• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Due stati per due popoli: Italia e Sud Tirolo

Due stati per due popoli: Italia e Sud Tirolo

Il diritto all’autodeterminazione dei popoli è stabilito dalla Carta fondativa delle Nazioni Unite. Poi integrata dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, stipulato nell'ambito dell'ONU ed entrato in vigore nel diritto internazionale nel 1976. L'Italia ha recepito questa convenzione nel 1977.

Anche se nella prassi si è convenuto di escludere valenze retroattive rispetto alla Seconda Guerra Mondiale è evidente che il principio di autodeterminazione non può avere un senso per popoli soggetti a “nuove” forme di “autodeterminazione negata” (in qualsiasi modo ciò avvenga) come ad esempio i palestinesi dopo il 1967 (Guerra dei Sei Giorni) e non averlo per altri popoli che, a volte da molti decenni, tentano infruttuosamente di affermare la propria volontà di autodeterminarsi.

Il termine è brutto ed ha un sapore troppo burocratico, ma si capisce bene che cosa sottende: dall'autonomia amministrativa fino a forme più o meno radicali di indipendenza.

In questa casistica rientra un ventaglio ampio di popolazioni che hanno caratteristiche linguistiche, etniche, culturali o religiose diverse da quelle della popolazione maggioritaria nello Stato in cui sono state in qualche modo annesse: oltre ai già citati palestinesi (che annessi non sono, ma che vivono in uno status giuridico di non indipendenza) anche curdi, armeni, ceceni, beluci, tibetani, uiguri fino al Nagorno Karabakh e oltre. In Cina le minoranze etnico-linguistiche sono 56 anche se la maggioranza Han copre oltre il 90% della popolazione.

Poi ci sono i paesi europei che, in attesa che l’Europa Unita diventi uno “stato sovranazionale” (e sappiamo tutti le difficoltà che ci sono ed anche l’impotenza dimostrata dallo “stato” che ancora non c’è a livello internazionale), continuano ad essere quelli nati su base - appunto - nazionale. Cioè di una popolazione che ha voluto formare un proprio Stato riconoscendo a se stessa legami culturali, linguistici e religiosi da far adottare come propri dallo Stato stesso.

Però sono nati così - fra mille conflitti - sia gli stati che conosciamo che quelle sacche minoritarie che sono state inglobate, volenti o nolenti, negli stati nazionali che non erano loro propri. In Italia esistono minoranze etnico-linguistiche greche ed albanesi, ma anche veneti e sardi chiedono di essere riconosciuti come "popoli". Esiste una minoranza francofona in Val d’Aosta ed una slava nel Friuli-Venezia Giulia.

Poi c’è la minoranza tedesca del Sud Tirolo. E qui la cosa si complica perché la comunità germanofona è ampia, unita e ben determinata, anche politicamente, a pretendere il rispetto della propria autonomia. Raggiunta e riconosciuta dallo Stato italiano ormai da tempo.

Ma autonomia non è indipendenza. Ed esiste ancora nell’ambito di questa minoranza una forte (ma non so dire quanto) tendenza indipendentista, rappresentata dal movimento di Eva Klotz, il Süd-Tiroler Freiheit (il 7,2% dei voti alle ultime provinciali di Bolzano), che un paio di mesi fa ha addirittura prodotto un video in cui si simula il giorno della libertà sudtirolese dove appare una bella ragazza sorridente che dichiara “non sono più italiana, sono strafelice!

Non c'è niente di strano in un'affermazione del genere; quella italiana è una nazionalità imposta, ma l'appartenenza etnico-culturale - e la lingua - non sono certo italiane, anche in valli che lambiscono il Lago di Garda.

Contemporaneamente il movimento della Klotz ha proposto un referendum per la libertà del Sud Tirolo a cui sono chiamati i circa 400mila cittadini aventi diritto. I risultati dovremmo averli a giorni e finalmente capiremo qual’è l’umore vero, e la vera volontà, dei cittadini "italiani" di lingua tedesca.

