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Elezioni: la domanda non è quando votare, ma chi. Prepariamoci a sei mesi di tortura

Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre.

Questa frase di Sandro Pertini, mi è rimbalzata su Facebook un giorno qualsiasi della fine di agosto, quando il caldo soffocante toglie la voglia di fare qualunque cosa, pure di pensare. In principio mi ha fatto sorridere, Pertini reduce della guerra civile, ha combattuto e vinto contro una dittatura, ha aiutato a far nascere quella che è l'attuale repubblica italiana e ne è diventato presidente a cavallo tra gli anni '70 e '80.

Mi ha fatto sorridere perché ho pensato a quell'uomo energico che usa le parole “mazzate e pietre” e non le intende come eufemismo, ma proprio per il loro significato reale: secondo lui si dovrebbe scendere in piazza e mandare via, fisicamente, i politici che pensano ai fatti loro, infischiandosene del popolo. Ma il mio sorriso si è stemperato nella calura agostana e mi sono dimenticato di quella frase, anche grazie al lavoro. Mi è però tornata in mente quando al telegiornale hanno dato la notizia che l'accordo sulla nuova legge elettorale era stato quasi raggiunto e che inizia a girare la voce di elezioni a novembre, prima volta nella storia della repubblica. E mentre le solite facce mi passano davanti agli occhi, mi distraggo nuovamente e mi chiedo se qualcuno di questi personaggi in giacca e cravatta, con troppo poco senso dell'umorismo da poter pensare di prenderli sul serio, si sia fatto la Domanda. La domanda con la D maiuscola, che gli italiani dovrebbero farsi tutti e che buona parte di essi sicuramente si è già fatto.

Non tanto quando votare o con quale legge elettorale; in fin dei conti questi sono particolari, magari importanti sopratutto per loro che si devono fare eleggere, ma solo dei particolari. La Domanda, con la D maiuscola che mi sono posto è questa: chi votare? Questi sono lì, in parlamento da almeno vent'anni, da tutta la seconda repubblica, almeno quelli che contano veramente, i capigruppo, quelli che decidono quali tasti devono premere gli altri. Sono lì e che cosa hanno fatto? Dopo Mani Pulite sembrava che l'Italia dovesse diventare una superpotenza della correttezza, che passato questo brutto momento della corruzione, mandato a casa Craxi e soci, tutto dovesse riprendersi e noi saremmo stati elevati, come popolo, ad esempio per il mondo quale faro di democrazia e trasparenza istituzionale. Invece è capitato che in vent'anni, con alterne fortune i vari schieramenti si siano presentati alle elezioni e tutti abbiano avuto un'attenzione certosina nel curare i propri interessi, dal centro-destra (leggi ad personam) al centro sinistra che si è ben guardato dal porre un freno, una legge o qualcosa contro la corruzione o al conflitto d'interessi, ai rivoluzionari che assaggiato il velluto delle poltrone ministeriali si sino dimenticati della rivoluzione da Fido aiutante di campo. Gente che guadagna stipendi a 5 cifre mensili ed ha anche tutto pagato. Cosa si può pensare che persone così sappiano della gente comune? Non hanno nemmeno un lavoro se non quello di stare in parlamento, tirati fuori da lì non saprebbero più che fare perché altro non hanno mai fatto. Questi dovrebbero prendere decisioni al nostro posto? Noi dovremmo delegare a loro le nostre vite? Questi che nel momento in cui c'era veramente bisogno di prendere delle decisioni, velocemente e impopolari, hanno fatto saltare il governo e hanno messo lì a fare da parafulmini delle loro mancanze un banchiere? Per poi magari sentirmi chiedere da mia figlia, tra vent'anni, ma perché avete continuato a votare quelli lì? Ed io cosa risponderò? Che non c'era niente di meglio? O che nessuno ha avuto il coraggio di prenderli a mazzate, almeno in senso metaforico?

Lo so, è basso populismo, ovvero è una cosa che dice il popolino, non in senso dispregiativo, ma nel senso della gente comune che tutti i giorni vive e lavora e deve tenere da parte un po' di soldi per pagare gli stipendi a quegli impiegati statali, altro non sono anche se si credono chissà cosa, che non sanno fare il loro lavoro. Ma per i prossimi mesi, sia che si vada a votare a novembre, sia che si arrivi alla primavera, ad ogni telegiornale si vedranno le loro facce che non diranno nulla di nuovo e io continuerò a chiedermi chi votare. Non c'è nessuno di meglio?

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.147) 9 settembre 2012 14:03

    Questo articolo ha suscitato in me una seconda domanda: come mai vengono citati due esempi di politica che, dal punto di vista della correttezza, paiono antitetici? Mi riferisco a Pertini e a Craxi. Forse ci dimentichiamo che uno è (quasi) "figlio" dell’altro, ovvero, provengono e si sono sostenuti mentre entrambi erano uomini di punta del PSI.
    Forse la memoria storica talvolta ci fa dimenticare che Craxi e le azioni che lo avrebbero portato all’autoesilio erano in auge mentre Pertini era ancora una voce che si ascoltava e non ricordo che quest’ultimo abbia mai parlato di "mazzate e pietre" contro i membri del suo stesso partito.
    Purtroppo si è incappati nel solito gioco politico: quello del compromesso. Compromesso che, se pur da un certo punto di vista inevitabile, quando non viene previamente definito con confini assoluti, ci porta alla seconda repubblica, a Berlusconi, Bersani e tutta quella gente che ora, giustamente, ci si chiede se è il caso di votare.
    Piero

    • Di (---.---.---.249) 6 ottobre 2012 13:41

      durante la presidenza Pertini, Craxi non era ancora diventato il bandito che dirigeva una banda zeppa di faccendieri, corruttori e corrotti. Certo, era il segretario del partito, ma non erano ancora i tempi del palatrussardi e delle elezioni per acclamazione. Quella è una storia successiva, legata agli effetti del centro sinistra nelle dinamiche interne del psi

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