 750.000 copie distribuite dalla sola attivista, un numero nettamente superiore rispetto a quelli distribuiti dalle istituzioni governative cinesi. 

La “nonna coraggio”, così è conosciuta Gao in tutto il mondo, ha così portato alla ribalta mondiale lo scandalo del commercio di plasma. Nel 2000, i media internazionali hanno iniziato a far conoscere al mondo la storia di Gao, sempre pronta a fornire statistiche dettagliate e a parlare di quello che aveva scoperto. La donna e gli altri medici sono riusciti a convincere il governo a vietare la vendita di plasma e a chiudere i centri non autorizzati di raccolta di sangue: un’azione arrivata troppo tardi, migliaia di infezioni da HIV ed epatite erano già in corso. 

Quasi come se i morti non potessero stare tranquilli nemmeno nella tomba, un altro fatto ha contribuito a riportare questa storia alla ribalta dei media lo scorso anno. Stiamo parlando della politica di “affossamento” nella Cina centrale, secondo la quale il governo cinese per distruggere le prove dell’epidemia di AIDS avrebbe distrutto milioni di luoghi di sepoltura dei residenti di Henan e dei villaggi vicini con il pretesto di dover trasformare i cimiteri in terreni agricoli.

Secondo il Shanghai Morning Post i dati forniti dalle autorità locali indicano che più di 2 milioni di tombe sono state rimosse.

“Il defunto non può parlare. Ma le tombe sono la loro ultima testimonianza che hanno contratto l’AIDS vendendo il loro sangue. Questo è il modo in cui la campagna di rimozione delle tombe è venuta fuori dopo quasi un decennio”, ha detto l'attivista in un articolo.

Gao ha continuato, e continua tutt’oggi, a lavorare per educare le popolazioni rurali sulla malattia e a sostenere i diritti legali delle vittime. Il suo lavoro nel corso degli anni ha ispirato decine di giovani volontari, come l'attivista Hu Jia, a recarsi a Henan per donare denaro, cibo e vestiti. Ma il governo ha rafforzato i suoi controlli e ha aumentato le minacce, obbligando i volontari a sospendere le loro attività. Gao Yaojie in particola modo ha subito minacce dirette ed è stata costretta a viaggiare spesso sotto copertura.

Nel 2007 la donna aveva in programma di recarsi negli Stati Uniti per ricevere un premio dalla Vital Voices Global Partnership presieduto dall’allora Sen. Hillary Clinton, ma diversi funzionari del governo cinese cercarono in tutti i modi di impedire che Gao abbandonasse la Cina.

Dopo un lungo braccio di ferro, Gao è riuscita a recarsi negli Stati Uniti dove tutt’ora vive temendo di non poter più rientrare in patria per le persecuzioni a cui sarebbe sottoposta dalle autorità.

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Appena arrivata a New York è riuscita a sopravivere grazie ad una borsa di studio offerta dalla Columbia University valida per un solo anno; ora si sostiene grazie ad alcune donazioni private che coprono circa 35 mila dollari e non le permettono di ricevere le cure di cui avrebbe bisogno.

Ha imparato a usare un computer a 69 anni e continua a passare le sue giornate a scrivere e a fare ricerca on-line, avvolta nella paura che quando non ci sarà più la tragedia di Henan venga dimenticata.

La Cina non ha mai fornito un resoconto completo del tasso di infezione e di morte dal disastro plasma nella provincia di Henan e nei paesi vicine. Alcune stime parlano di 50.000 persone che hanno contratto il virus attraverso la vendita di sangue, altre parlano di almeno 1 milione. Un altro milione potrebbe aver contratto l'HIV attraverso trasfusioni di sangue contaminato. Gao ritiene che ben 10 milioni di persone potrebbero essere state infettate, ma lei è la sola a sostenere questa teoria.

Gao è passata dall'essere una nonna in pensione alla prima e più famosa attivista AIDS in Cina, oggi ha quasi 86 anni e continua a combattere sperando di poter tornare nella sua amata Cina.

Foto: BuzzFeed

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