Sottovalutando il problema dopo la fine delle rivendicazioni indipendentiste a suon di bombe degli anni ’’60 (protagonista il padre della Klotz, Georg, condannato in contumacia e a suo tempo accusato anche di simpatie naziste), pensavamo tutti che l’autonomia della regione fosse sufficiente (e di ottimo livello se è vero che anche israeliani e palestinesi sono venuti a studiarne le caratteristiche), ma secondo gli organizzatori del referendum “culturalmente, economicamente e politicamente, i problemi dell’Italia impediscono lo sviluppo positivo del Sud Tirolo e mettono in pericolo il nostro futuro. Non c’è regione, più del Sud Tirolo, che può stare meglio, senza l’Italia”.

E’ probabile, vista la situazione economica e politica, che anche molti italiani starebbero meglio senza l’Italia (e infatti sono tanti i giovani che emigrano e non c’è da dubitare che anche molti italiani altoatesini non vedano male una secessione della regione) ma l’indipendentismo sudtirolese ha serie basi storiche e motivazioni comprensibili.

E più la crisi morde e più spesso qualcuno si pone la domanda fatidica "Loss von Rom?" (via da Roma?).

Possiamo continuare a pensare che i sudtirolesi siano cittadini italiani come chiunque altro, in nome di un concetto non nazionalista dello stato (quello che dovrebbe diventare l’Europa prima o poi), cioè uno stato di tutti coloro che vi abitano, indipendentemente da lingua, cultura, religione e storia. Ma così, evidentemente, non è stato e non è ancora oggi.

Il referendum per l’indipendenza sta lì a dimostrare una volontà antica di andare per un’altra strada. Non so, se mai il Sud Tirolo - anzi il Süd-Tirol - dovesse diventare indipendente, come se la caverà con eventuali richieste di autodeterminazione della minoranza ladina o della comunità di lingua italiana che pure avrà diritto anche lei all’autodeterminazione essendo a quel punto diventata minoranza in terra “straniera”.

Questa domanda, che non è sarcastica, rimanda a prevedibili contrasti futuri nel caso - per ora inverosimile, ma domani chissà - di una eventuale indipendenza. I nazionalismi sono duri a morire e solo il progetto europeo può aiutare a uscire dalla logica del “noi” etnicamente determinata.

Nel quadro di uno stato federale europeo (quello vero, non quello esclusivamente bancario) che vi facciano parte 27 stati nazionali oppure 27mila microregioni non mi sembra inaccettabile, forse solo un po' più complicato.

Nel frattempo, sperando che l'Europa maturi un po' più velocemente di quanto si è visto finora, che il Sud Tirolo prenda la via della sua indipendenza non può essere sentito come un minus per l’Italia, una lesione al corpo della Patria. E’ passato un secolo dalla guerra che doveva liberare Trento e Trieste ed ha portato invece all’annessione di Bozen, Brixen, Meran e altro. E la "sacralità" dei confini mi è sempre sembrata una gran balla: i confini li fanno gli esseri umani, non le divinità.

Potremmo accettare la libertà altrui senza dare fiato alle trombe della stucchevole retorica del Piave e compagnia bella. Per quanto mi riguarda, i migliori auguri ai sudtirolesi: non ci siamo mai amati finché siamo stati uniti in matrimonio forzato, chissà che non si diventi amici dopo il divorzio (tantopiù se ci fanno il favore di tenersi Michaela Biancofiore).

Quello che invece sembra inaccettabile è che poi, sulla scia di un'ipotetica indipendenza sudtirolese, ci si possano infilare le balordaggini di popoli inventati a tavolino dai vari Bossi di qualsiasi tinta e regione o le pretese di frantumare il paese con idee prerisorgimentali ormai del tutto campate in aria (e significative solo per qualche losco tornaconto personale).

In fondo l'Italia (Sud Tirolo a parte) ormai è fatta. E prima o poi gli italiani si faranno; anche se ogni tanto sembrano già parecchio "fatti".

