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Commento di Fabio Della Pergola

su Due stati per due popoli: Italia e Sud Tirolo


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 28 novembre 2013 10:28

Ci sono aspetti importanti e particolarmente significativi in quello che scrive GeriSteve. Tutti aspetti che meriterebbero discussioni molto approfondite. Purtroppo ho avuto poco tempo a disposizione per rispondere e sicuramente mi mancano anche le conoscenze necessarie per affrontare questo tipo di problematiche.

E’ vero che l’autodeterminazione dei popoli ha causato vasti spargimenti di sangue e oppressione di minoranze, ma è stato un cammino che ha portato dalle varie forme di sovranazionalità “per volere di Dio” alla determinazione di forme nazionali di omogeneità etnico-linguistica che hanno aperto la strada alla democrazia, proprio perché hanno messo in discussione il ’volere di Dio’ come giustificazione del potere . E’ stato un percorso lungo che ha avuto derive in cui si sono formate tendenze di supremazia nazionale (basta pensare a Napoleone o Hitler) e alle due guerre mondiali. Ma non è che guerre devastanti (con annesse devastazioni e schiavizzazione di popoli) non ci fossero anche prima...

Alla fine l’unica forma di superamento del ‘Re per grazia divina’ e contemporaneamente dei nazionalismi più ottusi è stato l’internazionalismo marxista. Che però conteneva tali e tante carenze teoriche (e, anch’esso, così tanta insita violenza) da renderlo fallimentare come in effetti è stato.

Le autonomie. E’ vero che in Italia ci sono stati tentativi mafiosi di separare alcune regioni dallo stato centrale così come, ritengo, l’indipendentismo dei vari popoli in salsa leghista o campanilista non è altro che un tentativo di restaurare una situazione prerisorgimentale che non ha alcun contenuto o motivazione reale.

Tutto ciò non cambia il fatto che la questione dell’autodeterminazione dei popoli esista e sia riconosciuta, come ho scritto in premessa, dal diritto internazionale.

E la questione sudtirolese a me pare davvero diversa dalle "invenzioni" politiche di cui sopra. Ovviamente in Sud Tirolo ci sono problemi che non mi sono nascosto, come quello delle famiglie etnicamente ‘miste’ o dei gruppi a loro volta minoritari nella maggioranza di lingua tedesca. Ma non si capisce perché ciò che si è ritenuto accettabile finora (l’imposizione della nazionalità italiana ad una minoranza sudtirolese) debba essere inaccettabile dopo (l’imposizione della nazionalità sudtirolese ad una minoranza italiana). Sarebbe un perpetuarsi della supremazia etnico-linguistica, da un livello più ampio ad uno più stretto; con i problemi che di sfuggita ho evidenziato nell’articolo e nel primo commento.

Un problema quindi, ma non una "novità" portata dall’indipendentismo.

Noi oggi ci possiamo/dobbiamo confrontare con questo benedetto progetto europeo – che non è ancora realtà politica – cioè con un’ipotesi di superamento dei nazionalismi in nome di una libera adesione di nazioni diverse che si riconoscono uguali fra loro in quanto a diritti e capacità collaborativa. E’ solo un’ipotesi, ancora, ma un’ipotesi capace di far convivere nazioni diverse senza supremazia di questa o quella (almeno in teoria) e senza progettare l’abbattimento violento di un qualsiasi esistente (che sia dominio di un re o di una classe sociale). In questo terreno comune che fa da collante possono perciò convivere anche “regioni” linguisticamente omogenee e non solo le nazioni come le abbiamo conosciute finora. Quindi c’è spazio per l’indipendenza sudtirolese o basca o irlandese o scozzese o quello che si vuole se il tessuto connettivo europeo regge.

L’unica alternativa che vedo ad un processo di questo tipo è continuare con l’imposizione di una identità nazionale a chi quell’identità non la riconosce come propria. Causa evidente di malumori (e rischi di terrorismo come l’esperienza basca o irlandese insegna) anche quando se ne ammorbidiscano gli spigoli attraverso facilitazioni economiche.

Per questo il referendum proposto dal partito sudtirolese è importante; darà l’esatta percezione degli umori della popolazione al di là delle parole d’ordine di un partito che potrebbe alla fine risultare minoritario.

Naturalmente è vero che “l’autodeterminazione è sempre a danno di qualcun altro che la subisce e di cui si violano i diritti di autodeterminazione”; e il rischio è che si avanzino pretese di indipendenza a livello di condominio. Non è detto che non ci si arrivi, ma confidiamo nell’esistenza di una qualche forma di sanità mentale.


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