• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Enrico Mazzone, l’artista che ha illustrato la Divina Commedia su un papiro (...)

Enrico Mazzone, l’artista che ha illustrato la Divina Commedia su un papiro di carta lungo 97 metri

Fine anno scorso Enrico Mazzone ha ultimato un progetto sensazionale: illustrare la Divina Commedia su un foglio di carta lungo 97 metri e alto 4; in altre parole ricalcare il viaggio dantesco nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso, ma senza nessun Virgilio a fargli da compagnia e soprattutto da guida.

Praticamente negli ultimi cinque anni il nostro Enrico è rimasto per dieci-dodici ore al giorno sdraiato su un cuscino tra Beatrice, Minosse, Pier della Vigna, Paolo e Francesca, e tanti altri personaggi danteschi. La tecnica della puntinatura si ripeteva in modo paziente e meticoloso.

Enrico Mazzone, piemontese, nato nel 1982 e laureatosi in scenografia all’Accademia delle Belle è uno dei tanti professionisti italiani che nel 2015 è stato costretto a lasciare l’Italia e “migrare” in Finlandia per svolgere un’adeguata attività di artista e insegnante d’arte. Nella cittadina di Rauma la sua opera è stata ispirata dalla visita a una cartiera; infatti Enrico, entrato in possesso di una considerevole bobina di carta, sceglie un soggetto più che ragguardevole: la Divina Commedia.

Intraprende allora una ricerca di stile ed è seguito e consigliato da Vittorio Sgarbi, mentore e amico.

Disegnato l’Inferno e il Purgatorio in terra scandinava, Enrico torna a Torino dove continua l’opera. A questo punto, gli imprenditori Beatrice Bassi e Leonardo Spadoni (Molino Spadoni SpA), decidono di contribuire allo sviluppo dell’illustrazione e supportano Enrico nel completamento del suo progetto trasportando l’opera al Mercato Coperto di Ravenna appena inaugurato.

Ho conosciuto Enrico lo scorso ottobre dietro le quinte del Premio Internazionale Giovani Eccellenze organizzato dalla Universum Academy Switzerland, e gli avevo posto alcune domande:

Quali sono le caratteristiche della tua tecnica di disegno e come l’hai maturata?

Purtroppo nel mio percorso di laurea in scenografia non erano contemplate la critica dell’arte e l’incisione; soprattutto quest’ultimo argomento, inserito invece nel corso di pittura, mi attirava anche perché già dal liceo scientifico avevo una certa propensione per i disegni. Inoltre le tecniche di litografia fatta da puntini e graffietti mi davano modo di studiare e osservare le iconografie, i dettagli per esempio dei vestiti medievali e delle divinità dell’antica cultura greca.

A livello tecnico mi sono ispirato a un’artista: Albrecht Dürer (Norimberga, 1471-1528). Le sue opere, in particolare Melanconia, offrono un aspetto iconografico molto simbolico e quasi ermetico. Le sue icone sono in grado di descrivere senza parole virtù e vizi e mi hanno ispirato a perfezionare una personale tecnica di incisione.

Finita quest’opera, hai in piano altri progetti?

Gli ultimi dieci, quindici anni sono stati molto intensi sia a livello professionale che familiare. In questo periodo sono stato lontano dai miei genitori anche se ho sentito in modo costante la loro presenza; ora, da figlio unico, vorrei riavvicinarmi a loro fisicamente.

Da un punto di vista professionale l’anno prossimo sarà dedicato all’esposizione dell’illustrazione e nel frattempo vorrei trovare dei nuovi progetti e sviluppi di carriera… vedremo. 

Parliamo di te. Ti faccio una domanda scontata, ma doverosa: perché hai scelto una professionalità così difficile da essere valorizzata in Italia? Una nazione dove, (anche nel mondo artistico), il clientelismo, le raccomandazioni, i “figli di papà” superano, e di gran lunga, la meritocrazia. Considerazione personale e di cui mi prendo la piena responsabilità.