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.122) 26 novembre 2013 18:14

    come la mettiamo col 25% di altoatesini di lingua italiana che in alcuni comuni sono la maggioranza assoluta?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 26 novembre 2013 19:42
      Fabio Della Pergola

      Ammesso che non siano a favore dell’indipendenza.... "come se la caverà il Sud Tirolo con eventuali richieste di autodeterminazione della minoranza ladina o della comunità di lingua italiana che pure avrà diritto anche lei all’autodeterminazione essendo a quel punto diventata minoranza in terra “straniera ?”... l’ho chiesto prima io.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.198) 26 novembre 2013 21:23

    Non mi risulta che lo stato italiano neghi i diritti civili ai sudtirolesi di lingua tedesca, né che vieti loro di usare strade riservate a quelli di lingua italiana, e nemmeno mi risulta che il confine tra Italia e Sudtirolo sia protetto da muri e checkpoint. Se così fosse gli italiani dovrebbero vergognarsene, non crede?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 26 novembre 2013 22:11
      Fabio Della Pergola

      Se dopo un secolo fossimo ancora in guerra con l’Austria e se avessimo subìto tre guerre per volontà dei paesi di lingua tedesca; e se i sudtirolesi avessero compiuto attentati sugli autobus o nelle discoteche per anni e se su Trento o Treviso piovessero una media di tre razzi al giorno forse i sudtirolesi avrebbero avuto una vita ben peggiore di quella che hanno avuto. La piccola differenza sta nelle classi dirigenti: ci sono quelle pragmatiche che pensano a quello che conviene al loro popolo e quelle completamente ideologizzate che portano i loro popoli alla rovina; fra gli applausi dei supremi saccenti internazionali, grandi estimatori del suicidio (altrui). Ne abbiamo alcuni esempi in giro per il mondo. Non crede ?

      Dopo un secolo di calma e convivenza tutto sommato pacifica, valutare una separazione consensuale poi diventa possibile. Oppure no, lo vedremo. Nel primo caso gli altoatesini di lingua italiana diventeranno una minoranza come, prima di loro per decenni, sono stati minoranza quelli di lingua tedesca; anche di cose così ci sono esempi storici in giro per il mondo, no ? Nel secondo si continuerà ancora come ora, fino a che l’Europa diventerà un vero stato sovranazionale capace di far convivere regioni autonome.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.198) 26 novembre 2013 22:52

      > Se dopo un secolo fossimo ancora in guerra con l’Austria e se avessimo subìto tre guerre
      > per volontà dei paesi di lingua tedesca; e se i sudtirolesi avessero compiuto attentati sugli
      > autobus o nelle discoteche per anni e se su Trento o Treviso piovessero una media di tre
      > razzi al giorno forse i sudtirolesi avrebbero avuto una vita ben peggiore di quella che hanno
      > avuto.

      Probabile. D’altra parte, se si fosse negata la fine della guerra, e con questa motivazione si
      fossero ristretti i sudtirolesi in un regime di apartheid, avremmo dovuto aspettarci qualcosa di
      più di attentati ai tralicci. Forse anche attentati alle discoteche, agli autobus, e razzi su Treviso.

      > La piccola differenza sta nelle classi dirigenti: ci sono quelle pragmatiche che pensano a
      > quello che conviene al loro popolo e quelle completamente ideologizzate che portano i loro
      > popoli alla rovina; fra gli applausi dei supremi saccenti internazionali, grandi estimatori del
      > suicidio (altrui). Ne abbiamo alcuni esempi in giro per il mondo. Non crede ?

      Si riferisce a Masada? Si, credo che a volte la proterva stupidità delle classi dirigenti possa
      portare i loro popoli al suicidio.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 26 novembre 2013 23:22
      Fabio Della Pergola

      Infatti non si può negare la fine della guerra. Ma alcuni non l’hanno mai capito. Altri invece sì, come l’Austria o anche - per fare un esempio - la Giordania e l’Egitto. Ma non - sempre per fare un esempio - il Libano e la Siria. O anche numerose organizzazioni politiche locali che hanno ancora nella testa di poter far sparire uno stato esistente senza averne alcuna possibilità. Se i sud tirolesi avessero seguito quella strada - forse con Georg Klotz ci si erano incamminati - si troverebbero in uno stato di occupazione ben più duro e punitivo, con check-point ad ogni passo ed un muro intorno alto tre metri.

      Ma alcuni sono più intelligenti ed altri meno. E le conseguenze poi si vedono ad occhio nudo, sempreché si sia conservata la vista. Cosa che non è da tutti.

