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E sulla patrimoniale cala il silenzio

Era l’otto di luglio. E il supercaos della finanza ancora non aveva investito in pieno il nostro paese portando via con sé molte speranze (accidenti!), ma anche il governo Berlusconi (wow!).

Era l’otto luglio quando un economista di nome, Pietro Modiano, sul Corriere scrisse testualmenteParlo sì, di un’imposta patrimoniale”.

E ne parlava partendo dal punto di vista di quella fetta benestante di popolazione consapevole di aver avuto, negli anni passati, capacità, ma anche fortuna (ma anche, se mi permettete, un bel po’ di sostanziali benefici dalla complessa macchina politico-economica degli ultimi tempi, se è vero che mentre i poveri sono diventati più poveri, i ricchi pare proprio che siano diventati più ricchi). Polemica piuttosto facile.

Modiano propose un’analisi che vale la pena di ricordare. In sintesi - disse - “tassare i patrimoni del 20% più ricco, escludendo l’80% significa riferirsi ad una base imponibile, se si escludono le case, di 2200 miliardi circa”; questa la ricchezza che avrebbe potuto essere tassata con una patrimoniale pesante “il 10%, esclusi i titoli di stato, sono 200 miliardi di minor debito” che avrebbe fatto tornare il rapporto debito/PIL vicino al 100% (oggi è al 120%).


Ipotizzando uno sgravio fiscale negli anni successivi, sfruttando il minor onere per interessi che si otterrebbe abbassando la quota complessiva dell’indebitamento, permetterebbe ai ricchi tartassati di “recuperare”, in parte almeno, la quota esborsata, tranne che agli evasori che, ammesso di averli colpiti (e magari affondati), non avrebbero possibilità di recupero successivo sulla fiscalità.

Una tassa extra del 10% sarebbe però un salasso che farebbe fuggire i capitali con la velocità del fulmine e nessuno li rivedrebbe più per almeno dieci generazioni. Questa è la vera debolezza del sistema, la fragilità che rivela il pigro abbandonarsi dello Stato sulla tranquilla certezza che dai salari dei dipendenti e dalle ritenute alla fonte si può drenare il necessario; lì si va alla grande. Lì il prelievo è semplice, economico e certo.

Siamo alle solite, insomma. Ma ci si può aspettare qualcosa di diverso da un mondo che da secoli accetta l’esistenza dei paradisi fiscali, maledicendoli ipocritamente senza tuttavia mandare una salva di missili a distruggerli o almeno una divisione di marines a conquistarli?

 Polemica molto facile. L’incapacità dello Stato di controllare e tassare i super patrimoni è impossibilità che ha origine politica, non amministrativa. E’ il vero default della politica che non ha saputo (né voluto) approntare le misure necessarie alle politiche fiscali forti.

Il fatto che oggi, nell’emergenza, la politica stessa si ritiri in un angolino per lasciare il campo ai tecnici incaricati di fare il lavoro sporco al loro posto, salvo poi rimettere il naso fuori a emergenza finita per ricominciare a berciare e a pavoneggiare la propria intelligenza, capacità, onestà, rappresenta quanto di più simile alla Germania di Weimer che si sia mai visto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti; i grandi patrimoni sono intoccati (o toccati solo marginalmente se precedentemente “scudati”), le tasse dei più ricchi sono rimaste quelle che erano (e non parliamo dei beni della Chiesa!), mentre i pensionati appena sopra i 900 euro si vedranno aumentare prezzi, affitti, bollette eccetera, senza avere più i già scarsi adeguamenti al costo della vita. Chi ha una pensione da 1000 euro e magari un affitto, poniamo di sei o settecento euro, sarà trattato alla stregua di un paperone. Intanto i veri Paperoni brinderanno, si suppone.

Monti fa quello che deve e soprattutto quello che può. E sembra vero che non si potesse fare a meno di intervenire. Ma i diktat della politica - e sembra più che evidente che si parla della politica di destra, cioè di quei cannibali del Popolo della “Libertà” (e sull’orrore con cui questa parola è stata trattata ci sarebbero da scrivere tomi e tomi) hanno fatto sì che il disastro causato da banchieri, finanzieri, agenzie di rating, speculatori e supermestatori, corrotti e corruttori e così via, saranno pagati da pensionati, sotto-occupati, disoccupati, precari e simili.

Ho rispetto per Monti (e anche per la Fornero), ma per certi politici (e giornalisti etc. senza scordarsi la gran massa dei piduisti) provo un vero, profondo e motivato ribrezzo. Spero che alle prossime elezioni possano prendere una legnata nei denti da guinness dei primati.

Ma sono anche preoccupato della mia stessa reazione (quella che probabilmente premierà l'antipolitica prossima ventura). Il default della politica prelude al default della democrazia, mica scherzi. E se c'è un fantasma che si aggira per l'Europa, oggi, quel fantasma si chiama Weimar. Che brividi!

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