Ci sono aspetti importanti e particolarmente significativi
in quello che scrive GeriSteve. Tutti aspetti che meriterebbero discussioni molto approfondite. Purtroppo ho
avuto poco tempo a disposizione per rispondere e sicuramente mi mancano anche le conoscenze necessarie per affrontare questo tipo di problematiche.
E’ vero che l’autodeterminazione dei popoli ha causato vasti
spargimenti di sangue e oppressione di minoranze, ma è stato un cammino che ha
portato dalle varie forme di sovranazionalità “per volere di Dio” alla
determinazione di forme nazionali di omogeneità etnico-linguistica che hanno
aperto la strada alla democrazia, proprio perché hanno messo in discussione il ’volere di Dio’ come giustificazione del potere . E’ stato un percorso lungo che ha avuto
derive in cui si sono formate tendenze di supremazia nazionale (basta pensare a
Napoleone o Hitler) e alle due guerre mondiali. Ma non è che guerre devastanti
(con annesse devastazioni e schiavizzazione di popoli) non ci fossero anche
prima...
Alla fine l’unica forma di superamento del ‘Re per grazia divina’ e
contemporaneamente dei nazionalismi più ottusi è stato l’internazionalismo
marxista. Che però conteneva tali e tante carenze teoriche (e, anch’esso, così
tanta insita violenza) da renderlo fallimentare come in effetti è stato.
Le autonomie. E’ vero che in Italia ci sono stati tentativi mafiosi di
separare alcune regioni dallo stato centrale così come, ritengo,
l’indipendentismo dei vari popoli in salsa leghista o campanilista non è altro
che un tentativo di restaurare una situazione prerisorgimentale che non ha alcun contenuto o motivazione reale.
Tutto ciò non cambia il fatto che la questione
dell’autodeterminazione dei popoli esista e sia riconosciuta, come ho scritto in
premessa, dal diritto internazionale.
E la
questione sudtirolese a me pare davvero diversa dalle "invenzioni" politiche di cui sopra. Ovviamente in Sud Tirolo ci sono
problemi che non mi sono nascosto, come quello delle famiglie etnicamente
‘miste’ o dei gruppi a loro volta minoritari nella maggioranza di lingua
tedesca. Ma non si capisce perché ciò che si è ritenuto accettabile finora (l’imposizione della nazionalità italiana ad una minoranza sudtirolese) debba essere inaccettabile dopo (l’imposizione della nazionalità sudtirolese ad una minoranza italiana). Sarebbe un perpetuarsi della supremazia etnico-linguistica, da un livello più ampio ad uno più stretto; con i problemi che di sfuggita ho evidenziato nell’articolo e nel primo commento.
Un problema quindi, ma non una "novità" portata dall’indipendentismo.
Noi oggi ci possiamo/dobbiamo confrontare con questo
benedetto progetto europeo – che non è ancora realtà politica – cioè con un’ipotesi di superamento dei nazionalismi in nome di una libera adesione di
nazioni diverse che si riconoscono uguali fra loro in quanto a diritti e
capacità collaborativa. E’ solo un’ipotesi, ancora, ma un’ipotesi capace di far
convivere nazioni diverse senza supremazia di questa o quella (almeno in
teoria) e senza progettare l’abbattimento violento di un qualsiasi esistente
(che sia dominio di un re o di una classe sociale). In questo terreno comune
che fa da collante possono perciò convivere anche “regioni” linguisticamente
omogenee e non solo le nazioni come le abbiamo conosciute finora. Quindi c’è
spazio per l’indipendenza sudtirolese o basca o irlandese o scozzese o quello
che si vuole se il tessuto connettivo europeo regge.
L’unica alternativa che vedo ad un processo di questo tipo è
continuare con l’imposizione di una identità nazionale a chi quell’identità non
la riconosce come propria. Causa evidente di malumori (e rischi di terrorismo come l’esperienza basca o irlandese insegna) anche
quando se ne ammorbidiscano gli spigoli attraverso facilitazioni economiche.
Per questo il referendum proposto dal partito sudtirolese è
importante; darà l’esatta percezione degli umori della popolazione al di là
delle parole d’ordine di un partito che potrebbe alla fine risultare
minoritario.
Naturalmente è vero che “l’autodeterminazione è sempre a
danno di qualcun altro che la subisce e di cui si violano i diritti di
autodeterminazione”; e il rischio è che si avanzino pretese di indipendenza a
livello di condominio. Non è detto che non ci si arrivi, ma confidiamo nell’esistenza di una
qualche forma di sanità mentale.