      Certo Masada è un esempio di come si può imparare dalla storia. I neri sudafricani ad esempio hanno imparato molto e sfruttato al meglio, evitando bagni di sangue, quello che avevano imparato. Altri popoli invece non hanno imparato mai niente dalla storia; mai, né dalla propria né da quella degli altri. E si vede in che situazione si sono infilati dopo aver buttato tutte le occasioni che hanno avuto.

      Sono d’accordo con lei: la proterva stupidità delle classi dirigenti può portare i loro popoli al suicidio. Alcuni suicidi sono stati compiuti e sembrano ormai aver toccato l’irreversibilità. Altri invece sono solo vagheggiati: speranze più che altro.

      Saluti

    • Di Persio Flacco (---.---.---.198) 27 novembre 2013 00:49

      > Infatti non si può negare la fine della guerra. Ma alcuni non l’hanno mai capito.
      > Altri invece sì, come l’Austria o anche - per fare un esempio - la Giordania e l’Egitto.
      > Ma non - sempre per fare un esempio - il Libano e la Siria.

      Se ho capito bene lei dice che fino a quando esisterà anche un solo nemico di Israele
      i palestinesi rimarranno privati dei diritti civili, ristretti nell’apartheid, e la pace non si farà.
      Questo mi ricorda di quando re Alboino concesse a Bertoldo di scegliersi l’albero al quale
      essere impiccato. Naturalmente Bertoldo non trovò nessun albero di suo gradimento, salvo
      una piccola quercia in vaso.
      Per fortuna del Bertoldo "sionista", che vede la pace come una condanna, ci sarà sempre
      qualcuno che lo guarda storto: foss’anche del tutto inerme sarebbe comunque un nemico.

      Si figuri che anche l’Assemblea Generale dell’ONU (si, la stessa che affermò il diritto di Israele
      ad esistere) è da considerarsi un nemico. Lo dicono perfino le traduttrici...

      > O anche numerose organizzazioni politiche locali che hanno ancora nella testa di poter far
      > sparire uno stato esistente senza averne alcuna possibilità.

      Eh, quello che conta è il pensiero, no?

      > Se i sud tirolesi avessero seguito quella strada - forse con Georg Klotz ci si erano incamminati -
      > si troverebbero in uno stato di occupazione ben più duro e punitivo, con check-point ad ogni
      > passo ed un muro intorno alto tre metri.

      Invece gli italiani hanno offerto loro cittadinanza, autonomia amministrativa e riconoscimento
      delle diversità culturali. Che stupidi, avrebbero dovuto tenerli in cattività: sarebbe stato più
      efficace.

      > Certo Masada è un esempio di come si può imparare dalla storia.

      E’ anche un esempio di come si possa imparare nulla dalla storia.

      > I neri sudafricani ad esempio hanno imparato molto e sfruttato al meglio, evitando bagni di
      > sangue, quello che avevano imparato.

      Hanno avuto la fortuna di avere una controparte non così razzista da negare i loro sforzi.

      > Sono d’accordo con lei: la proterva stupidità delle classi dirigenti può portare i loro popoli al
      > suicidio.
      > Alcuni suicidi sono stati compiuti e sembrano ormai aver toccato l’irreversibilità. Altri invece
      > sono solo vagheggiati: speranze più che altro.

      Ah, il sottile e penetrante aroma della paranoia... Ultima trincea quando la minaccia del raziocinio
      si fa pressante.

      Chissà da dove viene l’idea che i Gentili siano tutti degli imbecilli...

      Cordialità.

    • Di (---.---.---.161) 27 novembre 2013 09:03

      bla bla bla... fino alla perla finale "hanno avuto la fortuna di avere una controparte non così razzista da negare i loro sforzi". Esilarante.

  • Di GeriSteve (---.---.---.43) 27 novembre 2013 11:38

    Quello dell’autodeterminazione è un discorso complesso: l’autore ha fatto bene a considerarne aspetti anche contrastanti, ma io credo che abbia sottovalutato l’aspetto più importante.

