Disattesi il diritto alla pace e ogni impegno al disarmo. In Italia e Germania: bombe nucleari B61-12 Nato nelle basi militari di Ghedi, Aviano e Buchel

In Italia e Germania bombe nucleari B61-12 Nato nelle basi militari di Ghedi, Aviano e Buchel. Quando parliamo di armi nucleari dobbiamo fare però alcune precisazioni. In primo luogo, spiega lo storico e docente universitario Maurizio Simoncelli, “dobbiamo fare la distinzione tra armi nucleari strategiche, di solito a lunga gittata, particolarmente distruttive e con funzioni deterrenti, e quelle tattiche, di minore potenza e gittata, ma il cui utilizzo è previsto in alcuni casi nei campi di battaglia.
di Laura Tussi su FARO DI ROMA
Inoltre in Europa vi sono tre paesi dotati di tali arsenali, e sono la Francia, la Gran Bretagna e la Russia. La Francia possiede circa 290 testate nucleari dispiegate (più 10 nei depositi), mentre la Gran Bretagna ne ha 160 (più 65 nei depositi). La Russia ne ha 2.427 dispiegate (di cui 2.000 circa tattiche, più altre 8.570 nei depositi).
A questi arsenali vanno aggiunte le bombe nucleari tattiche statunitensi poste sul territorio europee durante il periodo della Guerra Fredda. Si stima che attualmente siano tra le 150 e le 200 bombe Usa B61 dislocate su cinque paesi in sei basi: Belgio (Kleine Brogel, 10-20 bombe). Germania (Büchel, 10-20 bombe), Italia (Aviano, 50 bombe; Ghedi Torre, 10-20 bombe), Olanda (Volkel, 10-20 bombe), Turchia (Incirlik, 60-70 bombe). Tali bombe sono trasportabili da squadroni aerei di F16 e Tornado, con un raggio d’azione massimo di circa 1.400 km (senza rifornimento in volo).
Secondo le ipotesi attuali, in futuro tali bombe dovrebbero essere trasportate dai nuovi cacciabombardieri monoposto F-35 di quinta generazione con capacità stealth, il cui costo è raddoppiato rispetto a quello previsto inizialmente (da 52,5 milioni di dollari a 92,4 stimati) e di cui l’Italia vorrebbe dotarsi con 131 esemplari per un costo complessivo valutato di oltre 15 miliardi di euro. Infine, va ricordato che, un sottomarino dotato di missili nucleari è una minaccia invisibile e difficilmente individuabile che si può muovere da un mare ad un altro, rappresentando una minaccia superiore sia alle armi nucleari tattiche, sia a quelle strategiche posizionate nei silos, autotrasportate o aviotrasportate.
Verso un coordinamento antinucleare europeo
L’obiettivo è di inserire la valutazione delle attività militari e belliche – e quindi il disarmo come soluzione al grave inquinamento da esse prodotte – negli accordi di Parigi sul clima.
In Italia saranno stoccate le bombe nucleari B61-12 Nato nelle basi militari di Ghedi, Aviano e di Buchel in Germania: la banale assenza di guerre in preparazione dei futuri conflitti armati, con il potenziamento degli arsenali militari e nucleari e con l’innestare nei popoli sentimenti nazionalistici a difesa degli interessi e del mantenimento dei confini nazionali da perseguire con ogni strumento e con la violenza in tutto il mondo. Nel corso dei secoli l’esercizio del diritto di fare la guerra è prevalso purtroppo sul diritto alla pace.
La pace è un diritto umano
Questo traguardo normativo è sancito nella dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. E questo proclama rivolto all’ideale e all’assoluto valore della pace come diritto è esplicitato nel concetto di “pace positiva”. Ossia la costruzione di un sistema di politiche di cooperazione, di relazioni e istituzioni che operano per garantire il diritto a un ordine sociale internazionale, in cui i diritti umani e la libertà, enunciati nella dichiarazione universale, siano pienamente realizzate e attuate e poste in pratica attiva e appunto positiva.
Il diritto internazionale e la nostra Costituzione ripudiano la guerra
Il nuovo diritto internazionale invece, basato sulla carta delle Nazioni Unite, definisce un flagello la guerra e la interdice e ripudia.
Quindi impegnare gli Stati a costruire la “pace positiva” significa far funzionare le Nazioni Unite, non ospitare armi nucleari e basi militari straniere, ma destinare più fondi alla cooperazione internazionale per lo sviluppo e incentivare attività di solidarietà internazionale di vari enti e istituzioni.
L’ordinamento internazionale sancisce il diritto alla pace
Dunque il diritto alla pace è già sancito nell’ordinamento internazionale. Inoltre l’articolo 11 della Costituzione italiana è in perfetta sintonia con il diritto internazionale, basato sulla carta delle Nazioni Unite e sulla dichiarazione universale dei diritti umani. Questo importante articolo costituzionale risulterebbe rafforzato dal diritto internazionale sin dal 1948 e anche da numerose leggi regionali in virtù della norma “Pace e diritti umani” inclusa dal 1988. Se alla persona e ai popoli viene riconosciuto il diritto alla pace, come norma imprescindibile e fondamentale, di conseguenza agli Stati è sottratto il diritto di fare la guerra e imposto il dovere della pace.
Obiettivi disarmo e pace negli accordi per il clima
La nonviolenza efficace, secondo il mondo del pacifismo nonviolento attuale, è una pratica volta a migliorare i trattati sul clima le cosiddette Cop per il clima – la recente Cop26 a Glasgow – con un progresso nel diritto internazionale. Ora è quanto mai necessario fare inserire nei trattati per il clima l’istanza e il diritto al disarmo che si può ottenere con i voti degli Stati, tramite appelli internazionali e ingenti manifestazioni di popolo, in un grande lavoro politico di cui il retroterra culturale si può ritrovare in molteplici realtà associative nazionali e internazionali di impegno civile antimilitarista e antinuclearista che si occupano di questi temi sempre più emergenti e urgenti.
Verso un coordinamento antinucleare europeo
Il contributo caratterizzante starà nello sforzo di fare convergere l’istanza antinucleare, intesa come opposizione all’atomo di guerra, ma anche a quello presunto civile, con la priorità urgente delle campagne per la proibizione delle armi nucleari e il NO al ritorno degli euromissili in Europa, nell’insieme delle tematiche di lotta dei movimenti per l’alternativa, verso un coordinamento antinucleare europeo.
L’obiettivo è di inserire la valutazione delle attività militari e belliche – e quindi il disarmo come soluzione al grave inquinamento da esse prodotte – negli accordi di Parigi sul clima.
Laura Tussi
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