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Diritto allo studio? L’occupazione all’ex Collegio Verdi di Torino

Da giovedì 12 gennaio gli studenti di Torino stanno occupando l’ex Collegio Verdi, chiuso da settembre per lavori di ristrutturazione e messa a norma.

Francesca, 20 anni, studentessa di Scienze Politiche, mi racconta che dei lavori non vi è traccia. Lei ed i suoi compagni hanno occupato le zone sicure dello stabile, 209 posti letto in tutto e diversi spazi di uso comune. Il problema maggiore al momento è il riscaldamento, per il quale occorrerà attrezzarsi nei prossimi giorni. La sera stessa del giorno dell’occupazione hanno ricevuto la visita del direttore generale dell’Edisu (Ente per il Diritto allo Studio Universitario), Trabucco: poche parole - come sempre, dicono - giusto per ricordare agli studenti che non sono autorizzati a fare quanto stanno facendo.

Nessuna presa di posizione o chiarimento. Ma perché sono lì? E soprattutto, dove andrebbero altrimenti? Delle situazioni più estreme hanno già dato conto i più importanti quotidiani nazionali. Francesca non è toccata direttamente dal problema, e come lei molti altri, ma si stanno impegnando concretamente a fianco dei loro colleghi. Questo dovrebbe farci riflettere su quanta ricchezza abbia portato alla città la sua vocazione universitaria e quanta ne potrebbe perdere.

Ricchezza umana prima che economica. Si parla di 8.000 studenti che, risultati idonei, sono però rimasti senza borsa di studio, e molti quindi anche senza posto letto. I fondi devono essere stanziati dalla Regione, ma per quest’anno difficilmente il diritto allo studio potrà risultare fra le priorità, parole dell’assessore Maccanti alcuni mesi fa. Alessio ha qualche anno in più, si laureerà a luglio in informatica ed anche lui per ora non è stato toccato dai tagli.

Ha ottenuto la borsa per “super merito”, e mi fa capire che oltre alla bravura questo è il frutto di un impegno mastodontico. Tuttavia, coloro che come lui vivono solo della borsa di studio, a conti fatti hanno il minimo necessario per la sussistenza. Alessio mi apre la porta su un capitolo ulteriore: quello della qualità dei servizi.

Le residenze costruite in occasione delle olimpiadi invernali del 2006 sono private sia nella proprietà che nella gestione: sono le più grandi, e sono a quanto pare quelle in cui i servizi sono più scadenti, dalla manutenzione della struttura alla mensa, dalla connessione a internet al funzionamento degli elettrodomestici. Non solo, sono anche quelle che all’Edisu costano di più, in ragione della loro gestione privata.

In conclusione: come sempre ci sono troppi personaggi in gioco dove ne basterebbero molti meno, e come sempre chi dovrebbe aver vigilato sulla correttezza delle procedure non lo ha fatto perché evidentemente interessato a non farlo. Ma se l’oggetto di tutto sono dei Servizi il risultato è che questi si impoveriscono mentre qualcun altro si arricchisce.

E il Diritto allo studio viene rovesciato e snaturato, a discapito quasi unicamente degli studenti. In questi giorni continuano al Verdi le assemblee, mercoledì 18 ci sarà una apericena con musica alle 19:30, e alle 21:00 un incontro con Ugo Mattei, autore del libro "Beni comuni, un manifesto". Per una collocazione del diritto allo studio tra i beni comuni da difendere.
 

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