    Il format bello, seducente, dell’autodeterminazione è quello di una minoranza oppressa da una maggioranza linguisticamente, culturalmente, religiosamente, economicamente diversa. Come essere contrari?

    La realtà è quasi sempre lontanissima da quel format: l’autodeterminazione è sempre a danno di qualcun altro che la subisce e di cui si violano i diritti di autodeterminazione; nel caso del sudtirolo vale la pena di citare R. Messner che respingeva la pretesa di classificare linguisticamente i sudtirolesi dicendo, in perfetto italiano: io ho un padre altoatesino e una madre ladina. Perchè devo essere costretto a scegliere una appartenenza linguistica?
    E allora Messner non sapeva di avere la fortuna di non essere invece un kosovaro con un genitore cristiano ed uno islamico!

    L’orgoglio nazionalista è servito davvero ad alcuni popoli a conquistare la loro indipendenza, ma è stato anche strumentalizzato per ottenere consenso su guerre decise dal potere e subite dalle popolazione. Se poi si guardano la guerra di indipendenza americana e poi la guerra di secessione (entrambe ottimi esempi di autodeterminazione) si possono scrivere libri sulle loro contraddizioni e su ciò che hanno significato per popolazioni che invece non erano rappresentate da stati sovrani: i nativi americani e i neri schiavizzati. Il nazismo ha cominciato la sua guerra di annessione europea con la pretesa dell’autodeterminazione dei sudeti in Cecoslovacchia...

    L’aspetto più importante, importantissimo in Italia, è che le autodeterminazioni, i federalismi, gli indebolimenti degli stati nazionali sono da sempre gli obiettivi preferenziali delle mafie.
    La mafia siciliana è passata dall’obiettivo separatista alla S. Giuliano (coltivato dai servizi inglesi e americani) all’obiettivo leghista di frantumazione dello stato italiano. In Italia la mafia è riuscita anche ad andare al governo nazionale, ma è chiaro che, per tutte le mafie del mondo, la conquista del potere politico amministrativo locale è più facile della conquista nazionale.

    Non sono esperto di mafie non-italiane, ma il problema si presenta anche altrove: in Russia e dintorni, il termine "ceceno" è sinonimo di "mafioso", e la Politovskaya è morta per aver denunciato come i servizi russi fossero infiltrati nel terrorismo ceceno. Problemi simili ci sono con i palestinesi, i baschi, l’IRA irlandese-cattolica...

    Anche il famoso "genocidio degli armeni" a cui tanto tengono i catto-cristiani è piuttosto sospetto: l’esercito turco ha represso con la sua consueta brutalità la pretesa autonomista di una minoranza armena, esattamente come ha fatto con analoghe rivolte in territori oggi greci (ricordo a Creta, un terribile frantoio in pietra in cui i turchi macinarono un famoso patriota cretese). Ma alla "teoria del genocidio" gli attuali turchi contrappongono il fatto che non ci fu alcuna persecuzione degli armeni in zone in cui gli armeni erano minoritari e non reclamavano alcuna indipendenza. Io credo che abbiano ragione e che l’autodeterminazione religiosa degli armeni sia stata strumentalizzata per altri fini.

    Se poi guardiamo alla recente storia Iugoslava e Kossovara, l’unica cosa chiara è che l’autodeterminazione è stata la peggior disgrazia di quelle popolazioni, che è stata causa di forte regressione nei diritti civili e nei principi di rispetto dell’altro. Non a caso, le famiglie miste sono state quelle che ne hanno sofferto di più.
    GeriSteve

  • Di GeriSteve (---.---.---.43) 27 novembre 2013 11:47

    Mi era rimasto nella tastiera... (una volta si diceva: nella penna)

    I continui attentati sunnito -sciiti in Irak, quelli degli Hezbollah in Libano e la loro partecipazione in Siria a fianco degli Alawiti, la guerra dei fratelli musulmani in Egitto contro il resto della polazione, gli stermini Hutu - Tutsi in Ruanda ci pongono ottimi esempi in cui l’autodeterminazione sarebbe la madre di infiniti conflitti.

    GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 28 novembre 2013 10:28
      Fabio Della Pergola

      Ci sono aspetti importanti e particolarmente significativi in quello che scrive GeriSteve. Tutti aspetti che meriterebbero discussioni molto approfondite. Purtroppo ho avuto poco tempo a disposizione per rispondere e sicuramente mi mancano anche le conoscenze necessarie per affrontare questo tipo di problematiche.

      E’ vero che l’autodeterminazione dei popoli ha causato vasti spargimenti di sangue e oppressione di minoranze, ma è stato un cammino che ha portato dalle varie forme di sovranazionalità “per volere di Dio” alla determinazione di forme nazionali di omogeneità etnico-linguistica che hanno aperto la strada alla democrazia, proprio perché hanno messo in discussione il ’volere di Dio’ come giustificazione del potere . E’ stato un percorso lungo che ha avuto derive in cui si sono formate tendenze di supremazia nazionale (basta pensare a Napoleone o Hitler) e alle due guerre mondiali. Ma non è che guerre devastanti (con annesse devastazioni e schiavizzazione di popoli) non ci fossero anche prima...

      Alla fine l’unica forma di superamento del ‘Re per grazia divina’ e contemporaneamente dei nazionalismi più ottusi è stato l’internazionalismo marxista. Che però conteneva tali e tante carenze teoriche (e, anch’esso, così tanta insita violenza) da renderlo fallimentare come in effetti è stato.

      Le autonomie. E’ vero che in Italia ci sono stati tentativi mafiosi di separare alcune regioni dallo stato centrale così come, ritengo, l’indipendentismo dei vari popoli in salsa leghista o campanilista non è altro che un tentativo di restaurare una situazione prerisorgimentale che non ha alcun contenuto o motivazione reale.

      Tutto ciò non cambia il fatto che la questione dell’autodeterminazione dei popoli esista e sia riconosciuta, come ho scritto in premessa, dal diritto internazionale.

      E la questione sudtirolese a me pare davvero diversa dalle "invenzioni" politiche di cui sopra. Ovviamente in Sud Tirolo ci sono problemi che non mi sono nascosto, come quello delle famiglie etnicamente ‘miste’ o dei gruppi a loro volta minoritari nella maggioranza di lingua tedesca. Ma non si capisce perché ciò che si è ritenuto accettabile finora (l’imposizione della nazionalità italiana ad una minoranza sudtirolese) debba essere inaccettabile dopo (l’imposizione della nazionalità sudtirolese ad una minoranza italiana). Sarebbe un perpetuarsi della supremazia etnico-linguistica, da un livello più ampio ad uno più stretto; con i problemi che di sfuggita ho evidenziato nell’articolo e nel primo commento.

      Un problema quindi, ma non una "novità" portata dall’indipendentismo.

      Noi oggi ci possiamo/dobbiamo confrontare con questo benedetto progetto europeo – che non è ancora realtà politica – cioè con un’ipotesi di superamento dei nazionalismi in nome di una libera adesione di nazioni diverse che si riconoscono uguali fra loro in quanto a diritti e capacità collaborativa. E’ solo un’ipotesi, ancora, ma un’ipotesi capace di far convivere nazioni diverse senza supremazia di questa o quella (almeno in teoria) e senza progettare l’abbattimento violento di un qualsiasi esistente (che sia dominio di un re o di una classe sociale). In questo terreno comune che fa da collante possono perciò convivere anche “regioni” linguisticamente omogenee e non solo le nazioni come le abbiamo conosciute finora. Quindi c’è spazio per l’indipendenza sudtirolese o basca o irlandese o scozzese o quello che si vuole se il tessuto connettivo europeo regge.

      L’unica alternativa che vedo ad un processo di questo tipo è continuare con l’imposizione di una identità nazionale a chi quell’identità non la riconosce come propria. Causa evidente di malumori (e rischi di terrorismo come l’esperienza basca o irlandese insegna) anche quando se ne ammorbidiscano gli spigoli attraverso facilitazioni economiche.

      Per questo il referendum proposto dal partito sudtirolese è importante; darà l’esatta percezione degli umori della popolazione al di là delle parole d’ordine di un partito che potrebbe alla fine risultare minoritario.