Noi giovani abbiamo il mito dell’estero e spesso ci becchiamo le classiche fregature come lavorare molto e guadagnare poco. Però ci sono molte scoperte, esiste una certa flessibilità e ciò che si impara all’estero è alzarsi le maniche e con umiltà iniziare piccoli lavoretti fino ad avvicinarti, ma gradualmente, al tipo di studi che hai affrontato. 

Sono d’accordo con te che in Italia ci sia poca meritocrazia, però un basso livello di professionalità ti porta a un appiattimento della carriera e, prima o poi, a relativi casi di fallimento anche personale. Io con molte porte sbattute in faccia ho continuato grazie alla mia volontà di proseguire, devo ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre moralmente supportato e anche sopportato. (Sto per esclamare: “Chapeau!”, ma preferisco stare zitto).

 

In questi giorni ci siamo risentiti perché dallo scorso 19 giugno l’opera è esposta presso il complesso monumentale di Santa Maria della Neve in Montella, provincia di Avellino.

La cittadina di Montella è sovrastata dai resti del Castello del Monte eretto sulla cima dell’omonimo colle. Lo spettacolo che si presenta al visitatore è unico: castello, così come monastero e chiesa, sono completamente immersi in castagneti. Questi tre elementi, inclusi in un’area murata dell’estensione di circa 3 ettari, costituiscono il complesso architettonico conosciuto come Complesso monumentale del Monte.

Dal 24 giugno al 2 agosto 2021 si può prenotare la visita sul sito https://convivioalmonte.it/

Il titolo della mostra è “NIGREDO, ALBEDO, e RUBEDO Magnus Opus: omaggio a Dante nel settecentenario della sua morte”.

Ho chiesto ad Enrico il significato delle tre parole:

“Con il termine NIGREDO s’intende l’approccio con la materia in uno stato brado. In pratica è l’inizio del mio percorso, conscio del fatto che sarà arduo e intenso. Utilizzo il modo più efficace e simpatetico in cui il puntino, l’unità di misura per eccellenza, viene scalfito sulla pietra. Le rocce granitiche portate dalla Finlandia sono state ricche di annotazioni ed evoluzioni di veri algoritmi di natura atavica. ALBEDO è la notte primordiale e anche la consapevolezza del respiro, ovvero quando è buio non si può che conoscere il proprio ingombro, scandito dal respiro che segna il tempo. Un tempo infinito. Disegnare propriamente con la matita su di un foglio di carta dopo aver provato a puntinare sulla pietra e ad incidere snoda molti blocchi nell’anima. RUBEDO, il sistema metrico decimale per assioma, rappresenta molto bene questo percorso progressivo ed esponenziale. Il puntino è l’unità, incisa nella memoria del tempo (la pietra), il disegno su una superficie morbida del foglio chiarisce come lo spazio è necessario per creare i vari sipari ai quali l’anima è incline”

 

In queste conversazioni telefoniche con Enrico ho percepito chiaramente il suo stupore nel trovarsi in un luogo così magnifico e di come il Comune, l’Arciconfraternita della SS. Trinità e il direttore artistico della manifestazione siano riusciti insieme ad esibire quest’opera che, data la mole, non è assolutamente di facile esposizione. Il tutto è stato organizzato in maniera snella, veloce e soprattutto priva di vincoli burocratici che spesso ruotano intorno ad iniziative altamente culturali come queste.

Le sue accorate parole alla fine di una telefonata: “Desidero ringraziare Ezio Moscariello per l’allestimento e Aldo Zarra quale direttore artistico, il comune di Montella e la giunta guidata dal sindaco Rino Rizieri Buonopane e dalla vice Anna Dello Buono. Grazie al connubio con l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento (presidente Michele Santoro), il complesso monastico di Santa Maria delle Nevi ha riaperto uno spazio di incredibile meraviglia ai montellesi ed alla regione Campania. Con l'arte non si sbaglia mai!”

Personalmente lo definisco un esempio fantastico del Sud Italia, spesso denigrato, che ha rivelato il suo lato produttivo, culturale e anche turistico di alto livello.

 

Filmato dell’inaugurazione:

https://youtu.be/gw9LaL_eFDM

 

Foto libere da copyright

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità