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 Home page > Tribuna Libera > Domande di Natale sulla guerra e sulle faziosità

Domande di Natale sulla guerra e sulle faziosità

Alcune precisazioni sulla mia faziosità e sulla faziosità della guerra.

La guerra non è né pessimistica, né ottimistica. La guerra è una lotta tra persone, popoli, etnie, religioni, incapaci di trovare un punto di accordo tra le parti o per stupidità o per evidente supremazia e superbia di una delle due parti. I morti sono morti. Non esistono guerre giuste o sbagliate, non esistono guerre da valutare, non esistono punti di vista. La guerra è guerra. Punto. Questo è un elemento; l'altro è che non voglio credere che la "comunità internazionale" non abbia i mezzi per bloccare un regime folle come quello dei talebani, nemmeno quando questi, disperatamente, chiedevano aiuto per non essere sopraffatti dai narcotrafficanti, dalle cellule del terrorismo che in Afganistan avevano messo base. Quello era un ottimo momento per imporre la democrazia in cambio di aiuti. Dov'erano invece gli Stati Uniti? Perché dopo anni di sovvenzioni ai mujaheddin, gli hanno voltato le spalle ed hanno iniziato a foraggiare i talebani, per poi voltare le spalle anche a loro? Perché hanno fatto lo stesso con Saddam Hussein? Queste sono le mie domande che non trovano risposta nei comunicati ufficiali dei ministeri e nei telegiornali nazionali. E più mi pongo domande e più vado in giro a cercare risposte, più trovo numeri che non collimano con quello che mi viene detto in televisione, pur venendo scovati nei siti ufficiali. Perché un esercito che vince la guerra, lascia la democrazia, il benessere e l'uguaglianza tra le etnie, deve abbandonare il paese in gran segreto? Perché 2800 morti statunitensi valgono di più di centinaia di migliaia di morti afgani?

Forse dovremmo imparare dai cinesi: quatti quatti si stanno comprando l'Africa, senza armi, senza ritorsioni, a botte di milioni di dollari stanno facendo “scorta per l'inverno”: hanno bisogno di terreno per le coltivazioni e materie prime per continuare nella loro crescita. Ecco: perché non invadiamo la Cina? Al di là di un benessere economico raggiunto da una parte della popolazione, la maggior parte continua a morire di fame, non mi sembra che godano di particolari privilegi da un punto di vista dei diritti civili. E Israele che opprime i palestinesi della striscia di Gaza e si permette di attaccare navi in acque internazionali? Abbiamo delle navi che pattugliano le coste della Somalia, perché non mandarne un paio nel sud-est del Mediterraneo? L'elenco potrebbe continuare, ma rischierebbe di essere semplicemente tedioso senza portare alcun elemento innovativo ad un agomento già abbastanza trito, quanto ignorato da chi dovrebbe averlo a cuore.

Nell'articolo sull'Afganistan [1], criticato per faziosità e incompletezza, non parlo di quanto di buono sia stato fatto in questi paesi, non per faziosità, ma perché esula dal concetto che volevo dare. Avremmo potuto fare le stesse cose e molto di più se ci fossimo comportati in modo diverso. Se gli stessi soldi li avessimo spesi in aiuti alle popolazioni, di ospedali ne avremmo fatti dieci e cento scuole. Ciò non toglie che quel poco è meglio di niente, ed è merito sia dei militari che delle ong italiane. Questo è fuori discussione, ma i nostri politici? Hanno fatto il loro lavoro di diplomatici? Hanno rispettato le leggi internazionale e la nostra costituzione? Noi ci siamo posti queste domande prima di andare a votare nella primavera dello scorso anno? Ce le porremo la prossima volta?

Per cui rimane solo a noi, come pensierino pre-natalizio e buon proposito per l'anno nuovo, almeno cercare di non smettere di pensare.

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