      Naturalmente è vero che “l’autodeterminazione è sempre a danno di qualcun altro che la subisce e di cui si violano i diritti di autodeterminazione”; e il rischio è che si avanzino pretese di indipendenza a livello di condominio. Non è detto che non ci si arrivi, ma confidiamo nell’esistenza di una qualche forma di sanità mentale.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 28 novembre 2013 12:03
      Fabio Della Pergola

      Aggiungo un dato interessante tratto da un articolo de il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/201... che parla dell’autonomia della Catalogna:

      "La Commissione europea ha più volte ribadito che se una regione di uno Stato membro si proclama indipendente, essa immediatamente si converte in Stato terzo, perdendo quindi lo status di paese comunitario"

      Quindi se fosse per ipotesi proclamata l’indipendenza del Sud Tirolo automaticamente il Sud Tirolo sarebbe un paese non comunitario, ma forse si aprirebbe un contenzioso: anche l’Italia non sarebbe più quella di prima e potrebbe quindi essere considerata uno stato "nuovo" ? perdendo anche lei "lo status di paese comunitario" ?

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 30 novembre 2013 11:55
      Fabio Della Pergola

      P.S. sabato sul Corriere una risposta di Sergio Romano a proposito del genocidio degli armeni...
      qui http://www.corriere.it/lettere-al-c...

  • Di Luca Troiano (---.---.---.112) 27 novembre 2013 15:01

    "Non c’è regione, più del Sud Tirolo, che può stare meglio, senza l’Italia


    Siamo sicuri? Vediamo.. il Sud Tirolo prende dall’Italia quattro volte i contributi che il Nord Tirolo riceve dall’Austria.. se c’è qualcuno a cui farebbe comodo separarsi da uno Stato per unirsi ad un altro, dubito che siano davvero i sudtirolesi..
  • Di (---.---.---.107) 1 dicembre 2013 11:46

    Se un trattato che garantisse agli italiani viventi nel "sud tirolo" e ai ladini le stesse garanzie e soldi che oggi gli italiani garantiscono ai sudtirolesi venisse posto a referendum io non avrei alcun dubbio a votare per la separazione. Visto quanto ci succhiano per noi sarebbe un vero affare e potremmo usare quei soldi risparmiati con questi parassiti arroganti per gli italiani veri.

  • Di (---.---.---.104) 2 dicembre 2013 13:16

    Cossiga aveva proposto un referendum con quattro possibilità di scelta (status quo, stato indipendente del Sud Tirolo, passaggio all’Austria o passaggio alla Germania della provincia autonoma di Bolzano), ma mi sembra solo un’arguta provocazione di un raffinato intellettuale, perché trovo irreale sia la nascita dello stato del Tirolo del Sud, sia il passaggio del Sud Tirolo sotto sovranità tedesca (non ci sarebbe nemmeno continuità territoriale!). Più fattibile è l’idea di un referendum con DUE possibilità di scelta: status quo o passaggio sotto sovranità austriaca. L’esito del referendum non dovrebbe riguardare TUTTA la provincia di Bolzano, ma i singoli comuni in cui si andrà a votare. In sostanza, ciascun Comune della provincia autonoma dovrebbe decidere il suo Stato di appartenenza. Le scelte fatte dalle singole comunità cittadine dovrebbero poi costituire la base delle future trattative italo-austriache per stabilire il confine definitivo tra i due stati. Molto probabilmente, le città a maggioranza italofona, Bolzano in testa, decideranno di restare in Italia, mentre nella gran parte degli altri comuni verrebbe deciso il passaggio all’Austria. Io proverei a giocare questa carta per far uscire dall’isolamento la minoranza italiana in Sud Tirolo e per far emergere le contraddizioni della comunità germanofona, sulla cui vera identità (filo-austriaca o filo-tedesca) ci sarebbe molto da discutere e il cui pronunciamento referendario potrebbe riservare non poche sorprese. Quindi, referendum sì, ma per separare italofoni e germanofoni, e per stabilire quale pezzo della provincia di Bolzano deve finire sotto sovranità austriaca e quale pezzo della provincia di Bolzano deve rimanere sotto sovranità italiana.

    Rocco Di Rella - [email protected]

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 2 dicembre 2013 14:01
      Fabio Della Pergola

      Il suo commento aggiunge elementi interessanti al dibattito. Perché di questo si tratta, di un puro e semplice dibattito. Il referendum è indetto da un partito, non è quindi autorizzato dalle istituzioni e darà un risultato puramente statistico. La cosa potrà diventare seria se e quando la politica avrà voglia di affrontare la questione che è però molto penalizzante, in Italia, in termini elettorali. Chi mai vorrà affrontarla ? Quindi temo che per gli amici sudtirolesi che la strada dell’indipendenza continuerà ad essere decisamente impervia.

    • Di (---.---.---.104) 2 dicembre 2013 16:35

      Guardi, io non li considero amici. Visto che rompono le scatole con la storia dell’autodeterminazione, sarebbe il caso di andare a vedere il loro gioco. I sudtirolesi parlano un dialetto simile al bavarese e hanno comportamenti elettorali assai simili a quelli dei bavaresi (in Baviera vincono sempre i cattolici della CSU; in Sud Tirolo vince sempre la cattolica SVP). Non mi sembrano molto assimilabili al resto degli austriaci e li trovo sideralmente distanti da Vienna, città da sempre aperta alle contaminazioni tra popoli e culture diverse. I sudtirolesi sono una popolazione in cerca di un’identità. Vorrei aiutarli a trovarla, ma vorrei anche tutelare gli italofoni che vivono nella provincia di Bolzano e preservare l’indiscutibile italianità della città di Bolzano. E’ da queste esigenze che nasce la mia proposta di referendum. Trovo, infine, storicamente superati gli accordi Gruber-De Gasperi del 1954, che hanno garantito al Trentino uno spropositato livello di autonomia; forse perché De Gasperi era trentino??? Il suo allievo Andreotti avrebbe detto che a pensar male si fa peccato, ma che spesso ci si azzecca. - Rocco Di Rella - [email protected]

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 2 dicembre 2013 22:21
      Fabio Della Pergola

      "Amici" era una definizione mia, che non ritengo di avere alcun contenzioso con loro. Tutto il resto del suo commento ha connotazioni politiche che, in questo specifico caso dell’autodeterminazione, non ha molto a che vedere. O vogliamo riconoscere l’indipendenza solo a quei gruppi etnico-linguistici che votano in maggioranza per una specifica parte politica ? Non mi sembra sostenibile.
      Che siano assimilabili agli austriaci o ai tedeschi è cosa che non mi interessa affatto, non vedo perché dovrei andare a rompermi la testa su con chi dovrebbero o potrebbero unirsi in caso di indipendenza.

      Anche su Vienna "aperta alle contaminazioni" avrei dei dubbi, se non altro perché già ai primi del novecento un signore fu eletto sindaco sulla base di un programma apertamente antisemita. E certo non ci si scorderà dell’Anschluss.

      Sulla tutela delle minoranze vecchie (ladine) e nuove (italofone) sono d’accordo con lei. Sarebbe necessario valutare con cura, ma - ripeto - mi sembra più un esercizio dialettico che una possibilità concreta. Almeno per ora.

    • Di (---.---.---.104) 4 dicembre 2013 12:35

      Infatti io non ho nessuna intenzione di rompermi la testa sull’identità austriaca o bavarese dei sud-tirolesi. L’alternativa non può che essere tra Italia e Austria, per evidenti ragioni geografiche di continuità territoriale (che non esiste tra Sud Tirolo e Baviera). Dopo l’eventuale passaggio di buona parte del Sud Tirolo sotto sovranità austriaca, dovranno essere i tirolesi, tutti i tirolesi (anche quelli del Nord), a decidere il loro destino; tale scelta potrà consistere nella creazione dello Stato Indipendente del Tirolo Unito, nell’annessione del Tirolo alla Baviera o nella sua permanenza nella repubblica federale austriaca. Tutto questo, in ogni caso, potrà essere eventualmente discusso e affrontato solo DOPO il referendum sullo stato di appartenenza (Italia o Austria) del Sud Tirolo.

      In ogni caso, Vienna e i viennesi sono preferibili al Tirolo e ai tirolesi.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares